·~·······~ · -·· · ·····~······~······· <~IO E IL MIO NUOVO CUORE STIAMO BENE INSIEMEn Dall'«alito freddo detla morte» al «gusto delta vita>>: dolore, sofferenza e rinasdta dei trapiantati. di Cristina Bono, traduttrice (*) Parlando con .alcuni trapiantati, ci scambiamo spesso le nostre sénsazioni. Come è facile capir~ si quando si è percorso lo stesso cammino, quando si sono provati gli stessi sentimenti, le stesse paure, le stesse speranze. Gli altri possono sforzarsi di capire, ma bisogna aver sentito l'alito freddo della morte che ti sfiora, che ti passa così vicino.da farti venire i brivfdi, per riuscife a comprendere fino in fondo. Me ne sto accorgem~o ora, quando osservo gli altri trapiantati, i giovani soprattutto. Abbiamo tutti le stesse sensazioni, la stessa voglia di assaporare attimo dopo attimo il gusto della vtta. Quanti pensieri strani e contrastanti, quante emozioni nuove, quante speranze si affollano nelle nostre menti stanche. Noi trapiantati siamo un'l grande ~miglia, siamo stati tutti fratelli nel dolore, nella sofferenza e nella rinascita. La verità è che non c'è scelta: o si lotta o si soccombe. Io semplicemente ce l'ho messa tutta. Ho dato tutto ciò che mi era possibile dare. Ho scavato in fondo a me stessa chiamando a raccolta tutte le mie forze. Non avrei potu· to fare di più. Non ho mai perso di vista ciò che volevo ottenere, e se per raggiungere il traguardo finale è stata necessaria anche una buona dose di pazienza, che per una impulsiva come me. è sinonimo di costrizione, non ho disdegnato nemmeno quella. L'obiettivo era chiaro, e non potevo permettermi di mancarlo: dovevo sopravvivere. E l'ho raggiunto. Non so nulla del mio donatore, né voglio sapere. Voglio che resti fl mio cavaliere sconosciuto. La scelta che ha fatto quando era ancora in vita, confermata dalla decisione difficile e corag·giosa dei suoi familiari, mi basta per sapere che doveva trattar• si di una splendida persona, e il fatto di portare nel mio petto una parte di una persona cost speciale mi rende estremamente fiera e ergogliosa. Se che, ·ovunque sia, mi sta guardando. Mj ha passato il testimone è io non lo deluderò mai: correrò per me e per lui. Grazie a lui ho già vinto una volta, e ogni mia conquista futura sulla vita sarà anche sua. Penso spesso alla persona che me l'ha donato. Nei momenti di felicit~ riconquistata mi metto una mano sul <<nostro>~ cuore e gli sussurro un grazie. Con il trapianto ho imparato a volenni bene. E poi io e il mio nuovo cuore stiamo bene insieme. Ci siamo piaciuti subite. Sin dal primo momento ho sentito che faceva parte di me. Non l'ho mai considerato un estraneo. A volte si fa sentire, quando sono troppo stanca, troppo stressata o agitata. Lui batte un colpo più forte, talvolta anche più di uno, e mi mette in guardia: <<Guarda che stai tirando troppo la corda. Non hai il cuore di Hulk». Allora cerco di darmi una calmata. In fondo è lui che comanda, come sempre del resto. E io gli obbedisco volentieri: lui sicuramente sa meglio di me cosa sta s4ccedendo là dentro. La malattia e il trapianto hanno modificato troppo la mia vita e il mio modo di pensare. Oggi vedo il mondo con occhi diversi. La lotta per la vita mi ha cambiata, mi ha messa alla prova. Ho l'impressione di essere un'altra persona. Mi sento profondamente diversa. Rinata e rinnovata nel corpo e nella mente. Forse a volte è necessario perdere qualcosa di prezioso per rendersi conto di quanto valesse e per poter assaporare il piacere di Ti - conquistarlo. • (') da: Cristina Bono, Con a cu.ore in sospeso. Diario di un trapianto, BoUati Boringhieri, Tocino2000 MC l dic•mb,.. 2005 pagina 35
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