Missioni Consolata - Marzo 2006

- ■ PALESTINA tale ha scelto Hamas,contro il volere occidentale. Per spirito anti-Bush, certo; per dare una lezione a Israele, sicuro; per chiedere rispetto dai predicatori di libertà,senza dubbio.li popolo palestinese, esercitando un suo diritto fondamentale e primario, votando liberamente ha scelto contro tutte le aspettative degli altri. Ritorna la domanda iniziale:che cosa accadrà adesso? Anzi,cosa dovrebbe accadere adesso? Cominciamo a rispondere alla seconda domanda: non dovrebbe succedere «niente», perché ci aspettiamo che Stati Uniti, Israele, Europa e l'Onu prendano atto delle elezioni e della lezione di democrazia del popolo palestinese e s' inchinino, senza distinguo,ai risultati. Hamas ha l'onere del governo e verrà giudicato non «preventivamente»,ma solo in base alle scelte che farà e alle posizioni che assumerà nei consessi internazionali, come si giudica e si esige da qualsiasi altro stato democratico. Sappiamo che non accadrà, perché alcuni occidentali hanno della democrazia un concetto di sovranità limitata,contrariamente all'attuale governo palestinese di Abu Ala, che a urne ancora aperte si è dimesso, riconoscendo l'esito del voto come volontà del popolo libero e sovrano. Non cosl l'ala armata di Al Fatah che, passando all'opposizione, assumerà quella che fu la posizione fino aoggi di Hamas. La guerra civile è sulla soglia. Pur di non riconoscere Hamas, Israele e Usa cominceranno il balletto di richieste di supplemento di de58 ■ MC MARZO 2006 ■■ ■■ ■■ mocrazia, come condizione per il riconoscimento. Nessuna risposta di Hamas sarà mai esauriente:di richiesta in richiesta si concluderà con un nulla di fatto. Hamas risponderà per le rime,al - meno in principio, rafforzando le dichiarazioni sulla propria radicalità, per non perdere la faccia davanti al suo popolo. Si ammorbidirà molto lentamente; ma cosl i tempi della pace si allontanano drasticamente. In compenso faranno affari i venditori di armi d'Oriente eOccidente. La prima domanda è più complessa, ma possiamo azzardare alcune conseguenze,già iscritte nella realtà dei fatti. Hamas ha la maggioranza assoluta e può governare da solo. Bene ha fatto Abu Mazen a rifiutare,almeno per ora,qualsiasi accordo di coalizione: è bene che Hamas si cimenti e si misuri con i suoi progetti, il suo popolo, lo scenario mondiale. Il primo anno trascorrerà in salamoia: ognuno resterà sulle sue posizioni. Hamas strillerà e inveirà per non perdere la faccia; ma, ogni giorno che passa, stri I lerà e inveirà un po'meno.Sa infatti che,se rompe con l'Occidente, dovrà dire addio ai miliardi di euro e dollari stanziati e stanziabili per il rafforzamento democratico e la ricostruzione. Dall'altra parte, Israele eBush diranno ogni sorta di contumelia contro Hamas, ma questo fa parte del giochino della politica all'acqua minerale: si andrà avanti senza alcuna scelta perché adesso non scegliere è interesse di Israele. Un'altra conseguenza riguarda le elezioni in Israele amarzo: si rimeDopo la vittoria di Hamas: rimangono i problemi di soprawivenza. scolano le carte e si radicalizzerà lo scontro all'interno di Israele; perde la politica di Sharon e si rafforza quella di Netanyhau,cioè la destra oltranzista e i sionisti radicali. Da parte sua, Hamas non è all'altezza di governo:non ne ha l'esperienza e la maggior parte dei suoi adepti e capi sono alquanto ignoranti. Cercherà atutti i costi di governare con Al Fatah, che alla fine accetterà per senso di responsabilità, alzando la posta di contrattazione e imponendo figure esterne nella compagine governativa. Alla fine del tira e molla,si avrà un governo «misto»: il nome sarà di Hamas, ma il potere reale sarà nelle mani di Abu Mazen, che governerà nell'ombra, per garantire l'Occidente e per permettere ad Hamas di fare quei passi dolorosi.ma necessari verso un sistema parlamentare di confronto politico. Questa soluzione permetterà ad Hamas di giocare la carta governativa e internazionale, l'unica che le permetterà di uscire dall'isolamento e principalmente dalla lista di proscrizione di Bush, con alcune conseguenze owie:da gruppo di pressione militare, vissuto di guerra e guerriglia senza esclusione di colpi, si riciclerà in soggetto politico,dichiarerà di abbandonare le armi, ma senza consegnarle; gli altri non gli crederanno, facendo finta di credergli. Il popolo palestinese sa che con Hamas rischia ancora di più la miseria e la fame; ma quando i poveri so1 no costretti dalla cecità del mondo a vivere per tutta la vita nei campi profughi (dovevano essere prowisori, ma durano dal 1948), avendone avuto l'occasione,ha preferito levarsi una soddisfazione, facendo saltare d'un colpo tutte le cancellerie del mondo: il bisogno di onore spesso è più nutriente del pane. Per una volta i palestinesi sono sulle prime pagine dei giornali,come liberi democratici in democratiche elezioni. Lasciamogli godere in pace questo orgoglio di <<popolo senza terra». Nel 1967, Paolo v1 aveva messo in guardia dalla «collera dei poveri» (Populorum progressio 49), perché avrebbe prodotto «conseguenze imprevedibili». Come volevasi dimostrare. ■

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