Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2006

■ SPAGNA ■■ ■■ ■■■■ RITROVARE LA STRADA Ll strada è sempre stata un luogo tradizionale di incontro e di scambio. Quando si arriva in una nuoa città o in un nuovo paese, le prime impressioni sono date dalla strada, che è un insieme di persoe, mestieri, storie, oggetti, case, uffici, negozi, direzioni, mete, divieti di accesso, regole e pregiud~ zi. La strada racconta una storia che è sempre in movimento: l'architettura e l'urbanistica mostrano le origini, i cambiamenti, le evoluzioni, le involuzioni e rispondono a esigenze umane e sociali che non sono soltanto mere risposte a bisogni materiali, ma che rispecchiano soprattutto i mutamenti relazionali. Il primo passo per conoscere un luogo è l'orientamento, cioè la progressiva acquisizione di dati e punti di riferimento, con cui «un luogo» è trasformato e diventa «il luogo». Le coordinate spazio temporali prendono forma in base a esigenze personali e a vissuti di attaccamento e radicamento. Con il tempo e l'ab~ tudine «quella» strada diventa «la» strada: la strada di casa, il tragitto per andare a lavorare, il percorso per arrivare al ritrovo di ogni sera... Questa acquisizione di senso permette il passaggio dal sentimento di estraneità all'appropriazione del territorio, dal sentirsi straniero al sentirsi «parte di». In ogni città esistono luoghi tradizionali di ritrovo per chi «è appena arrivato»: la stazione, il parco, un certo quartiere, un punto di aggregazione religiosa... I fenomeni migratori hanno disegnato nuove mappe possedute e vissute da chi, straniero, arrivava per necessità nelle grandi città. Uno dei luoghi che maggiormente raccontano un paese è il mercato, dove.si assiste alla circolazione non solo monetaria, ma anche di merci che rispondono a bisogni aggregativi. E sempre più facile incontrare 52 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2006 banchi che vendono il tradizionale platano latino americano o le spezie arabe, segno di una sensibilità ai cambiamenti sociali, sia dal punto di vista della domanda e della risposta che della gestione economica, non più a esclusiva conduzione locale. In alcuni strati sociali, specialmente 1 in quelli più storicamente radicati nel territorio, la strada perde la caratteristica di luogo di incontro e diventa semplicemente luogo di transito, che fa paura per i possibili pericoli che nasconde o palesa, che stressa per i suoi ritmi frenetici, che separa dai rifugi pr~ vati, in cui la gente si chiude per stare «bene, al sicuro». In questo caso la domanda principale è quella della sicu- , rezza: «Voglio essere sicuro che per la strada non mi succeda niente». Il tradizionale gioco del pallone, che ha cresciuto generazioni di bambini nelle strade di tutto il mondo, ora rischia di d~ ventare un fatto privato da gestire in spazi ristretti o in luoghi predisposti. Per chi non può o non wole godere di «rifugi privati», la strada è ancora l'unica alternativa possibile. Essa è casa, espediente, sede di lavoro, risorsa Qi sopravvivenza e risposta ai bisogni. E«il gruppo», quella dimensione sociale e identitaria che permette di riconoscersi e di essere riconosciuti. Sulla strada si possono vedere i tentativi di adattarsi al nuovo ambiente, che si sposano con la necessità di ricostru~ re elementi che appartenevano alla propria terra di origine. La strada dà l'opportunità di riflettere sugli argini: le case, chi le abita, come vengono vissute. PAOLA CEREDA Una via caratteristica di Madrid.

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