Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2006

-■ SINGAPORE Tea Chapter, famosa casa da tè nel centro di Singapore. Busto di sir Thomas Raff/es, fondatore della colonia britannica di Singapore. Street; eaggiunge che più dell'80% degli stranieri da loro assistiti è formato da lavoratori filippini di estrazione cattolica. «La nostra speranza è quella di poter raggiungere anche gli immigrati indonesiani, bengalesi e pachistani, che aSingapore sono la parte più consistente dei lavoratori di manovalanza. Ma per coronare questo sogno sappiamo che dovranno passare ancora molti anni» conclude la ragazza. CONTRO LA CRISI DI VALORI Oggi 1'80%dei reclusi è reo di aver commesso reati comuni come furti, scippi, traffico di droga. E se all'inizio il problema era circoscritto a singole persone che operavano per proprio conto,ora si è creata una rete malavitosa, che comprende anche bande 60 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2006 ■■ ■■ ■■■■ di adolescenti emarginati. «Il problema della delinquenza non è solo dovuto amancanza di beni materiali;anzi,se mai è l'opposto - spiega suor JanetWang -. La società è prosperata sulle basi del materialismo, portando a identificare il successo di una persona con la marca dell'abito o la macchina che possiede.Tutto questo ha mortificato la spiritualità e la morale umana, creando enormi scompensi etici. La crisi che stiamo attraversando non è solo materiale, ma è essenzialmente spirituale». Lo stesso Lee Hsien Loong, dopo che suo padre ha spinto per anni i suoi connazionali a lavorare per la prosperità economica del paese, ha iniziato a chiamare a raccolta le associazioni di impegno sociale e umano, perché aiutino a ridare valori a una popolazione troppo protesa al successo e al profitto. I piani del governo,comunque, non sono dettati solo da esigenze umanitarie: l'espulsione di migliaia di lavoratori clandestini, ha creato un'allarmante penuria di manodopera, che il governo non riusciva a colmare. I piani di sowenzionamento sociale sono sufficienti per evitare che il 3,3% dei disoccupati venga improwisamente emarginato e molti singaporeani senza lavoro rifiutano di coprire ruoli considerati «poco dignitosi». TIGRI IN COMPETIZIONE La competitività di Singapore è ancora .elevata, nonostante gli alti costi di produzione,grazie al passaggio di Hong Kong alla Cina: molte delle compagnie internazionali che avevano la loro sede asiatica nell'ex colonia britannica, hannb preferito trasferirsi aSingapore piuttosto che rischiare di incappare nelle maglie della burocrazia di Pechino. «Singapore può ancora contare su una produzione di qualità eccellente, nettamente superiore a quella degli altri paesi della regione equesto lo rende ancora competitivo. Per il momento» spiega Chow Hung-t'u, della Camera del commercio cinese. La domanda,quindi è:quanto durerà questo momento? La Malesia, ha già costruito la sua «Si/icon Valley>> nell'isola di Penang e molte aziende hanno cominciato a guardare alla vicina nazione con ingordigia. In altri periodi,sotto la guida di Lee Kuan Yew, Singapore avrebbe risposto alla minaccia dei vicini con aggressività, utilizzando la sua esperienza e i legami con gli istituti finanziari amo' di artigli, non esitando a imprimere un'accelerata alla filosofia economica del laissez-faire che, assieme alla stabilità sociale e politica, è stata il leit motive della storia del paese sin dai tempi di Raffles. Ma Singapore e l'economia mondiale devono fare i conti con nuove sfide: la globalizzazione ha rotto ogni schema, rendendo le economie dei singoli paesi interdipendenti l'una con l'altra. Inoltre al governo della piccola isola non c'è più il duro e dispotico Lee Kuan Yew, ma il più malleabile figlio. li quale ha capito che il suo paese non avrebbe sostenuto, a lungo andare,il confronto con i giganti di cui è circondato. Eallora, piuttosto di riproporre una sorta di konfrontasi economica, il governo ha preferito cercare un accordo che possa awantaggiare tutti, sfruttando le migliori opportunità che Malesia, Indonesia eSingapore possono offrire al mercato. Lo aveva già azzardato Goh ChongTong:far nascere un «Triangolo di Crescita», un'area geografica che ha gli epigoni tra la città di Johor, in Malesia, Singapore e l'isola indonesiana di Bintan,la più settentrionale dell'Arcipelago delle Riau. Johor potrebbe offrire terreno per nuovi insediamenti industriali con regole ambientali meno ferree; l'Indonesia potrebbe coprire il fabbisogno di manodopera a basso costo e Singapore garantirebbe tecnologie, infrastrutture,collegamenti internazionali di prim'ordine. «Per ora il Triangolo di Crescita rimane solo sulla carta: l'instabilità politica indonesiana e la crescente islamizzazione della società malese, rappresentano sfide che nessun imprenditore di buon senso avrebbe il coraggio di affrontare» conclude Sinapan Samydorai. Ecosì,Singapore continua per la sua strada.Coraggiosamente, così come coraggiosamente il 9 agosto 1965 si era distaccato dalla Federazione Malese.Anche quel giorno, Singapore,se ne andò per la sua strada. ■

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=