Missioni Consolata - Aprile 2006

LAVORARE INSIEME LAVORARE BENE S e i primi sette obiettivi di sviluppo del millennio non fossero bastati per sentirsi chiamati in causa in prima persona a difesa dei diritti per tutti, l'ottava meta richiede nero su bianco l'impegno dei paesi più sviluppati nei confronti di quelli più poveri. Lo sviluppo dell'economia, della salute, dell'istruzione, della distribuzione di servizi e opportunità uguali per tutti dipende dal lavoro dei governi dei paesi poveri, con l'aiuto e il sostegno di quelli dei più ricchi. !.:obiettivo numero otto rappresenta il sigillo degli impegni presi all'inizio del millennio, come a dire che il raggiungimento dei primi sette dipende dall'impegno di tutto il mondo, ciascuno per la sua parte. IMPEGNO ESOSTEGNO Le nazioni più e meno sviluppate stringono dunque una sorta d'alleanza, perché la strada verso i primi sette obiettivi del millennio sia percorribile da tutti. l paesi poveri lavoreranno per sostenere le economie, per assicurare lo sviluppo e sostenere le necessità umane e sociali. Dal canto loro, le nazioni più ricche sosterranno questo sforzo e questo lavoro, con diverse azioni. Viene richiesto loro di aumentare gli aiuti . allo sviluppo e a ridurre con rapidità il debito estero dei paesi poveri. Nel settore dell'economia e delle esportazioni, si domanda una maggiore attenzione alle difficoltà di chi ha un'economia meno sviluppata a proporsi, garantendo regole commerciali più eque. Le nazioni ricche sono chiamate anche a cooperare nel risolvere la questione dell'impiego dei più giovani e dell'accesso ai farmaci essenziali, oltre che a migliorare la disponibilità di nuove tecnologie, con un loro tra52 • MC APRILE 2006 L'obiettivo numero otto tira le fila dell'impegno del millennio. Se ciascuno non compie la sua parte, nessuna meta viene raggiunta. di Valeria Confalonieri medico e giornalista PeaceReporter (www.peacereporter.net) sferimento nelle zone più povere. Questi alcuni esempi dei passi indicati, per dare la possibilità alle nazioni meno sviluppate di costruirsi un'economia e un commercio, di avere uno sviluppo autonomo, di offrire un futuro alla popolazione, adulti e bambini, maschi e femmine. Soffermandosi per esempio sulla questione dell'occupazione dei giovani, non può essere dimezzata la povertà entro il 2015 (primo obiettivo), se non si sostiene il mondo ,del lavoro e non si offrono possibilità di impiego. Fra il2003 e il2015 ci si aspetta che entrino nel mondo del lavoro circa 514 milioni di persone in più. La capacità di assorbire questo aumento dipende dagli sforzi compiuti per una politica di impiego, per la formazione di opportunità lavorative per i giovani: nei paesi più poveri la probabilità di un giovane di essere disoccupato è tripla rispetto a un lavoratore più anziano. BUONE INTENZIONI SULLA CARTA Secondo un rapporto 2003 del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), i paesi che potrebbero sostenere finanziariamente lo sviluppo delle nazioni più povere sono più ricchi ora di un tempo; nonostante questo, i fondi destinati alla cooperazione internazionale si sono ridotti. Eppure, per ottenere gli obiettivi del millennio, sarebbe sufficiente lo 0,5% del prodotto interno lordo (Pii) dei 22 paesi più ricchi, pari a 100 miliardi di euro l'anno. Nel lontano 1970 le nazioni ricche si erano prese l'impegno (ribadito a Monterrey nel 2002) di destinare lo 0,7% del loro Pii alla cooperazione internazionale: a oggi la percentuale raggiunta viaggia intorno allo 0,2%. DIFFICILE COMMERCIO Sul tema degli scambi commerciali fra paesi ricchi e poveri, la perdita annuale di questi ultimi dovuta alle barriere doganali supera i 100 miliardi. Per esempio, i dazi sull'esportazio-

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