Missioni Consolata - Maggio 2008

MISSIONI CONSOLATA MC MAGGIO 2008 33 particolare dell’amigdala, che controlla le emozioni, positive e negative. I vari tipi di droga agi- scono in modo leggermente di- verso, perché i narcotici analgesi- ci, tra cui l’eroina, agiscono su dei recettori specifici, cioè i recettori per gli oppiacei, aumentando la quantità di dopamina liberata. La cocaina, invece, aumenta la quan- tità di dopamina in circolazione, perché ne impedisce il riassorbi- mento a livello delle sinapsi. Dob- biamo comunque tenere presen- te che un neurotrasmettitore, in questo caso la dopamina, si com- porta come un interruttore, che non solo agisce sui neuroni limi- trofi, ma dà origine ad una serie di modificazioni, che si ripercuo- tono su tutto il sistema nervoso ed anche su altri organi. Ad esem- pio, i recettori che possono esse- re stimolati dal tetraidrocannabi- nolo, il principio attivo della can- nabis, oltre che nel cervello si trovano anche negli occhi e nel- l’intestino, mentre quelli per la ni- cotina del tabacco si trovano in molti tessuti, compresa la pelle. PER DEPRIMERE O PER ECCITARE Una distinzione può essere fat- ta tra le droghe down e quelle hi- gh , essendo le prime quelle che deprimono il sistema nervoso centrale, come l’alcol, i barbituri- ci, gli ipnosedativi, gli oppiacei, tra cui l’eroina; le droghe high so- no quelle eccitanti il sistema ner- voso e tra queste la caffeina, la ni- cotina, la cocaina e le amfetami- ne, tra cui l’ecstasy. È importante tenere presente che l’effetto di una droga su un individuo non di- pende solo dalle caratteristiche chimiche della sostanza, ma da quelle della persona, dalla dose, dalla frequenza di assunzione e dall’ambiente sociale, in cui av- viene il consumo (può capitare che la prima assunzione risulti sgradevole o faccia stare male; se il soggetto è circondato da amici più esperti, questi spesso sono capaci di consigliare come supe- rare il disagio iniziale). L’aspetto sociale del consumo delle droghe è particolarmente importante, perché si tratta di sta- bilire se questo consumo possa o meno rientrare nel concetto di li- bertà individuale. Secondo questo concetto, ciascuno dovrebbe es- sere libero di fare ciò che vuole della propria salute, quindi di dro- garsi, anche se questo gli fa ma- le. Che dire, però, se le conse- guenze dell’abuso di determinate sostanze si ripercuotono grave- mente sugli altri, vedi stragi del sabato sera, familiari percossi o addirittura uccisi oppure furti, ra- pine per procurarsi i soldi per la dose? Certamente, se esaminia- mo i risultati ottenuti, in passato, con l’alcol dall’atteggiamento proibizionista, possiamo dire che sono stati assai deludenti. L’anti- proibizionismo dovrebbe avere il vantaggio di stroncare il narco- traffico, ma senza una capillare attività educativa a livello soprat- tutto giovanile, potrebbe portare a risultati anche in questo caso negativi. È indispensabile, infatti, che vengano diffuse il più possi- bile le conoscenze scientifiche, nel campo delle droghe, al fine di difendere sia i singoli individui dal danno, che inconsapevolmente possono farsi, assumendo deter- minate sostanze, sia la società in cui essi vivono. RIDUZIONE DEL DANNO O RECUPERO PSICOLOGICO? Per quanto riguarda il tratta- mento delle tossicodipendenze esistono fondamentalmente due tipi di approccio, cioè quello me- dico e quello psicologico. Il primo tiene conto del fatto che il tossi- codipendente può provocarsi una malattia organica, alla cui base ci sono danni, talora irreversibili, al sistema nervoso centrale. I Sert funzionano secondo questo tipo di approccio, sono diretti da me- dici e di solito la loro attività si ba- sa sulla cosiddetta riduzione del danno, che prevede la sommini- strazione di metadone o di bu- prenorfina, al posto dell’eroina. Ciò riduce il rischio di diffusione di malattie come l’Aids o l’epatite virale, perché tali farmaci vengo- no assunti oralmente e non per via endovenosa. Inoltre, la som- ministrazione di queste sostanze in appositi centri ed in modo con- trollato, evita al tossicodipenden- te la ricerca della dose quotidiana e dei soldi per ottenerla. Certa- mente, però, queste sostanze agi- scono sul sistema nervoso, in mo- do analogo all’eroina, e quindi per il tossicodipendente cambia po- co, anzi il soggetto viene in prati- ca considerato irrecuperabile. Vi- ceversa, l’approccio psicologico si occupa solo di questo aspetto, il tossicodipendente è accolto in co- munità, che hanno di solito lo sco- po di tenerlo lontano dal mondo della droga e di recuperarlo, inse- rendolo in attività di lavoro, in un contesto socio-educativo. Peraltro alcune strutture prevedono l’inte- grazione dell’area medica e di quella socio-educativa. Vanno poi ricordate le unità mobili, camper attrezzati con strumenti di pron- to soccorso e con personale spe- cializzato a bordo, che si recano di solito nei quartieri degradati, per avvicinare quei tossicodipen- denti, che non si rivolgerebbero spontaneamente ad una struttu- ra pubblica o privata di recupero. Gli interventi di queste unità si prefiggono lo scopo di convince- re i tossicodipendenti a ridurre il margine di rischio nei loro com- portamenti; ad esempio i sogget- ti avvicinati vengono forniti di si- ringhe sterili, per evitare la diffu- sione di Aids ed epatite. Inoltre i tossicodipendenti, che vengono agganciati in questo modo, a se- guito di uno o più colloqui, ven- gono indirizzati alla struttura di recupero stabile, operante nel ter- ritorio. ■ La struttura molecolare del Thc (can- nabis). Sotto: il cervello di un non fu- matore (1 a riga ) e quello di un con- sumatore di marijuana (2 a riga ).

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