Missioni Consolata - Febbraio 2006

MISSIONI CONSOLATA 1111 111111 1111 ---------------------------------- - ------ - ------- - --- - - --- ---------- -- -------------------- --- ----- - ---- - -- ~ tuisce la saggezza con la tecnica, la solidarietà con il controllo. t vero.Siamo in una terza fase dello sviluppo della medicina. Nella prima ci si prendeva cura del malato, si forniva al più una diagnosi,per il resto ci si limitava di fatto aoffrire conforto equalche palliativo. Nella seconda l'orizzonte è mutato: ci si è ripromessi di curare, vincere le malattie e salvare i malati. Ci piaccia o no, siamo ora nella terza,che,secondo Callahan {l 987),è l'era dei limiti imposti dalle restrizioni che pesano sulla economia. li dilemma non è più del singolo o del solo volontariato o della missione emblematicamenteimpegnata, ma della società intiera. Fu forse una generosa utopia quel-. la che ci ha portato a progettare una sanità pubblica, in cui ciascuno ricevesse secondo i propri bisogni, pur contribuendo nei soli limiti delle proprie possibilità? Forse sì, ma resta il dovere di: - non rinunciare a un'importante conquista di civiltà; - prowedere a un riassetto istituzionale eorganizzativo dell'esistente; -e adeguatamente correggere gli errori e gli sprechi di uno stato sociale spendaccione, corrotto e diseducatore,senza far passare il tutto sulla testa del più debole e diseredato. Se la questione vertesse solo sulla razionalizzazione della spesa sanitaria, attraverso modelli più appropriati e controlli più sistematici, saremmo di fronte {Pasini l 998) a una mera questione di efficienza e la questione àndrebbe risolta a livello organizzativo. Ma non si tratta soltanto di questo, bensì di decidere anche chi curare e fino ache punto estendere i servizi. Di qui la inevitabilità delle scelte, che implicano ulteriori dilemmi etici, quali il valore della vita delle singole persone, la qualità dell'esistenza loro assicurata, la dignità da sottrarre alla valutazione del mercato. Certamente il mito del tutto a tutti {e per di più gratis) deve fare i conti con i diversi tipi di razionamento e la questione, essendo pubblica e dunque politica, tocca al cuore il rapporto tra democrazia e assistenza sanitaria. E d è così che se ne è parlato in questo Convegno. Per dire che cosa? Che intendiamo sia giustizia, in questo ambito, l'impegno di: - non alimentare le confusioni, - non mascherare le differenze, - deflazionare gli individualismi, privilegi, errori, furbizie interessate, -preparare un clima di reciproco servizio, fatto di fiducia partecipe e autorevolezza competente, senza -annullare le responsabilità di ognuno,atutti i livelli. Qualcosa si muove in quello che, da parte di tanti, si ritiene lo sfascio: molte coscienze prendono la parola, varie energie vanno mobilitandosi. Solo che il presente non produce da sé il futuro, occorre reinventarlo nella misura delle proprie speranze. Noi Il professarMario Portigliatti Barbos, ordinario emerito di scienzemedico-forensi. medici per primi. Ci dobbiamo aiutare tutti,perché fare delle scelte significa anche rivitalizzare il concetto di solidarietà, altrimenti svuotato {perché spinto oltre i limiti di ciò che si può ragionevolmente ottenere), rispettando: - l'uguaglianza delle persone, -il bisogno fondamentale di protezione della vita umana, - il principio di reciproco aiuto. Eche l'invito parta anche da questo Convegno è frutto di una coscienza critica che dovrebbe far ben sperare chi da fuori guarda edi noi non dispera. • MC FEBBRAIO 2006 • 61

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