Missioni Consolata - Dicembre 2005

duceva solo il peggio che mi sarebbe successo: in quella occasione ho imparato a cosa può servire una bottiglia di aguardiente... E il sonno fu profondo; la mattina arrivò presto. Il FIUME La luce sull'acqua del fiume, al martino presto, subito dopo l'alba, sprigiona energia dentro chi sa vedere il bello; energia inebriante, che ti coinvolge ed entusiasma. La brezza del mattino appoggiata sul fiume si rivelò presto fredda e fastidiosa anche a pochl chilometri dall'equatore; ma l'ebbrezza di quella navigazion~ a zig-zag lungo ~ corso d~l fiume nscaldava a sufficrenza per I - gnorare il freddo. Risalimmo la strada d'acqua per circa 5 ore: ancora non bo capito se l'arrivo a San Vicente sia stato una Liberazione o la fine di una grande gioia. Ora so bene cosa signifìchj «essere sulla stessa barca>>. L'ho imparato in mezzo al fiume sperduto in Amazzonia, insabbiato per la poca profondità dell'acqua. MC l dic.mbre 2005 pagina 22 Non so come facesse il pilota del - lo scafo a individuare, in quelle acque limacciose, il punto profondo dove poter sfrecciare veloce, senza arenarsi n fiwne, normalmente pieno d 'acqua, era in quel periodo più asciutto per le scarse piogge. Sicuramente, vedeva un percorso a noi sconosciuto, che llli aveva già fatto migliaia di volte e che suo figlio stava imparando. Un attimo di stanchezza o disattenzione e la barca, improwisarnente, per via del basso fondale in quel punto, si arenò e il motore si spense. n silenzio di tutti fu subito la nuovamuska e gli sguardi di ognuno verso gli altri un punto di domanda: «Che fare?». Alcuni dei nuovi passeggeri, imbarcati lungo le sponde del Cagwin, misero le braccia in acqua lungo il fianco della barca e sollevarono le mani piene di sabbia. Dmotorista si rimboccò i calzoni e scese in acqua per tentare, spingendo, di uscire dal fango. Al motorisra si aggiunse un altro passeggero e il pilota; sempre in silenzio, cominciò a far dondolare lo scafo con il peso del corpo per A sinistra, Cartagena del Chair6: l'imbarcadero. Sotto, lungo il fiume Cagu6n. aiutare la corrente del fiume a togliere la barca da quel pantano. Niente da fare. Pensai subito che, oltre a spingere, bisognava togliere peso all' imbarcazione per farla galleggiare meglio. Non trovai altra soluzione che cogliermi le braghe, scendere nel fiu - me e spingere anch'io. La cosa sirivelò subito divertente anche per Wi altri passeggeri che, vedendo un torestiero in mutande spingere la loro barca per toglierla dall'insabbiatura, manifestarono sorridendo la loro gratitudine. Ho visto l'acqua e la luce; poi sono arrivato a San Vicente del Cagwin. GRAZIE COLOMBIA Capita a tutti di incontrare persone che non vedremo mai più. Magari ci parliamo anche, per una volta soltanto, e le perdiamo per sempre senza addii. Quel giorno ho perso i miei compagni di viaggio nel più piccolo porto che si possa immaginare, sulle sponde del Caguan, a San Vicente, in Colombia. Fare paragoni con le nostre realtà, quando si frequentano nuovi mondi, è la cosa più sbagliata. Bisogna osservare senza riferimenti per scoprire bellezze inaudite dove, ahri - menri, non le troveremo mai . Ho fatto cosl e ho visto colori più forti e tutto mj è piaciuto quanto basta per avere la voglia di tornare. Verso sera, padreLllis ha celebrato la messa e, dato che quando sono arrivato io era quasi finita, l'ho aspettato fuori , seduto sui gradini della piccola chlesa celeste, godendomi quella distanza che mai avevo raggiunto dalla mia casa, oltre l'oceano, lungo il fiume. Una giovane donna, finita la messa, avvicinò il prete e gli chiese se la poteva confessare, che il giorno dopo si sarebbe sposata. Io la guardai e mi chlesi che peccati potesse aver commesso. Non riuscii a immaginarne alcuno e mj dissi che l'unko peccato era quello di essere nata in un meravigUoso paese dove tutto ,M C j è esagerato.

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