Missioni Consolata - Dicembre 2006

------------------------------------------------------ dello cattedrale della capitole somala, o padre Turati e olle dottoresse Graziella Fumagalli e Annoleno Tonelli • tutti barbaramente uccisi per il semplice fotto di testimoniare l'omore di Cristo • per rendersi conto che il vento dello violenza avrebbe potuto spazzare via oltre vite umane. Suor Marzio, compagna di missione di suor Leonello, alcuni anni fa, ero stato lei stesso rapito e poi liberato grazie· bisogno assolutamente dirlo • allo reazione civile e forte dello stessa gente di Mogadiscio. L o presenza, durante 16 anni di 1 guerra, delle nostre consorelle in So- : malia dovrebbe invitarci tutti o riflet- , tere sul senso del nostro fare missione, : che è chiomato o incarnarsi, oggi, on• I che e soprattutto in un sincero dialogo I interculturale e interreligioso, nonché l nello proclamazione dello giustizia e I dello pace in un mondo che soffre, pur- • troppo di sdoppiamento dello persona- I litò. Uno missione che non può fondarsi I sul do ut des, sul senso di reciprocità, , oggi tanto invocato in ambienti anche I ecclesiali, mo poco profetici. 1 Lo presenza si lenzioso delle suore in un mondo «altro», talvolta ostile, fotto di preghiera, lunghi silenzi e tonto lavoro in favore del prossimo, rivela al mondo che la scelta può essere differente ed è quella che nella storia dello chiesa avrò forse doto quantitativamente ~ chi frutti, ma spiritualmente le ho permesso di sopravvivere fra le , non poche tempeste della storia. I -~--J _____ ____________ _ Madre Gabriello Bono, superiore generale delle missionarie della Consolato, ho detto: «In questi anni il cammino di queste missionarie è stato scondito da un silenzioso martirio quotidiano intessuto d'omore... A livello personale ecome comunità, hanno detto il loro sì o Dio nel servizio quotidiano ai più poveri tra i somali e, recentemente, dando vita olla scuola per infermieri, come segno concreto di un futuro migliore per i giovani». Segni di speranza, dunque, in un contesto che tenderebbe, altrimenti, o uccidere il sogno di un futuro diverso, pacifico, in armonia. Dicono le consorelle che suor Leonella «presentisse» quasi quanto poi le è toccato subire il 17 di settembre. Non ero uno «normale» paura di morire, quella è una presenza costante per chi lavora in Somalia o in altri paesi dove lo guerra è di caso. Ero piuttosto come il sentire uno chiamato, un voler rispondere o uno vocazione «nello vocazione», o un altro servizio specifico che il Signore stavo per chiedere olla suo servo. D a questa «irragionevole» consapevolezza, frutto dello fede, nasce anche l'ultimo fiotto d i parole sgorgato dallo bocca di suor Leonella e di cui si è tanto parlato: quel triplice «perdono» pronunciato pochi istanti prima di morire. In queste ultime parole sto, o mio giudizio, il riassunto del martirio inteso come testimonianza totale e perseverante dello fede. Un perdono che, si è detto, ero offerto come ultimo dono ai suoi assalitori e che a me, invece, piace leggere in modo «globale», un perdono o 360 gradi. Diretto innanzitutto o se stesso perché solo in un vero santo (e i martiri lo sono) c'è la consapevolezza reale e non di maniera di essere sempre debitori nei confronti di Dio e del prossimo. Diretto ai suoi assalitori, sull'esempio di Gesù che dall'alto dello croce implora il perdono di Dio su coloro «che non sanno quello che fanno». Al perdono pronunciato e offerto do suor Leonello va aggiunto anche il sacrificio di Mohamed, lo guardia del corpo che ho perso lo vita nel vano tentativo di difenderla. Musulmano, padre di 1 quottro figli, un nome importante, che richiama lo stesso «profeto•, Mohamed, nello suo morte, è un segno di dialogo e quindi di pace. Questi gesti sono un sussurro di grazio che verrà portato do! vento del deserto e, contro tutte le ragioni di questo mondo e il parere di troppe cassandre, dorò i suoi frutti di bene... sarò così. Cari missionarie emissionari della Consolata, voglio unirmi a voi nel dolore per la scomparsa di suor Leonello Sgorbatl, barbaramente uccisa a Mogadiscio domenica 17 settembre. Non conoscevo personalmente suor Leonella, eneppure oggi, dopa aver letto tanti glomall che par1avano di lei, posso dire di conoscerla veramente; In fondo, certi «giganti»della carità non si finisce mai di conoscerli. Ma l'Idea che ml son fatta, nonostante un'esposizione mediatica sicuramente Interiore, è che suor Leonella potesse rappresentare per Il Kenya e la Somalia ciò che Madre Teresa di Calcutta rappresentava per l'India. La sera del 20 settembre, li Tg2 ha mandato In onda la registrazione di un'Intervista che suor Leonella aveva rilasciato alla Tv austriaca In cui diceva: «~ troppo tacile, troppo comodo non fidarsi degll altri... Dove non c'è fiducia non c'è amore, non c'è l'amore di Dio». Forse nel riportarne la frase non ho fatto giustizia alle parole esatte di suor Leonella, ma Il concetto èchiaro, Inequivocabile, straordinario. Spero che anche Missioni Consolata contribuisca ad approfondirlo, parlandoci ancora di questa testimone di solidarietà, dando anche parola a coloro che hanno avuto la fortuna di condividere con lei Il lavoro di evangelizzazione e promozione umana In f Kenya eSomalia. Ave Baldassarentl ---------------------

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