Missioni Consolata - Febbraio 2008

MC FEBBRAIO 2008 73 MARIALABAJA (COLOMBIA) E LO CHIAMANO... PROGRESSO D a queste parti, l’estate è co- minciata con il mese di di- cembre e durerà fino a pa- squa. Siamo nella stagione secca. Piove pochissimo. I ragazzi possono godersi le sospirate vacanze. Tanti emigrati sono tornati a questa terra, incredibilmente fertile, dove però non hanno potuto costruirsi un fu- turo per mille ragioni, soprattutto per interessi e politiche sociali e a- grarie perlomeno discutibili. Prossimamente abbiamo intenzione di realizzare un forum per studiare la nuova situazione che si sta creando nel nostro territorio e che comincia a preoccupare. Il Governo colombiano si è messo, come molti altri paesi del Sud del mondo, nella produzione del bio- diesel e dell’etanolo seguendo le politiche internazionali. Da un momento all’altro enormi estensioni di terra adatte all’agricol- tura e da sempre utilizzate per pro- durre alimenti per le persone sono state invece destinate a produrre prodotti biocarburanti per le mac- chine. E lo chiamano «progresso»! Il municipio di Marialabaja è entrato in questa nuova, pericolosa e pole- mica realtà. Nel giro di pochi anni sono stati se- minati quasi 5 mila ettari di palma africana per l’estrazione del biodie- sel con la prospettiva di raggiun- gere 10 mila ettari. Questo territo- rio, che da sempre si è considerato la «dispensa alimentare di Cartagena», corre il rischio di non produrre sufficiente alimento nep- pure per gli abitanti della regione. E all’orizzonte si affaccia un altro pericolo: altrettanti ettari destinati alla coltivazione della canna da zuc- chero per produrre l’etanolo, altro biocarburante richiesto sul mercato internazionale. Naturalmente questi progetti sono presentati dalla pro- paganda ufficiale come la soluzione ideale ai problemi della nazione e dei contadini colombiani. Si fanno mille promesse e si moltiplicano le offerte di ogni tipo, ma la preoccu- pazione aumenta nella misura che, di fatto, diminuiscono gli alimenti e aumentano i prezzi. C ome missionari, anche se non siamo tecnici né econo- misti, siamo realmente preoccupati; non bastano certo le dichiarazioni dei politici che affer- mano tra l’altro: «Non toccheremo un centimetro quadrato di selva. Non penetreremo nella frontiera agricola colombiana. Useremo una terra che è praticamente ineffi- ciente». Marialabaja, per esempio, terra lussureggiante e fertilissima, destinata da sempre all’agricoltura tradizionale, con un sistema d’irriga- zione tra i migliori di Colombia. Una vera pazzia; il prezzo da pagare al «progresso» è ancora una volta... la fame! Mons. Pedro Casaldaliga afferma che ci sono solamente «due assoluti: Dio e la fame!». Vi posso assicurare che non è per niente piacevole vedere continua- mente bambini denutriti e dover necessariamente concludere che i responsabili siamo tutti noi, infa- tuati del progresso e schiavi di un capitalismo selvaggio e distruttore. Non sarà certamente un forum in- detto dalla parrocchia a risolvere questi problemi. Speriamo comun- que di creare una certa sensibilità che aiuti a prendere coscienza e cercare qualche possibile alterna- tiva che possa favorire la nostra gente. Intanto continuiamo con piccole iniziative per mantenere la speranza e magari indicare il cammino da se- guire per un vero benessere. C on l’aiuto di tanti amici, con- tinuiamo a costruire le «scuolette» a favore dei bam- bini più poveri; ma vogliono co- struire anche qualche cosa di nuovo, che sta già funzionando: è la piccola fattoria della Consolata, che è già diventata un autentico gioiello, modello di coltivazioni tra- dizionali e piccolo centro per la tra- sformazione dei prodotti locali (riso, granoturco, frutta). È la nostra sede per la formazione integrale di animatori e catechisti del paese e della campagna per co- struire, alla luce della parola di Dio, un mondo a misura d’uomo. Noi ci proviamo, nella speranza che ancora una volta il piccolo Davide abbatta il gigante Golia! Naturalmente «se il Signore non costruisce la casa, in- vano faticano... i manovali». Continuiamo con le attività pasto- rali di sempre. Insieme cerchiamo di costruire e aggiornare un progetto pastorale che risponda ai bisogni della nostra comunità di afro di- scendenti. La presenza del padre Salvatore Mura ha tonificato la nostra vita di gruppo e la sua esperienza pasto- rale apre sempre nuovi orizzonti e aiuta ad affrontare con serenità le Padre Giuseppe Svanera. In basso, una fattoria agricola della zona Marialabaja.

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