Missioni Consolata - Maggio 2008

24 MC MAGGIO 2008 nel Dio carnale che ci ha spiegato Gesù (cf Gv 1,18). Sì, si può essere religiosi e pii senza fede, perché per essere religiosi basta osservare esattamente le regole e le pratiche di pietà, ma per essere uomini e donne di fede bisogna essere appassionati e passionali, carnali e asse- tati di verità, amanti della novità, cercatori instancabili del volto di Dio, sempre nuovo e sempre diverso, capaci di dubitare di se stessi e delle proprie certezze, liberi da ogni forma di religiosità schiavizzanti e servi di una fede che affonda nel corpo e nel cuore di una Persona viva che viene a noi come Parola, Pane, Perdono, Tenerezza, Vita, Progetto, Speranza. Questa Persona è il Signore ri- sorto, anzi il Signore Crocifisso e Risorto. L ONTANO , RESTANDO VICINO « 25 Si trovava, intanto, suo figlio, quello anziano (lett.: presbitero) in campo. E quando fu di ritorno, si avvicinò alla casa, udì musiche e danze». La notizia più importante che Lc offre alla nostra at- tenzione nel presentare il nuovo personaggio è agghiac- ciante: «Si trovava nel campo», cioè non era in casa, ma lontano. Il fratello minore quando se ne andò da casa «partì per un paese lontano» (v. 13) e quindi intraprese un viaggio di diverse giornate di cammino: dovette su- dare per diventare estraneo alla sua famiglia. Il fratello «anziano» non ha bisogno di andare distante, egli è già «lontano» pur restando in casa. Non assiste al- l’incontro del padre con il fratello, non ne partecipa la gioia, non è contagiato dal trambusto che il ritorno com- porta. Forse, Luca ci dice che, anche se fosse stato den- tro le mura di casa, per lui sarebbe stato la stessa cosa, perché questo figlio è lontano non fisicamente, ma nel cuore. Si può stare insieme accanto ed essere distanti; si può vivere nella stessa famiglia/comunità/chiesa, vivere sotto lo stesso tetto, mangiare alla stessa mensa ed esse- re lontani, cioè irraggiungibili. La notizia non è solo tragica, ma la costruzione sintat- tica del greco ci dice qualcosa di più. Il verbo all’imper- fetto è all’inizio di frase per darvi importanza e sottoli- neare lo stato quasi permanente che esprime, perché l’imperfetto indica un’azione continuativa: «Si trovava», cioè, «era solito trovarsi» nel campo. Dopo la spartizione dei beni paterni, probabilmente egli controlla da vicino la sua parte di eredità che cerca di fare fruttare al massi- mo: egli assapora la «sua» proprietà e da essa non si di- stacca mai, perché egli ama ed è amato dal possesso che, invece di riempirlo di gratitudine verso il padre che gliel’ha dato, lo allontana da lui sempre più. Si può dire che il figlio «anziano» è l’assente per eccel- lenza: assente dalla vita e anche da se stesso, perché pri- gioniero del dèmone del possesso, sempre «in campo» a misurare, a controllare e amare la sua ricchezza con tut- to il cuore, con tutta l’anima e tutte le forze (cf Lc 10,27). Come può trovare il tempo per «essere in casa» e accor- gersi degli eventi straordinari che vi accadono? Tre capitoli prima, Lc lo aveva avvertito che il Signore aveva messo in guardia i ricchi, i quali non possono sal- varsi: «Badate di tenervi lontano da ogni cupidigia per- ché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non di- pende dai suoi beni» (Lc12,15); ma egli era lontano e lon- tano è rimasto, anche se materialmente «si avvicinò alla casa». (continua - 19) profezie nella persona di Gesù, e si ritengono i «veri di- scendenti» di Abramo (Mt 3,9). Il momento è drammatico. Anche all’interno della chiesa le lotte sono feroci, co- me testimoniano le lettere di Paolo (vedi ad es. la lettera ai Galati): i cristiani provenienti dal giudaismo non ac- cettano «il vangelo» di Paolo, che predica il superamento della tradizione nella novità di Cristo e si oppone drasti- camente ai primi, che vogliono che i pagani convertiti prima diventino ebrei attraverso la circoncisione e solo dopo possono pervenire al battesimo come qualcosa in più. Per essere cristiani bisogna farsi prima giudei. Dopo una lunga e furibonda lotta, che portò al primo concilio di Gerusalemme, prevale la posizione di Paolo (cf At 15,1-29), anche se l’apostolo non sarà mai accetta- to completamente dai giudeo-cristiani e subirà persecu- zione e opposizioni da parte di «falsi fratelli», che ne spia- no continuamente la predicazione e l’agire (cf 2Cor 11,26; Gal 2,4). Questo, in sintesi il contesto storico, in cui collocare la parabola e allora si capisce meglio che l’intento dell’au- tore non è solo quello di completare un raccontino fia- besco con la figura un po’ strana di un figlio, ma di pre- sentarci il simbolo di una categoria religiosa, cioè gli «an- ziani» d’Israele, a loro volta rappresentativi di tutto il si- nedrio. Essi sono stati introdotti e descritti già all’inizio del capitolo: «I farisei e gli scribi mormoravano» (Lc 15,2) per l’accoglienza che Gesù riserva «ai pubblicani e ai pec- catori» (Lc 15,1). R ELIGIONE COL TELECOMANDO Non sappiamo se questo «figlio» appartenga di fatto al gruppo degli «anziani» d’Israele e quindi al sinedrio, cer- tamente li rappresenta molto bene e ne esprime l’atteg- giamento di totale esclusione nei confronti di quanti es- si non ritengono «idonei» alla salvezza. Logicamente, sem- pre «in nome di Dio», che gestiscono col telecomando a distanza, perché Dio è a loro servizio ventiquattro ore su ventiquattro, a cui ha delegato la sua volontà e la sua ve- rità. Quando l’autorità si appella all’autorità di Dio per dare forza al proprio insegnamento, è segno che è di- stante da Dio, perché significa che la propria vita di te- stimonianza fa acqua da tutte le parti. L’autorità di Dio non ha bisogno di essere provata, perché si manifesta e si esprime nella trasparenza della vita che diventa una profezia parlante e orante del cuore di Dio. La rappresentatività dell’«anziano» figlio non riguarda tanto le figure storiche degli «anziani, scribi e farisei», perché anche di loro al tempo di Gesù vi erano persone rette e giuste che cercavano la volontà di Dio con purez- za di cuore: al contrario, il «figlio anziano» è rappresenta- tivo del «fariseismo» in quanto atteggiamento religioso e- scludente e, quindi, ci riguarda da vicino, perché possia- mo essere religiosi osservanti e praticanti ed essere fari- sei, che rinchiudiamo l’immagine di Dio nelle nostre an- guste categorie mentali fino a escludere quanti non sono in sintonia con noi. Lc ci vuole insegnare che dobbiamo costantemente pu- rificare il nome e l’immagine di Dio che è in noi, per ave- re la certezza di essere di fronte al Dio di Gesù Cristo. Non è scontato: si può essere credenti ed essere «idolàtri»; si può essere preti e celebraremessa tutti i giorni e ritrovarsi «atei», perché ossequienti di una caricatura di Dio e non www.missioniconsolataonlus.it Ascoltabile su:

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