MISSIONI CONSOLATA D ico questo perché il filo che con Tito sono andato ad avvolgere in un gomitolo di storie,a Santo Domingo,ci ha portati a frugare fra le baracche di Barrio Guaricano; ma anche intorno agli ombrelloni di Boca Chica e a quelli di Samanà, non distanti dalla spiaggia che viene truccata da isola in un noto reality televisivo. Poi abbiamo visto e non dimenticheremo la Explanada de la verguenza, la spianata della vergogna,sulla quale incombe il Faro a Col6n (Cristoforo Colombo), brutto monumento,che ha la pretesa di far sintesi dell'umanità e di porsi come principio del Nuovo Mondo. Però abbiamo visto anche la «Prima Università», la sobria e sorprendente «Prima Cattedrale» (con la targa che ne ricorda la consacrazione a basilica, firmata dal genovese Benedetto xv), perfino i nobilissimi resti del «Primo Ospedale», intitolato a san Nicola di Bari. In realtà è stato un modo per celebrare il viceré Nicolas de Ovando, passato alla storia certo per la sua abilità di governatore delle terre d'oltremare, ma anche per aver sterminato gli sventurati tainos. Sono quelli che,all'arrivo di Colombo, avevano accolto l'ammiraglio con ingenua cordialità:gli stessi che, dopo la cura Ovando,scomparvero senza lasciare alcuna traccia di sé, a parte quelle che gli archeologi sanno ritrovare e valorizzare come reperti storici. e osì nella matassa sono rimasti immagini e appunti che a voi- ' te sembrano avere poco, o comunque meno,a che fare con il cammino pastorale di don Lorenzo Lombardo e don Paolo Benvenuto, insomma con l'impegno della missione diocesana di Genova a Santo Domingo, intensamente.vissuta anche dalle suore,che,appartenendo all'ordine delle Brignoline, issano un'altra bandiera con i colori e la croce di San Giorgio. È vero,a volte certi argomenti possono sembrare fuorvianti, ma servono acostruire ipotesi di contesto ed , è questo che rende possibile collocare le cose e le storie, percepire le sensibilità, tastare il terreno,sentire se e dove ci sia uno spazio di dialogo. Per capire il contesto, una sera abbiamo accompagnato don Paolo in ■■ ■■ ■■■ In alto, il farmacista con la pistola ben visibile. Sopra, suor Serafina visita una malata. uno studio televisivo (una sorta di Telepace dominicana) e abbiamo partecipato a una messa in diretta, osservando con sorpresa ed emozione il nostro turno di preghiera; con suor Serafina siamo andati fra i malati del barrio, entrando nelle loro poverissime case;sull'ambulanza di don Lorenzo abbiamo girato la città coloniale, vedendo e toccando i segni del suo essere stata avamposto della Vecchia Europa nel Nuovo Mondo. Ma siamo arrivati anche nella di- ' scarica di Duquesa,dove bambini di 12 anni raccolgono bottiglie rotte e si dissetano spremendo cartocci di bevande presi nella spazzatura:abbiamo registrato i loro sguardi, le loro esplosioni di infantile arroganza, le loro confessate paure di morire sotto un carico di rifiuti o per una infezione, la desolata ammissione che «qui nessuno va a scuola, perché nessuno si occupa di noi e noi dobbiamo procurarci almeno da mangiare». A bbiamo assaggiato anche la Santo Domingo dei vincenti. Ci ha aiutati l'esuberante ed efficientissimo Aldo Burzatta, portavoce degli italiani residenti. In segui- ' to alle sue segnalazioni abbiamo in- , MC MAGGIO 2006 ■ 21
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=