Missioni Consolata - Dicembre 2006

le forze per tornare nei loro paesi. Ad aggravare gli impedimenti materiali, Inoltre, c'èanche il fatto che rientrare a casa sarebbe per loro motivo di vergogna nei confronti delle loro famiglie e comunità. E non è solo una questione psicologica perché a volte sono le stesse tribù a cui appartengono che hanno finanziato il viaggio di due o tre elementi del villaggio. Di solito li scelgono tra i più forti, preferibilmente con competenze wofessionali di qualche ·tipo, e procurano loro il denaro per pa• gare li viaggio, nella speranza che una volta arrivati in Europa aiutino tutti inviando del denaro. L'immigrazione è una specie di investimento. Chi è che emigra? Di solito si tratta di sub-sahariani trai 19 e i 34 anni, in buone condizioni di salute, di livello culturale medio o, più raramente, alto. Vengono dalle aree più povere del loro paese, a eccezione della Ni· gerla, i cui emigranti vengono da tutto lo stato. li loro sogno è quello di potersi comprare un'automobile e solo qualcuno desidera tor· nare a casa. Chi organiz z a i viaggi della speranza? Spesso sono mafie locali, magari collegate ai gruppi criminali che operano in Europa. Ma noi non veniamo in contatto con queste organizzazioni se non tramite i racconti delle persone che soccorriamo. Le mafie sono molto ben organizzate e hanno punti di rac~ colta nascosti ovunque, per ogni tappa del viaggio. lo stesso sono venuto a conoscenza dell'esistenza di queste reti mafiose accidentalmente, quan· do due persone vennero ad avvertirci che c'era una donna che stava per partorire e che aveva urgente bisogno di cure mediche. Noi ci precipitammo sul posto che ci era stato indicato e nel bagno trovammo la donna, ormai cadavere, rl · versa in un lago di sangue e con la neonata accanto. All'interno dell'appartamento c'erano, stipate, almeno altre 50 persone, ma quan• do uscimmo, per portare la bam· bina in ospedale e chiamare la polizia, sparirono tutti. Al nostro ritorno, nell'edificio non c'era più nessuno. Fu allora che capimmo che i due che ci avevano avvertiti non erano soli: ci avevano detto di essere nigeriani, vestivano firmato e avevano dei cellulari ultimo grido. Era evidente che si trattava dei mafiosi che organizzavano il traffico. I mercanti di schiavi apparten· gono II un paese in particolare? Immagino che ci siano diverse varianti; ma secondo le informazioni in mio possesso, per la maggior parte provengono dal Ghana. Eda là che vengono organizzate la maggior parte delle traversate del deserto. Ed è nel deserto che muoiono la maggior parte degli immigrati. Quando qualcosa va storto i trafficanti abbandonano gli immigrati a se stessi e quando non riescono a farli arrivare in Europa li portano sulle montagne intorno a Oujda, promettendo che totneranno a chiamarli quando le condizioni saranno più favorevoli. Mi è capitato di conoscere alcuni di quelli che vivono nei boschi e di rimproverarli per la loro ingenuità; ma la loro fiducia, alimentata dalla disperazione, è cieca e ir· razionale. Spesso, nella rete mafiosa cade chi ha già un parente in Europa in grado di trovare il denaro per pagare il biglietto. Quanto pagano questi dispe· rati per emigrare? Dipènde. Esistono varie forme dì pagamento. Posso citare la storia di una ragazza nigeriana che abbiamo assistito qui a Oujda. Nel suo caso, simile a quello di molte altre, la prima parte del viaggio lo ha pagato la famiglia, In contanti. La seconda tranche l'ha dovuta pa.gare lei, prostituendosi lungo la strada. In alcuni casi, le ragazze che rimangono incinte devono cedere il neonato a organizzazioni che procurano bambini per le adoiioni illegali. Il saldo della terza parte del bi· glietto avviene in Europa, dove le ragazze sono Inserite nelle r.eti della prostituzibne. Gli uomini invece spesso pagano in contanti. Pagano circa 500 euro per attraversare l'AI· geria 0 il Marocco e altri 4 ·6 mila euro per arrivare in Europa. Ma sono un s11cco di soldi per vivere in Afrlc11! Perch4 gli immigrati non scelgono di usare quel denaro per fare altro, ad esempio aprire un'attività com· merciaie nel loro paese? Martensriat et développement ,- (collaborazione e sviluppo) sono le parole magiche con cui Unione europea e Unione africana hanno deciso di affrontare il problema dei flussi migratori. La conferenza dì Rabat del luglio 2006 ha messo in luce che il Marocco è la zona di passaggio per la maggior parte dei clandestini e solo la collaborazione tra Bruxelles e la monarchia alawita potrà in qualche modo impedire il Mpatersi dei drammatici sbarchi, che ogni estat.e avvengono sulle coste spagnole e isole Canarie. cdl problema di tali sbarchi coinwlge tutti - dice un agent.edella Gus~ dia civil di Figueras, al confine tra Spagna e Francia -. Con gli accordi diSchengen non ci sono più controlli tra le frontiere europee e non è più cosi semplice fermare i clandestini una volta che sono sbarc&- ti. Amvare in Spagna significa potar Qirare liberamente su tutto il tamtorio europeo». Per questo la Commissione europea ha deciso di intervenire sui flussi migratori prima che arrivino in Europa. «L'immigrazione è un fenomeno complesso • afferma Benita Ferrero-Waldner, commissario europeo alle Relazioni esteme - e va studiata in tutte le sue fasi. Conoscere provenienza e zone di transito dei migranti è important.e quanto conoscerne la destinazione». Dello stesso parere è il governo maroc> chino, che ha incassato da Bruxallas 67 milioni di euro per rafforzare i contini e bloccare i flussi m.- gratori prima che arrivino sulla costa mediterranea. «Di sicuro queste operazioni mirano ad aumentar'8 le misure di siwrezza -dice la giomalista itaiana CJr. nella Tommasi, esperta di islam, che vive a Tangeri da anni - ma sono anche dirette a spostare i centri di permanenza temporanea (Cpt) in Marocco, perché tali strutture destano meno scalporesul~ ritorio africano che nelle nostre città». L'idea di Bruxelles, lasciano int.endere alcuni operatori uman.- tari, è quella di scaricare a Rabat il lavoro spora>, perché lll Cpt inMarocco è mena controllabile daH'opniona pubblica di uno a Lafl1)8dusa. «La Spagna - continua la Tomrnasi - sta contribuendo a finanziare anche un centro di accoglienza per gli immigrati minorenni che arrivano a Tangeri; visto che già adesso la polizia locale affronta il p,:-oblema dai clandestini con scanche di botta a scopo dissuasivo, non voglio immaginare cosa succederè dentro queste strutture». ,--------------------~~~------~--------------------------~------------- MC DICEMBRE 2006 ■ 41

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