Missioni Consolata - Maggio 2006

ma debole, che trascinato da cattive compagnie si è trovato coinvolto in un furto e, messo alla gogna dalla legge marziale, è anche stato azzoppato da militari brutali. La figlia Hilda, generosa e instabile, ha adottato il neonato Raynaldo, trovato abbandonato. Egli viene cresciuto con affetto anche da Kadyo, che lo salverà dalla follia suicida di sua sorella, ma non potrà arrestarne la fuga, quando la madre adottiva viene brutalmente uccisa. La nonna Puring è risoluta nel volere che le tre nipoti, orfane di madre e con il padre in carcere, frequentino la scuola e si guadagnino da vivere con la raccolta stagionale del riso e con lavori occasionali presso famiglie ricche. La nonna offre stabilità alla famiglia e rievoca la tradizione, unendosi volentieri ai canti tradizionali dopo un buon raccolto e onorando il ricordo dei defunti con visite al cimitero e preghiere di suffragio durante la messa. Rifiuta persino l'allettante proposta di matrimonio per una delle ragazze da parte di un arrogante e impettito pastore protestante (forse Diaz si è ispirato al rifiuto dell'intelligente Liz di Orgoglio e pregiudizio). La nonna chiede a Kadyo, uscito dal carcere, di cercare lo scomparso Raynaldo, anch'egli amato come le nipoti. Durante questa ricerca, Kadyo incontrerà incalliti criminali, che questa volta gli chiederanno di uccidere. Ma Kadyo, che nei momenti di dormiveglia, pensando a Raynaldo o alla morte della coraggiosa madre Puring, vede Gesù cadere sotto il peso della croce, come il «buon ladrone» preferirà la morte piuttosto che macchiarsi di un crimine, commissionato dai «potenti». Spezzoni di documentari, inseriti nel film, rievocano la storia del paese e propongono le dimostrazioni pacifiche della gente, l'arrogante dittatore Marcos accompagnato dalla bella e subdola Imelda, il sorriso di Aquino sull'aereo prima di essere assassinato, la massiccia partecipazione della folla ai suoi funerali, la repressione nel sangue dei contadini e filmati sullo scomodo regista Lino Brocka (vedi riquadro), la vittima designata dai potenti per il delitto su commissione. In Ebolusyon la voce e le scomode idee di Brocka raggiungono gli angoli più remoti del paese tramite un'intervista radiofonica, ma le famiglie dei barrios preferiscono cambiare subito programma, per alienarsi con radiodrammi insignificanti e ripetitivi, che però divengono i «padroni» delle loro semplici abitazioni e le rendono così sempre più vittime di un «potere» assoluto e corrotto. R ipetutamente Lav Diaz nelle sue interviste dichiara: «Kadyo e Raynaldo rappresentano il filippino medio. 1..'.anima dei filippini deve essere salvata». Diaz ha terminato il film con la toccante storia delle due madri: quella che ha abbandonato il neonato Raynaldo, chiedendo ogni giorno perdono, e quella che lo ha salvato offrendogli la vita in una famiglia. Perché un film con una trama certamente complessa dura ben 11 ore? Anche con queste scelte il regista filippino esprime il suo netto rifiuto nel seguire le più banali regole dei film commerciali: durata massima di due ore e budget altissimi. Che cosa vediamo nelle 11 ore di scene eccezionali e innovative, girate in bianco e nero? Non ci sono primi piani; lo spettatore deve vivere con i personaggi e condividere le atmosfere reali vissute dalla gente del Sud del mondo: le interminabili camminate, le estenuanti attese alle fermate di autobus che non arriveranno mai, le lunghe ore notturne rischiarate dalla tremula lampada a petrolio, i ritmi lenti dei tempi della raccolta del riso, la bellezza di un paesaggio che potrebbe dar vita a una mostra di meravigliose fotografie d'autore. Emblematica è la scena dell'agonia di Kadyo, accoltellato all'addome in mezzo alla folla da un sicario con gli occhiali scuri. l..'.uomo, per più di 20 minuti, si trascina in strade assolate semideserte, cade esausto, per poi rialzarsi con fatica e morire abbandonato in un fatiscente capannone industriale. Con questa scena Lav Diaz desidera che «il pubblico capisca le sofferenze patite dalla mia gente per un così lungo periodo di tempo: sotto gli spagnoli per più di 300 anni, sotto gli americani per circa 100 anni e ancora attualmente, sotto i giapponesi per quattro anni, e poi sotto Marcos per 20 anni, con effetti che si protraggono al giorno d'oggi». Per vedere e apprezzare un film come questo, bisognerebbe dedicare un week-end di «totale immersione». Non sarebbe tempo sprecato anzi, forse si potrebbe sperimentare un modo nuovo di fare «cultura». Sia i filippini che le persone desiderose di conoscere seriamente la storia dell'«arcipelago dorato» imparerebbero molto di più dalla visione di Ebolusyon che da centinaia di conferenze. E, come auspica Lav Diaz, i filippini potrebbero confrontarsi «apertamente con il nostro passato per costruire un futuro migliore». MC MAGGIO 2006 ■ 51

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