Missioni Consolata - Marzo 2006

de la persona-coppia, spezzando in due la coppia, che cosl non può vivere: un corpo spezzato in due è un cadavere smembrato. S e la coppia è l'immagine più adeguata di Dio, viene logico domandarsi, in rapporto a Dio, quale sia il ruolo del prete che coppia non è. In quanto -singolo», in forza di Gen 1,27 sarebbe incapace di rappresentare Dio, dal momento che egli per legge canonica non può esercitare la sessualità genitale. lo stesso vale per i monaci, le monache e in generale per i religiosi che fanno un voto di verginità, promettendo a Dio di non essere mai coppia, ma di restare sempre sessualmente incompleti Da una parte tutta la creazione è proiettata verso la coppia, perché tutto ciò che è creato nei primi cinque giorni è in funzione del giorno sesto, il giorno in cui Dio crea zakJr/maschio e neqebàhlfemmina. È la coppia il vertice del creato e, vivendo una relazione vitale fondante, è rappresentativa di Dio come AgJpe/Amore di cui è l'immagine adeguata. Dall'altra parte il prete (religioso/a, monaco/a) che ha fatto promessa di celibato (o voto di castità) non può rappresentare Oio-Agàpe/Amore perché egli è incompleto, non è coppia. Il Talmud babilonese nel trattato jebamoth 63' , a questo riguardo è lapidario: «Un uomo che non ha moglie non è un vero uomo, poiché è detto: maschio e femmina li creò... e dette loro nome Adam (Cen 5,2). La domanda è: se la coppia è immagine di Dio, il prete (il monaco/a) di chi è immagine? La risposta articolata, a mio parere, potrebbe essere la seguente. Sappiamo per rivelazione che Dio è «unità• e «trinità». Dio è uno solo e non c'è altro Dio al di fuori di lui: «Ascolta, Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno, (Dt 6,4). Questa unicità di Dio si è manifestata a noi storicamente come comunione di Padre, di Figlio e di Spirito Santo. Per questo possiamo dire che «Dio è Amore»(1 Cv 4,8). La trinità di Dio altro non è che l'unità divina vissuta come pienezza di comunione senza fine. La coppia è una pienezza, un incastro d'amore mandato nel mondo a indicare la strada di Dio che è amare, amare sempre, amare comunque. Chiunque vede una coppia amante dovrebbe essere indotto immediatamente a rapportarsi con il suo Creatore di cui la coppia è copia conforme. Ma la coppia in quanto sacramento visibile di Dio-Agàpe corre il rischio di Adamo ed Eva, cioè, della presunzione superba, che potrebbe indurla a credere di avere raggiunto la perfezione e quindi chiudersi all'interno di se stessa, senza bisogno di altre conversioni per mettere sempre più a fuoco l'immagine di Dio che racchiude. Amarsi anima e corpo potrebbe dare l'ebbrezza dell'autosufficienza ripiegata su se stessa, facendo dimenticare che l'obiettivo finale della coppia è sempre Dio. Il celibe (il consacrato/a in genere) ha il ruolo pedagogico di ricordare alla coppia che c'è un solo Dio e solo lui è l'Assoluto, il Primo e l'Ultimo (Ap 1,17; 22,13) e che nessuna realizzazione di pienezza d'amore può esaurire il desiderio di amore infinito che c'è in ogni cuore. Il celibe (religioso/a) ha la funzione profetica di ricordare alla coppia che se l'incastro è autentico e se l'amore che sperimenta è vero, inevitabilmente conduce all 'Assoluto dell 'Amore di Dio, anche oltre la morte. Chiunque vede il celibe (religioso/a) sente di essere riportato alla radicalità evangelica, che chi ama la moglie o il marito più di lui non è degno di Lui (cfMt 10,37): il maschio è la via di Dio che realizza la femmina; la femmina è fa via di Dio che realizza il maschio-. maschio e femmina dicono insieme al mondo intero e al celibe che «Dio è Amore/Agàpe• (1 Cv 4,8). Il celibe (monaco/a, religioso/a), a sua volta, potrebbe essere preso dal dèmone dell'esclusività, dall'intransigenza della casta e dalla disperazione della solitarietà senza riferimento al di fuori