Missioni Consolata - Marzo 2006

DOSSIER - -· - - -- -- - - - - - - - - - - - - -- -- - -- - - - - - - - - - - - -- -- - - - - - - - - - - - - - - - - UNA SOCIETÀ MOLTO TRADIZIONALISTA ESSERE DONNA IN ALBANIA Una sera d'autunno, lo scorso ottobre, stavo rincasando dopo una cena in pizzeria con un'amica albanese. Lo facevamo almeno una volta ogni quindici giorni. Ci incontravamo come vecchie amiche, anche se in realtà la conoscevo da appena un anno, e ci confidavamo gioie e frustrazioni. Dopo esserci salutate ad un semaforo sul lungo Lana, il fiume che attraversa Tirana, camminavo da sola a lato della strada, cercando di non cadere in un tombino aperto (qualche ladro dawero originale ha sottratto molti coperchi dei tombini della città). L:aria era tiepida e la solitudine del momento mi faceva rimuginare, come sempre prima che l'inverno, che in Albania tarda sempre ad arrivare, mi gelasse in qualche modo il pensiero. SUBORDINAZIONE FEMMINILE Le storie sofferenti di tutte le ragazze e le donne incontrate in questi anni stavano diventando, per me, la normalità, come se fosse normale anche per me accettare che il loro destino fosse uno: rassegnarsi ad una violenza sottile di subordinazione della donna all'uomo, senza possibilità di cambiare le cose. Per uomo non intendo solo il marito, ma anche il padre ed i fratelli, i quali, in mancanza di quest'ultimo, ne prendono il posto a tutti gli effetti. Tale subordinazione, però, sottintende ulteriori tacite sottomissioni della donna: alla famiglia del marito, ai doveri della brava donna di casa, e soprattutto all'opinione della gente. Quest'ultima è come una gabbia con la porta aperta: si potrebbe uscire, ma qualcosa lo impedisce. E quel qualcosa è insito I nell'animo di ogni donna, non solo albanese, che, moglie e madre, fa di tutto per salvaguardare la sua famiglia. Per proteggerla, soccorrerla, difenderla, come solo una donna può fare. Quando gli uomini hanno cominciato ad emigrare per poter soprawivere, le donne hanno continuato da sole a svolgere il duro lavoro nei campi, senza l'ausilio di alcun macchinario. Questa è la situazione dell'Albania di oggi, dell'Albania dei villaggi, in cui le donne, oltre al lavoro rurale, si occupano dell'educazione dei figli, mentre accudiscono i genitori anziani e pensano a come non far loro mancare il pane. Il tutto con poche ore di luce, ed a volte anche di acqua, al giorno. Freddo, preoccupazioni e drammi interiori che non possono essere sfogati, portano la donna albanese a dimostrare quasi sempre molti anni in più rispetto alla sua età. Le rughe di espressione sono spesso forti, marcate, le sopracciglia prendono una piega particolare, le mani sono quelle di chi conosce il lavoro duro. Nei villaggi, così come nella capitale, il controllo sulle donne è ancora molto forte. In molte famiglie, quelle più tradizionaliste, è il padre che deve dare il consenso alla moglie o alle figlie di parlare, soprattutto quando ci sono ospiti in casa, ed ha l'autorità di zittirle quando il loro parere non è desiderato. Capita che il padre, o i fratelli, impediscano alle sorelle minori di continuare gli studi in un'altra città dopo la scuola media, per paura che la ragazza faccia qualcosa di immorale. Anche il trasferimento a Tirana per lavoro è spesso impedito dai genitori della ragazza, perché non c'è fiducia. IL MATRIMONIO La maggior parte dei matrimoni non sono d'amore ma combinati dai genitori o dai parenti del ragazzo e della ragazza, ed il fidanzamento ufficiale è d'obbligo per chi vuole vedersi con il proprio ragazzo. Non è possibile, dunque, stare un po' insieme per vedere se si va d'accordo. Qualora la ragazza si recasse in altre città da sola o con un'amica, senza essere accompagnata da un cugino o un fratello, spesso verrebbe considerata poco seria dalla gente e dai vicini, dunque non più degna di rispetto. Alla stregua di una prostituta. Da qui, sarà difficile trovare un marito, e così la tipologia di uomo che la prenderà in considerazione andrà in ribasso a seconda della gravità della «colpa» commessa: uscire da sola, far tardi all'imbrunire, aver perduto la verginità, aver rotto un fidanzamento, aver divorziato. In questi casi, ci si potrà unire con uomini che hanno già rotto un fidanzamento, divorziati, alcolizzati, ex carcerati, o con un difetto fisico. Neanche a parlarne di fidanzarsi con un <<intellettuale», termine che in Albania si usa per riferirsi alle persone laureate, colte. In un paese in cui viene praticata la cucitura dell'imene per «ricostruire» l'illibatezza della ragazza, in caso di perdita della verginità prima del matrimonio, essere donne è stato ed è tutt'oggi molto difficile. La ragazza che sposa il minore di più fratelli, per tra- ~-~------------~------------~---------------------------------------- 42 ■ MC MARZO 2006

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