Testimonianza _(1): traplan~o çJi feg<;Jto ······················~·· · · ·· ······ «AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO>> Un vescovo riflette a voce alta sul suo percorso terreno. Che un trapianto di fegato ha contribuito ad allungare. Con felidtà di tutti. di padre Filippo Strofaldi, vescovo di Ischia ' Eimportante, anche se accade spesso solo in età matura, rendersi conto che la propria vita spirituale, culturale e fisica deve essere custodita e curata perché è dono di Dio da donare agli altri, senza mettere però da parte la saggia consapevolezza che «siamo tutti utili, nessuno è necessario». E cosi un'epatopatia trascurata, un'Hcv aggressiva, un'iperattività continua ed altri fattori contingenti, mi hanno portato alla decisione, guidato da amici medici, di ricorrere a quello che vedevo come un surplus di grazia, un dono che molte persone (anch'io) hanno preventivato o i parenti permettono: il trapianto di fegato. Eto controllato, consigliato e seguito da alcuni professionisti del settore nell'isola di Ischia, dove svolgo il ministero pastorale anche se il paziente scalpitava e continuava imperterrito la sua missione, secondo l'indicazione biblica «zelus domus tuae comedìt me» (to zelo della tua casa mi divora). Ecosì tra Giubileo 2000, visita pastorale 2001-2003 inframmezzata dalla visita del papa a Ischia (2002) e il lavoro ordinario diocesano senza soluzioni di continuità, sono arrivato alla fase terminale per fare il pre-olt di controlli clinici per il trapianto all'Ospedale delle Molinette di Torino e susseguente chiamata secondo rordine di prenotazione. Le motivazioni che mi hanno guidato in questo periodo sono state: il dovere di continuare a servire la chiesa, la cura degli altri ma anche di se stessi («Ama il prossimo tuo come te stesso»), l'obbedienza ai medici nella consapevolezza però di un compito affidatomi che poteva es· MC l dicemb,. 2005 pagina 32 sere in scadenza. Il tutto vissuto con grande serenità di spirito. Questa serenità partiva certamente dalla fede, ma anche da una buona dose di. .. incoscienza non avendo mai affrontato un'operazione chirurgica. Comunque ripetevo a me e agli altri le parole di san Paolo «Ho combattuto la buona battaglia (nonostante varie sconfitte), ho conservato la fede, altro non mi resta che... » e così ero spiritualmente pronto all'eventuale tramonto della mia giornata terrena, dopo 64 anni di esistenza pienamente vissuta. Ho affrontato così rimpegnativo trapianto di fegato nel reparto del dottor Mauro Salizzoni e della sua équipe di medici ed infermieri/e, apprezzando t'alta competenza e professionalità coniugate a tanta umanità. La degenza è stata per me abbastanza lunga: quasi un mese, vivendo le varie vicende di sofferenza, difficoltà e contrattempi fisici con ottimismo, anche se ero «disorientato nello spazio, nel tempo e nelle persone» durante il periodo post-operatorio. Ecosì dal 5 dicembre al 31 dello stesso mese; pur ricevendo numerose visite, mi confortava l'eucaristia quotidiana e la santa messa ricominciata la sera della vigilia di Natale, sul tavolino della mia stanzetta di terapia semintensiva che mi sembrava una cattedrale.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=