di sé. Il rischio dei celibi è il peccato di grettezza e chiusura narcisistica. Presumendo di essere più vicino a Dio-Uno, il celibe rischia di consumarsi in una vita gretta e senza amore, chiuso in rituali di morte liturgie, schiacciato dalla lettera della legge e ossessionato dal peccato. La coppia diventa allora profezia vivente per il religioso/a o celibatario a cui ricorda che Dio non è solo Uno, ma è anche Trinità, cioè relazione e condivisione e senza comunione non può esserci vita né fede. Un celibe chiuso in sé, sterile nel ventre e 1 arido nel cuore è inutile a sé, agli altri e anche a Dio. Un simile celibe di norma dedica la sua esistenza alla ricerca ossessiva degli onori della carriera. Nessuno esiste per se stesso, ma ciascuno di noi è stato pensato e amato per amore e a servizio degli altri. Ecco dunque la reciprocità: la coppia è profezia de/fa Trinità di Dio-Agàpe e il celibe-religioso/a è profezia dell'Unità di Dio e della sua esclusività. Coppia e celibe, procedono insieme protesi verso l'Assoluto, che si manifesta nella gloria della croce, il trono della redenzione che compie definitivamente la creazione in attesa dell'ultima ora, quando «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor 15,28). Assaporiamo ancora una volta Cen 1,27 nella versione letterale con la trascrizione dell 'ebraico: ' E creò Dio l'Adam a sua immagine Wayyibarà 'elohim et-ha'adam bezalmò a immagine di Dio creò esso bezelem 'elohim barà' 'otò maschio e femmina creò loro zaUr u-neqebàh barà' 'otàm La coppia è immagine e somiglianza di Dio «Amore», che si ' esprime nella relazione di zakàr/u-neqebàh. Tale relazione costituisce il principio fondamentale non solo della persona umana, ma di tutta la creazione che vibra nella polarità 1 maschile-femminile. La cultura cinese parla allo stesso modo di yin e yan. Anche ' l'ebraismo dà vita a una specifica corrente di pensiero che sviluppa il significato nascosto della sapienza della vita per rag- 1 giungere il vertice e la sintesi della conoscenza che è la mistica: è la Qabalàh (tradizione/accoglienza/ricezione) , che, nella corrispondenza delle parole e lettere con i corrispettivi numeri, applicando la scienza dei numeri o ghematrìa, è in grado di raggiungere significati profondi che ancora oggi riescono ad affascinarci e stupirci. Della _Qabalàh e delle sue applicazioni a que- , sto versetto tratteremo nel prossimo numero. Adam: Agòpe: Bezalmò: Beze/em: O.awalEva: Ghematria: Jevamoth: Qaba/òh: Hawayah: Neqebàh: Talmud: Yhwh: Zakdr: GLOSSARIO DEI TERMINI EBRAICI Il sangue; oppure da admdh che significa terra/suo/o. Indica il ' genere umano indistinto. Amore totalmente grotuito. A suo immagine. A immagine. V-wente (etimologia popolare) Studia o scienza dei numeri applicati alle consonanti dell'alfabeto ebraico e greco, da cui si possono ricavare molte combinazioni e significati. /..e;irato (trattato del Talmud su questioni particolari riguar• do al matrimonio). T mdizionelricezione/accogf'ienza. Anche Còbala: corrente di pensiero basato specialmente sull'esoterismo dei numeri. Esistenza. Da questo termine deriva Eva. Perfarota e quindi femmina (in riferimento al sesso). Insegnamento/istruzione/studio. È la raccolta delle discussioni avvenute tra il sec .111 a.C.e II sec. d.C. fra i saf:)ienti (hakhamim) e I maestri (rabbi) sui significati e applicazioni della scrittura. Si divide in 2 parti: Mishnòh e Ghemardh. Esistono 2 versioni: il Talmud Jerushalml (di Gerusalemme), scritto tra i sec. iv-v1 dC. e il Talmud 8avlì (di Babilonia), redatto tra i sec. v-vu d.C . Signore. Nome santo di Dio che gli ebrei non pronunciano per rispetto. Poiché è compoSto da 4 lettere è detto anche 1 tetragramma. Pungente e quindi maschio (in riferimento al sesso). I I ---• .. ___ _, MC MARZO 2006 ■ 55

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