Missioni Consolata - Febbraio 2006

- - - - ---------;--------- Il MISSIONARI tAICI 11 1111 11111111111 di allevamento di bestiame (quali polli, capre, ecc.) e anche attrezzature varie per l'agricoltura. Ci è stato anche insegnato come fare l'orto: non abbiamo problemi di verdura, ora, anche nei periodi di siccità. Perciò, fatevi avanti e controllatevi, non fatevi ingannare dall'apparenza del vostro stato di salute, pensando di stare bene.No, fai le analisi per conoscerti. Ese non hai fatto le analisi, sta' zitto, non indicare a dito le persone! M i chiamo Abely Myovela, ho 39 anni. Con molte speranze vivo nella città di lringa. Ho scoperto di avere il virus dell'Aids il12 dicembre dei1996.Questo awenne dopo lunga malattia, che mi vide ricoverato per più di due anni. Mentre ero in ospedale, fui consigliato di fare le analisi per vedere se avessi l'Aids, ma non accettai quel consiglio. Il dolore cresceva, il mio problema diventava sempre più grande e cominciarono a venir fuori molti bubboni.Tornai così dal dottore che mi aveva in cura, il quale mi consegnò un foglio con cuj mi mandava dal consulente medico dell'ospedale. Il dialogo si protrasse a lungo, almeno due ore e mezzo; dopo di che, mi fu prelevato il sangue. Quando le analisi furono pronte, i risultati era22 • MC FEBBRAIO 2006 no inequivocabili:avevo contratto,il virus dell'Aids! Il consulente, in quel secondo colloquio e dopo avermi fatto conoscere i risultati, si accorse che avevo cambiato atteggiamento, tanto da andarmene sbattendo forte la porta. Quando la rabbia si affievolì, tornai dal consulente, che mi rassicurò riguardo il mio comportamento: era cosa normale. Non ero il solo in quella situazione, c'erano anche degli altri e, se lo desideravo, mi avrebbe accompagnato da loro. Accettai la proposta e mi condusse a un incontro con malati che avevano contratto il virus; in gruppo, ricevemmo dei consigli. Ho deciso di non nascondermi alla società, anzi desidero che la gente veda una testimonianza vera, affinché comprenda la gravità di questo problema.Ho continuato a ricevere tanti insegnamenti per poter vivere con speranza; ho la possibilità di incontro con altre persone che hanno il virus; ho frequentato seminari per conoscere l'importanza di una buona alimentazione per curare le ma- ' lattie a esso collegate e prevenire nuovi contagi. Nonostante sia infetto, posso vivere più a lungo. Ho imparato che avere il virus non significa essere già Bambini di un asilo di lringa. morto. Ho incontrato altre persone malate e associazioni che si occupano di loro. Sono venuto a conoscenza dei luoghi dove vengono offerti servizi e aiuti di altro genere. In ospedale, conoscendo la mia situazione, vengo subito accolto e curato. · A dire il vero, all'inizio ho avuto molti problemi, soprattutto quando ho ammesso apertamente la mia situazione; e così, quando gli altri ne sono venuti a conoscenza, ho sperimentato una situazione di infelicità. Ero, infatti, visto come un «diverso». Ciononostante, non mi sono scoraggiato. Mi sono fatto avanti e ho cominciato a dire a tutti che solo facendo le analisi è possibile sapere se uno sia affetto o no dal virus dell'Aids. Poiché in quel periodo ero in una situazione pietosa, la gente mi aveva già battezzato con svariati nomi:«ll compare ha il tamburo; il compare si è inciampato; il compare ha l'elettricità; il compare è andato a sbattere...» (espressioni che ho tradotto letteralmente, molto efficaci nel nostro linguaggio di strada, ma che in fondo indicano chi è stato contagiato,ndr). Però non ho mollato e ho continuato a espormi. Ho creduto che ciò fosse normale. Allo stesso tempo, molti di coloro che mi indicavano a dito se ne sono andati proprio per lo stesso male. Non sapevano che l'Aids è una tragedia nazionale e mondiale. Altri che hanno contratto il virus ora mi cercano per consigli, come «maestro del vivere con speranza»: le accolgo, le consolo, dicendo loro di non perdere la speranza di vivere, di accettare il problema e prenderlo per quello che è. Fino ad ora vado avanti con i miei impegni quotidiani e per questo non mi vedono diverso dagli altri. Ora consiglio a tutti che bisogna conoscere la propria situazione. Personalmente, dopo aver avuto certezza della mia condizione, vivo tranquillo. Non è facile per un altro conoscere che ho iÌ virus dell'Aids, poiché il mio stato di salute è buono. A tutti dico di abbandonare i comportamenti che diffondono il virus e di non emarginare nessuno, perché nella lotta contro il nemico dell'Aids bisogna combattere uniti. Gianni Treglia

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