Il DOMENICA DELLE PALME 1111 11 1111111111 china da guerra (Sal 20,8; 33, l 7; 76,7; 147,10; Pr 21,31; ls31,3;0s 1,7).È considerato arma pesante, specialmente se unito al «carro», ed esprime la «potenza» di chi li possiede. L'espressione «cavallo e cavaliere» diventa espressione tecnica per indicare una perfetta macchina da 1 guerra inarrestabile, che solo Dio sa affrontare e distruggere (Es l 5, l .2l; Gb 39,l 8; Ger 51,21). Carri e cavalli rivelano una supremazia bellica, un forte deterrente contro eventuali attacchi. L'uomo che ostenta la sicurezza dei suoi ca1 valli armati di carri è il faraone, simbolo stesso del nemico di Dio, emblema del persecutore e oppressore (Es l 4,9.23).Oggi corrisponderebbe a un carro armato missilistico. Il profeta Zaccaria (citato da Mt 21 5) prosegue così:«Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco della guerra sarà spezzato, annunzierà pace alle genti» (Zc 9, l O). Carri e cavalli cioè l'ignominia della guerra (d ls 2, l -5). D i norma i figli d'Israele combattono a piedi, risultando così molto lenti di fronte a chi è più forte e potente, ma è proprio questa la loro specificità. Non è Israele che combatte e vince o perde,ma è Dio che combatte per Israele, se essi non confidano nella potenza esteriore o nel numero,ma hanno fede in Yhwh che li protegge da ogni pericolo e sopruso. Mosè prima di morire aveva messo in guardia:«Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli, carri e un popolo più numeroso di te, non ne avere paura: perché il Signore tuo Dio è con te, lui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto»(Dt 20, l -4, qui v. l), cioè ti ha li48 • MC APRILE 2006 berato dalla pre-potenza del faraone nonostante i suoi carri e i suoi cavalli. Mosè può dire queste parole perché aveva già sperimentato che la vittoria sul feroce Amalek non è dovuta alla forza del suo esercito, ma alla sua preghiera:«Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek» (Es l 7,9-l 5). La preghiera è lo scudo del credente in ogni awersità della vita, fisica o spirituale. l martiri di tutti i tempi hanno sempre vinto i loro aggressori non con le spade, ma con la preghiera fino al dono della vita. N el703/702 a.C., il re Ezechia invia un'ambasciata in Egitto, la potenza mondiale dell'epoca, per chiedere aiuto contro l'Assiria di Sennacherib:una piccola e insignificante nazione vuole schierarsi accanto alla «grande potenza»,per non essere schiacciata e averne un tornaconto. Contro questa politica di alleanze di comodo si schiera il profeta Isaia, che profetizza:«Guai aquanti scendono in Egitto per cercare aiuto,e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore» (ls 3l,l). Il profeta pensa a quanto è awenuto in un altro viaggio, dall'Egitto alla terra promessa, nell'esodo, quando il faraone si credeva forte perché aveva un potente esercito, che nulla ha potuto contro gli ebrei inermi, privi di armi, ma guidati dal Signore che camminava alla testa della colonna durante il passaggio del Mar Rosso: «Ha gettato in mare cavallo e cavaliere. Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvaIl villaggio di Bet-Fo_ge (coso dei fichi) sorge o 500 mcirco, oi piedi del Monte degli Ulivi od est, e okm l ,5 do Gerusalemme, sullo strodo per Betonio (coso dei datteri) e il deserto di Giuda. Qui ogni onno si snodo uno processioneocui portecipono i cristiani di tutto lo Palestina, ripercorrendo lo stesso strodo che fece Gesù alcuni giorni primo dello suo morte. In questo villaggio chi scrive ho vissuto per quasi 5anni, rivivendo più di uno voho ol giorno lomemoria del vangelo eanche lo «viu crucis» di tonti polestinesi provenienti do Betonio, che quasi quotidianamente venivano umiliati ol posto di blocco israeliano, piazzato proprio acconto olio chiesa «dello domenico delle palme». to... l carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso.Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra» (Es l 5, l -5). In Israele, il re Salomone costruisce il suo regno sui carri e i cavalli:«Salomone aveva 4 mila scuderie per i cavalli dei suoi carri e l 2 mila cavaVi» (l Re 5,6), eppure il suo regno dura poco, perché alla sua morte si disintegrerà per sempre e non si ricostruirà mai più. L a riforma deuteronomistica del sec. VII a. C. aveva profetizzato che il futuro re d'Israele, antenato del Messia, sarebbe stato colui che «non dovrà procurarsi un gran numero di cavalli, né far tornare il popolo in Egitto per procurarsi gran numero di cavalli» (Dt l 7, l 6), perché il potere del re d'Israele deve essere un potere opposto a quello del faraone:«Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli; noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio» (Sal21/20,8). In questo contesto, il profeta Zaccaria annuncia il re-messia, che cavalca un asino, anzi un puledro di asina, cioè un animale mite, ma anche fragile e debole come un puledro. Cavalcando un'asina per entrare in Gerusalemme, si presenta come l'erede messianico del re Davide che viaggiava sulla mula e non sul cavallo (d l Re l ,38) e come colui che ha del potere un concetto di servizio e non di sopraffazione: «Voi sapete come coloro i quali sono ritenuti capi delle nazioni le tiranneggiano, e come i loro prìncipi le opprimono. Non così dev'essere tra voi; ma piuttosto, se uno tra voi vuole essere grande, sia vostro servo, e chi tra voi vuole essere primo, sia schiavo di tutti. In-
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