Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2006

a Il Massaia... vive Rev.mo padre, chi le scrive ha speso quasi 40 anni della sua vita astudiare la figura del card. Massaia e pubblicare le sue opere: Memorie (6 volumi) e Lettere (5 volumi) ealtro. Perciò mi rallegro del suo scritto apparso su Missioni Consolata, di aprile 2006. Perfetto! Il «grazie» a nome dello stesso Massaia che, anche dopo la sua scomparsa, continua la «via crucis» storica, flagellato da molte parti con critiche spietate e menzognere. Ma ci ha già pensato il Justus Judex a porre rimedio: uno di questi loschi individui (un laicista) ègià stato rimosso dal suo incarico; un altro, addirittura un cistercense etiopico, degradato dal sacerdozio ed espulso dall'ordine, per ben altre accuse. padre Antonio Rosso Pinerolo (TO) Del card. Massaia abbiamo parlato tante volte e continueremo, perché è una figura missionaria affascinante. Speriamo di vederlo presto innalzato agli onori degli altari. Nessuna censura Cari missionari, scrivo aseguito dell'articolo «La croce sotto la camicia» (M. C. aprile 2006, pag. 10), che parla dell'opera della Consolata aGibuti. Conosco bene quel piccolo paese, dove mi sono recato moltissime volte per lavoro; la mia ultima visita risale ad un anno fa. In qualche modo, l'articolo mi ha deluso. Come contenuti: è impensabile parlare di Gibuti senza parlare del consumo del qat, una droga leggera, piaga che affligge la società locale eflagella l'economia soprattutto dei più poveri. Scusate se mi permetto di sospettare: c'è dietro una forma di censura o pressione governativa? Non può essere stato altro che una omissione voluta, ma così Gibuti sembra quasi un'isola felice, non si parla dell'Aids edella prostituzione, del costo della vita. Capisco che la messe è molta ma gli operai pochi, ma farete qualche cosa per i «bianchi» di Gibuti? Le diverse migliaia di legionari emilitari, le centinaia di lavoratori di ditte europee e le decine di operatori umanitari o sedicenti tali (dato che alloggiano sistematicamente allo Sheraton edifficilmente li ho visti nei quartieri disagiati) potrebbero essere un terreno. Forse non èscopo della missione, ma vi posso assicurare che gli europei, anche quelli di passaggio, che ci si fermano pochi mesi o che magari periodicamente ci si recano per una settimana soltanto, vivono una desolazione spirituale senza paragoni, perché si somma alla corruzione materiale espirituale del luogo. Come fare ad avvicinare queste persone non saprei, ma ne hanno, abbiamo, bisogno. 6 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2006 Complimenti per il lavoro che svolgete e la qualità della vostra rivista. Cordialità. Gionata Visconti via e-mail !.'.autore dell'articolo ha voluto semplicemente raccontare la sua esperienza equella degli altri missionari emissionarie della Consolata; come si stiano adattando e organizzando nel loro nuovo lavoro, ad appena un anno e mezzo dal loro arrivo aGibuti. Non ci risulta che le omissioni segnalate siano dovute a pressioni o censure. Certamente ne parleremo in futuro. Per quanto riguarda la cura spirituale dei «bianchi», i nostri missionari non fanno discriminazioni, anche se stanno mettendo in chiaro le priorità della loro presenza. Grazie a don Di Noto Carissimi, ho appena letto su Missioni Consolata di maggio l'intervista adon Fortunato Di Noto.Vi scrivo per fare i complimenti ai volontarioperatori di Meter eadon Fortunato per la loro opera e il loro impegno adifesa dei bambini: «Continuate così, con convinzione sempre maggiore e la certezza che state facendo una cosa buona: per questo il Signore vi aiuterà sempre». Andrea Tomasetto via e-mail Carissimi, complimenti aNicoletta Bressan eaPaolo Moiola per l'articolo sulla pedofilia . Ho fatto fatica a leggerlo, ma alla fine ci sono riuscita. Igiornalisti sono diventati gli scrittori degli orrori, ma questo orrore supera ogni cosa che finora ho letto (e scritto). Snezana Petrovic Rovereto {TN) Chi sbaglia paga Cari missionari, riguardo all'ultima parte dell'intervista adon Di Noto sento di dover fare alcune considerazioni. Primo: i pedofili che deturpano l'immagine della chiesa cattolica non sono solo quelli che hanno ricevuto l'ordine sacro. I sacramenti sono sette, non uno; per cui anche i laici fanno parte del Corpo Mistico di Cristo, sono uniti a lui nel ministero profetico, regale e sacerdotale. Se tenessimo conto di questa realtà, non diremmo che il coinvolgimento della chiesa nell'orripilante business della pedofilia eturismo sessuale è una questione prevalentemente statunitense. Secondo: anche in materia di rapporti stato-chiesa, tra Usa e Italia sussistono differenze rilevanti e la valutazione del comportamento di un prete o di un vescovo risente moltissimo di questo fatto. Forse (lo diceva qualclie anno fa anche Paolo Moiola} negli Usa c'è una sopravvalutazione del fenomeno; in Italia invece c'è sicuramente una sottovalutazione. In Italia èmolto più facile che un prete o un vescovo che hanno compiuto degli abusi (non necessariamente sessuali...) riescono afarla franca con la giustizia e, anche quando vengono riconosciuti colpevoli, èestremamente difficile che paghino qualcosa che somigli aun risarcimento. Ciò avviene anche perché l'Italia è un paese so-

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