Missioni Consolata - Dicembre 2005

Caro don Farinello, ho letto il suo «Amen Amen>>sul numero di giugno 2005 di Missioni Consolata. Premetto che sono molto ignorante in materia, e sicuramente un mediocre cristiano. Due annotazioni che, fa~ spiegano il fatto che, con tutte le cose interessanti che lei scrive, io sia stato colpito da un'osservazione del tutto secondaria, risp6to all'argomento da lei trattato; eppure••. gUela propongo ugualmente confidando che la vo"à accogliere con simpatia. Allo terz'ultimo rigo di pag. 20 lei scrive «dopo drca 35-65 anni dallo morte di Gesù>>. Chissà quante innumerevoli volte avrò sentito, e usato io stesso, questa espressione! Eppure leggendo/o nel suo articolo mi i ~nuto in mente che per noi cristiani il fatto più importante, dal quale calcolare fl trascorrere del tempo dovrebbe essere la risurrezione e non la morte di Gesù! Pur consapevole delle motivazioni storiche, culturali.•• che sicuramente spiegano l'uso pifJ diffuso, mi è venuto da riflettere sul fatto che, qui parlo solo per me stesso, forse il considerare la morte e non la risurrezione è un indice che tradisce una fede insufficiente. Ni piacerebbe sapere cosa ne pensa in proposito. Grazie! Giovanni Guui via e-mail Carissimo sig. Giovanni, non solo con simpatia, ma con gioia ho ricevuto e letto la sua e-mail. lei non tocca un aspetto secondario, ma tocca il fulcro del cristianesimo: la morte e la risurrezione infatti sono lo spartiacque dell'eternità e della storia temporale, che s'incontrano per non lalica, un conto è negare che i fiumi sono sempre più inquinati, i laghj sempre più poveri di acqua, i ghiacciaj sempre p iù contratti, le foreste sempre più depredate e degradate, le popolazioru indigene sempre più minacciate d al rischio dj estinzione totale. Per questo, allibro dj Gaspari e Caseioli, Le bugie degliambtentaliSli, edito da Piemme, preferisco dj grani unga le critiche che Miwom Consolata dj mar· zo 2005, ha rivolto aj suoi autori. Assolutamen te non intendo dire che gli scritti dj Gaspari , Cascioli e di pa· recchi altri giornalisti cattolici allineati sulle loro posizionj non siano utili: sono tanti, infatti, i sedi· centi ftlosofi della natura, le cui teorie sono in con· traddizione con l' insegnamento di Cristo e con il magistero della chiesa; per cui è gius to invitare il credente a guardarsi bene dalle loro banalizzazioru, dai loro trabocchetti, inganni e infamie. Tuttavia conformarsi a Cristo e operare in sintonja con il magistero della chiesa significa anche respingere quelle nuove isciarsi mai più. Ha ragione lei! Noi che ci diamo tante arie di «saputelli», alla fine poi scivoliamo su povere bucce di banane. Il problema che lei pone è immenso, grande, enorme. Tecnicamente si usa l'espressione «mistero pasquale», espressione teologica sintetica che comprende cinque momenti della vita di Gesù: passione, morte, risurrezione, ascensione e pentecoste (• dono dello Spirito del Risorto). «Mistero» è da intendere in senso patristico, cioè è sinonimo dì «sacramento», non di qualcosa che non si conosce e che viene svelato. In questo contesto, nel parlare e nello scrivere semplice (per non complicare la vita a chi legge) si ricorre ad una figura letteraria che si chiama brachilogia, cioè discorso breve o per dirla in italiano si usa la parte per il tutto. Ne deriva che, quando scrivo «dopo circa 35-65 anni dalla morte di Gesù», non è da intendersi alla lettera, ma nel senso «partitivo»: ho utilizzato un solo elemento della espressione «mistero pasquale» per dirli tutti. Avrei potuto dire «dopo... la passione di Gesù», oppure «dopo l'ascensione», ecc. Resta il fatto, però, che quando (sempre noi che ci diamo arie di saputelli) scriviamo, diamo per scontato che coloro che leggono sono addentro a tutti i misteri della scienza biblica o teologica. Sono d'accordo che bisogna essere più chiari e più lineari. Ho avuto tanti echi molto buoni riguardo a questo articolo sull'Amen e credo che, con l'aiuto di Dio, porta buoni frutti. Se mi permette, io dico anche un Amen su di lei e per lei , la sua famiglia, i suoi affetti, i suoi morti, ricordandola nella celebrazione dell'Eucaristia. Con affetto. deologie e correnti di pen· siero in cw non pochi cattolici si riconoscono. Neoliberismo, neoconservatori smo, ottimismo giulivo, antiecologismo, an ticatas trofismo, antiallarmismo, antianimalismo... sono visioni del mondo senz' altro più vicine all' illuminismo ateo che alla dottrina so· ciaie della chiesa; più vici· ne al materialismo antropocentrista che all'idea della solidarietà tra uomo e natura; più vicine allo scienti smo e al suo delirio di onnipo tenza che aDa ve· ra antropologia cristiana, quella basata sul «coltivare Paolo Farinello Genova e custodire» di Genesi 2,15, sull'«ora et labora» dj san Benedetto, sul Cantico delle creature dj san Fran· cesco. Secondo me, Cascioli, Gaspari & C. commettono un gravissimo errore quando appiccicano l'etichetta di «cassandre>> a coloro che lamentano la distruzione delle foreste (specie quelle della fascia tropicale), la perdjta della biodiversità, l'assurda caccia ad animali che si trovano a un passo dall'estinzione, perché alcune grandi reti criminali non ne vogliono sa· pere di mollare il business MC l dicembre 2005 pcl9ina 7

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