Missioni Consolata - Maggio 2006

ordine di principio, sul piano etico-giuridico (in Italia, legge 8.2.2001 , n.12) e su quello religioso, che la pratica medica usi opportunamente le sue risorse tecniche, con l'esclusione dell'accanimento terapeutico. Inoltre si chiede l'uso di sussidi farmacologici per il trattamento del dolore (mezzi di cura ordinari e straordinari) con misura adeguata, senza intenzione di procurare la morte, ma nel rispetto della dignità del malato e della sua sofferenza. A questo proposito anche la chiesa riconosce la liceità dell'uso dei farmaci antidolore (già Pio Xli nel 1957 lo approvava), anche se dal loro uso ne : «possano derivare come effetti secon- : dari torpore o minore lucidità» (Congre- : gazione per la dottrina della fede, : 1980). : Perseguendo questi intendimenti, sia : come trattamento del dolore sia come etica per l'accompagnamento a una buona morte, può anche interpretarsi la politica per la diffusione degli Hospices, luoghi che «umanizzando» l'assistenza ai malati terminali, insieme al perfezionamento delle cure palliative, giovano a contrastare il desiderio di morte del 1 malato. LADOTI'RINA La dottrina cattolica mantiene fede al principio fondamentale del carattere sacro e quindi inviolabile della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale, come diritto della persona. Contro l'eutanasia si avanza il principio della «sacralità della vita», a cui è connessa la concezione della vita come bene in sé. Si dichiara la non disponibilità da parte della persona per ragioni morali, religiose e sociali e si nega la possibilità di includere il «diritto di mori- ' re» all'interno del «diritto della vita», : «germe di ogni ordinamento giuridico» Qonas 1985; Fumari Luvarà, 1994). Per la chiesa cattolica «nessuno può attentare alla vita di un uomo innocente senza opporsi all'amore di Dio per lui, senza violare un diritto fondamentale, inammissibile e inalienabile, senza commettere, perciò un crimine di estrema gravità» (Cong. D. Fede, 1980: Russo, 2000) . Ribadendo che «la maggior parte degli uomini ritiene che la vita (ha] un carattere sacro e che nessuno ne [può] disporre a piacimento», la chiesa cattoli66 ■ MC MAGGIO 2006 IN VIAGGIO TRA MALAmE E ca sottolinea che nella vita «i credenti vedono[ ... ] anche un dono dell'amore di Dio, che sono chiamati a conservare e far fruttificare». In quest'ottica, è eticamente inaccettabile ogni forma di eutanasia sia attiva che passiva, sia volontaria che involontaria, sia e ancor più il suicidio medicalmente assistito. Lecito, anche in una prospettiva teologico-divina della vita umana, è ritenuto l'uso di cure palliative opportunamente dosate in relazione allo stato di sofferenza del paziente, al grado di evoluzione della malattia. In terapia intensiva si è ricorsi alla definizione di «accanimento terapeutico» per delimitare la soglia che divide l'obbligo di curare dall'«irragionevole ostinazione» di trattamenti da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente o un miglioramento della qualità della vita» (Codice italiano di deontologia medica, art.20). La sospensione dell'accanimento terapeutico deve applicarsi tutte le volte che la terapia non giova ad alleviare il paziente, né consente di migliorarne le condizioni. Nell'Evangelium vitae Giovanni Paolo Il afferma solennemente: «... in conformità con il magistero dei miei predecessori e in comunione con i vescovi della chiesa cattolica, confermo che l'eutanasia è una grave violazione della legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana» (n.65). Ed ancora insiste sull 'importanza del dialogo con coloro che, pur non condividendo la stessa fede religiosa, credono nella vita umana come valore e diritto fondamentale della persona: «.. .dobbiamo promuovere un confronto serio e approfondito con tutti, anche con i non credenti, sui problemi fondamentali della vita umana, nei luoghi dell'elaborazione del pensiero, come dei diversi ambiti professionali e là dove si snoda quotidianamente l'esistenza di ciascuno», in quanto la dottrina della chiesa è fondata sulla legge naturale oltre che sulla parola di Dio scritta (n. 95). Fondando un 'etica medica su questi presupposti può nascere una nuova e feconda collaborazione, una nuova forma di alleanza terapeutica. Il medico, come tutore della vita, è tenuto a opporsi a qualsiasi pressione morale da parte del paziente, dei fami - liari, oppure della società. Crollerebbe altrimenti la fiducia nel suo ethos professionale di sostenere l'infermo e lenirne le sofferenze. Il malato, da parte sua, deve avvertire la vicinanza fisica ed affettiva del suo ambiente, in particolare dei suoi familiari; l'esperienza dimostra che il desiderio esternato di porre termine alla vita, sovente è un grido di disperazione in seguito alla già avvenuta morte sociale. Eopportuno quindi che vi sia intorno al malato una cooperazione sensibile ed attenta che gli garantisca un'assistenza integrale e una morte umanamente dignitosa. Fermo restando che il nucleo della pastorale è il mistero pasquale di Cristo e che il suo scopo precipuo è la carità intesa come servizio responsabile verso l'altro, la difesa della dignità della vita umana passa attraverso la solidarietà nei confronti del malato da parte di operatori sanitari, volontari, sacerdoti, familiari , ciascuno secondo le sue competenze al fine di «farsi prossimo» (Le 10,29-37), accompagnandolo umanamente e cristianamente alla conclusione della sua vita terrena. Un malato che chiede di morire, chiede in realtà di non essere lasciato solo. • BIBLIOGRAFIA • Dizionario di teologia pastorale sanitaria, Ed.Camilliane, Torino 1997 • Nuovo dizionario di bioetica, a cura di S.Leone - S.Privitera, Città Nuova, Roma2004 • Eutanasia. Sofferenza e dignità al crepuscolo della vita, a cura di B.Ars - E. Montero, Ed.Ares, Milano 2005 • Enciclopedia di bioetica e sessuologia, a cura di G.Russo, LDC, Torino 2004 «LA VITA CHE VOLGE AL TERMINE» Nella prima puntata di questa serie si è parlato di «accanimento terapeutico» (aprile 2006). Nella prossima puntata si parlerà di «cure palliative». SE VOLETE INTERVENIRE... La redazione è disponibile ad aprire un dibattito su queste tematiche, ospitando sulle pagine della rivista gli interventi più significativi. Scrivere a: rivista@missioniconsolataonlus.it

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