Missioni Consolata - Maggio 2006

Come sta Fatou? IN VIAGGIO TRA MALATTIE E La vita che volge al termine (2) : l'eutanasia DAVANTI ALLA MORTE Nella nostra società il dolore e la morte sono «tabù»? Quali sono i limiti all'autonomia dell'individuo? Esiste un'etica oggettiva? Esiste un «diritto a morire»? di Enrico Larghero, medico e bioeticista La medicina propone continuamente nuovi scenari, alcuni affascinanti, altri purtroppo inquietanti. La questione dell'eutanasia appartiene sicuramente a questi ultimi. ,~,,..,,< IJ,QOMO E LA MORTE Una prògr-es~jva secolarizzazione del pensiero ha più che mai consolidato il principio di autonomia del singolo. In primis, in una società che non accetta un'etica oggettiva come rifèrimento e che rifiuta totalmente la spiritualità e la trascendenza, non è possibile vivere la morte e dare significato al dolore. Considerando l'uomo solo nella sua dimensione immanente, si ignora la morte, la si bandisce dalla coscienza e, quando appare all'orizzonte, carica inevitabilmente di sofferenza, la si vuole strumentalizzare al proprio volere. Nella civiltà post-moderna, in cui impera la «medicina dei desideri» che promette sicuro benessere fisico, psichico e sociale, vivo è ancora il «tabù» della morte con gli annessi e connessi; tutto ciò che crea dolore, deve essere nascosto e annullato. Diverso invece è l'atteggiamento del credente, che vede nella morte non solo il limite e la finitudine dell'essere umano, ma anche il legame inscindibile con Dio dal quale dipende e, alla luce della Resurrezione, l'inizio della vita eterna. Atti, come l'eutanasia o il suicidio rivendicano l'assoluta autonomia dell'uomo sulla vita o sulla morte. Alquanto complesso oggi si presenta l'esercizio della professione medica. Il progresso scientifico e tecnologico e il conseguente utilizzo di sofisticate apparecchiature con le quali si può tenere in vita un morente per tempi lunghissimi, ha rinnovato recentemen64 ■ MC MAGGIO 2006 te il dibattito sull'eutanasia e, ad esempio in Olanda e in Belgio, ne ha accompagnato la legalizzazione. Questa legge ha fatto seguito ad altri provvedimenti normativi degli anni '90 adottati in Australia, in Danimarca, in Svizzera e in alcuni stati americani come l'Oregon, in coerente linea con una «cultura dell'etica del morire». La normativa olandese («Legge sul controllo dell'interruzione della vita a richiesta e sull'aiuto al suicidio») nel quadro della cosiddetta eutanasia attiva, richiede soltanto per essere applicata il consenso libero e informato dell'individuo in grado di intendere e di volere. È interessante notare come nei Paesi Bassi, ancora prima dell'approvazione della legge, secondo una tradizione radicata fin dagli anni '70, il medico non veniva perseguito se procurava la morte di un soggetto affetto da un male incurabile che chiedeva esplicitamente di morire. Il «kit eutanasico» in vendita per una manciata di euro nelle farmacie, dietro semplice prescrizione medica è l'aberrante punto di arrivo di una mentalità ben radicata nel relativismo etico e nel soggettivismo esasperato. Si è passati dall'etica ippocratica, diretta ad alleviare le sofferenze a beneficio del paziente, all'etica individualistica dell'assoluta autonomia e libertà incondizionata. Un triste mutamento di rotta... LA «DOLCE MORTE» Al termine eutanasia sono stati attribuiti significati diversi nel tempo. Dal greco eutanasia (eu, bene, buono; thanatos, morte), nel secolo XVII assume in significato di morte dolce, lieve. Francis Bacon (Francesco Bacone, 1561-1626), infatti, afferma nel De dignitate et augmentis scientiarum che i medici «in conformità al loro dovere e al rispetto dell'umanità ... , dovrebbero applicare la loro arte e il loro zelo a che i moribondi si congedino dalla vita in modo più semplice e più dolce». Egli intendeva quindi un aiuto a morire rivolto sia all'anima che al corpo. In seguito, con l'applicazione delle teorie illuministiche, in cui l'individuo si ritiene autonomo e possiede libertà decisionale, si teorizza la «vita senza valore», che, unitamente al progresso delle scienze e delle tecniche, crea i presupposti alla definizione odierna di eutanasia. Nell'accezione corrente si intende oggi per eutanasia «un'azione o un'omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare il dolore» (tura et bona, Il; Evangelium vitae, n.65); o, ancora «l'uccisione diretta e volontaria di un paziente terminale in condizioni di grave sofferenza o su sua richiesta» (Comitato nazionale di bioetica, CNB 1995). IL DIBATTITO Nel XX secolo, con l'evolversi della scienza verso forme di pratica sempre più caratterizzate dalla tecnica, con la medicalizzazione della vita e della morte, si è drammaticamente imposto come pressante il dibattito medico, etico e giuridico sull'eutanasia. La carenza di regole giuridiche esaustive è legata alla difficoltà di ratificare delle norme che abbiano la capacità di mediare tra i valori morali, i criteri medici e l'esistenza umana nelle sue fasi terminali.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=