Missioni Consolata - Aprile 2006

Il GIBUTI tanto triste al sapere che tu non andrai in paradiso».«Ma come- dico io -,perché non andrò in paradiso?». «Sì,- risponde- perché tu non sei credente». Sono parole che esprimono sincero apprezzamento. Il giorno in cui sono partito da Gibuti per venire in Italia, mi salutò secondo il costume del luogo: mi baciò la mano, quindi mi offrì la sua da baciare e portare al petto.Fui sorpreso da tale saluto, perché è riservato solo alle persone considerate vicine e amiche. Ciò significa che mi sente vicino, mi consi1 dera amico e, da vero amico, desidera che anch'io vada in paradiso come lui. CARITAS PERTUTTI In linea di massima la Caritas si impegna nella realizzazione di progetti 1111 1111 11111111 a favore di situazioni umane di povertà nel senso più ampio della parola. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le associazioni locali con scopi culturali, sanitari e di sviluppo della donna, ecc. Molte di esse sono riconosciute dallo stato e, anche se sono realtà interamente musulmane, vengono a chiedere aiuto alla chiesa cattolica tramite la Caritas. Mi presentano dei progetti e discutiamo insieme sulla loro fattibilità. Ultimamente, per esempio, abbiamo preso in considerazione la formazione di una cooperativa di pesca, la costituzione di una biblioteca di quartiere, l'alfabetizzazione di ragazzi che hanno abbandonato la scuola. Questi progetti, poi, vengono sottomessi al comitato direttivo della Caritas, presieduto dal vescovo, che decide l'approvazione o meno del progetto. Di queste associazioni ce ne sono circa 2 mila nella capitale e tutte conoscono e apprezzano la Caritas perché sanno che aiuta e finanzia i loro progetti. In passato la Caritas ha svolto un programma di formazione per i rappresentanti delle associazioni, per insegnare alcuni elementi base per il loro funzionamento: spirito associativo, come pianificare un progetto, come mantenere la contabilità, ecc. Una iniziativa che intendiamo riprendere. Per questo ho organizzato 1 un incontro con esponenti delle associazioni sorte negli ultimi tempi, a cui hanno risposto una sessantina di persone: tutte si sono dichiarate interessate a continuare tale programma. Tale assenso sottintende il loro vero interesse, cioè, che la Caritas sostenga i loro progetti; sanno, infatti, che non otterranno il nostro appoggio se i loro progetti non garantiscono un certo grado di successo. Il mio compito, quindi, è di esaminare e discernere quali sono le situazioni di povertà in cui la Caritas può intervenire, studiarne i contorni, la fattibilità e il processo di ogni progetto. Ogni giorno c'è la processione di persone che vengono a chiedere aiuti: vestiti,medicine, soldi per pagare l'affitto... Per questi casi, la Caritas non ha un fondo apposito; ma, dietro mia insistenza, da qualche mese il vescovo ha stabilito una piccola riserva a cui posso attingere per venire incontro a queste richieste spicciole di aiuto. La maggior parte di queste persone parlano solo amarico, oromo e altri idiomi, per cui è difficile intendersi: dobbiamo cercare qualcuno di passaggio che parli la loro lingua e faccia da interprete. Il fattore linguistico è ancora uno dei problemi più sentiti nel nostro lavoro, perché impedisce il dialogo diretto, limita la possibilità di creare relazioni con le persone. l BAMBINI DI STRADA Uno dei programmi della Caritas 1 diocesana si occupa dell'assistenza ai bambini di strada, quasi tutti etiopici. Arrivano a Gibuti illegalmente; Gibuti: il porto, la cattedrale e baracche alla periferia della città. ~--·--·---------------------------------------------------------- ------------------------------- 12 • MC APRILE 2006

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