Missioni Consolata - Marzo 2006

■ PALESTINA ■■ ■■ ■■■ La vittoria di Hamas e gli «scherzi» della democrazia Dopo che le elezioni democratiche nei territori palestinesi hanno dato la maggioranza assoluta ad Hamas, il movimento nato con lo scopo di distruggere Israele, che accadrà? Cosa dovrebbe succedere, per riavviare il cammino di pace tra israeliani e palestinesi? Sono domande cui non è facile rispondere; tuttavia stimolano ad approfondire una situazione molto complessa. 1125 gennaio 2006 si sono svolte per la prima volta le elezioni poli - tiche nei territori palestinesi. Queste elezioni sono state volute fortemente dagli Stati Uniti e contrastate da Israele: i primi perché volevano il rafforzamento della dirigenza di Abu Mazen e Abu Ala;gli altri perché vi scorgevano il principio della fine di un'occupazione ormai non più sostenibile,dopo che lo stesso «falco» Sharon si era convinto della necessità di ritirare una parte degli insediamenti. I pronostici della vigilia sono stati smentiti clamorosamente: il popolo palestinese, da 60 anni in campi-lager, usando la scheda elettorale ha fatto piazza pulita di un'intera classe dirigente, identificata nel gruppo di Al Fatah, fondato da Arafat,e ha dato la maggioranza assoluta ad Hamas (Movimento di resi - stenza islamico). Fondato dallo sceicco Ahmed Vassin eMohammed Taha nel 1987 con il solo obiettivo di distruggere lo stato d'Israele e impiantare al suo posto uno stato palestinese islamico, Hamas è il gruppo armato più irriducibile,che nell'ultima intifada (20002002) ha inventato e utilizzato i kamikaze come bombe umane contro i civili israeliani, causando stragi nel cuore stesso di Israele: i propri figli carne da macello per macellare i figli del nemico. Da un punto di vista geopolitico, peggio di così non poteva andare. Una domanda preme su tutte: che succederà adesso? Hamas è nella lista nera dei terroristi,stilata dal governo Bush econdivisa dai governi europei incollati alla politica degli Usa. In Israele è fuori scena Sharon, le cui ultime scelte, prima della malattia invalidante, avevano aperto un fronte interno, rimettendo in moto un processo politico nuovo,approdato in un nuovo partito, Kadlma (Avanti}, nato dalla scissione dello storico partito Likud (Rafforzamento). Il primo contraccolpo si avrà proprio in Israele: alle elezioni di marzo Israele non voterà liberamente, perché la vittoria di Hamas lo condizionerà.Già dal giorno dopo il risultato elettorale,anche Ehud Olmert, sostituto di Sharon a capo di Kadlma, ha cominciato a rincorrere la destra di Netanyhau in dichiarazioni di totale chiusura senza se e senza ma. Quando vivevo aGerusalemme, nelle mie corrispondenze durante l'ultima intifada, pronosticavo che la Palestina negli anni a venire avrebbe visto ancora due guerre civili. Una all'interno delle fazioni armate , palestinesi:evento che si sta verificando già, perché difficilmente il braccio armato di A/ Fatah cederà il potere ad Hamas senza muovere muscolo. La seconda in Israele, che deve decidersi se essere uno stato laico o uno stato teocratico. la scissione di Sharon dal likud e la formazione di un nuovo soggetto politico è una pietra verso questa soluzione. L'effetto più sconcertante del risultato, infatti,è la radicalizzazione

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