Liberi tutti reclutate tra gli strati poveri dcUa popolazione, talvolta spinte dalla stessa famiglia. Legate con un contratto, spesso scritto e consolidato con riti magici e propiziatori,le ragazze si impegnano a versare una somma che può oscillare fra i 40.000 e i 55.000 doUari americani a Wla madam che procurerà Wl lavoro in Italia. I ricercatori dell'università di Benin sostengono che le vittime intervistate in Nigeria non avevano idea, al momenro di Lasciare il paese, di che lavoro venisse offerto Loro. Al contrario, le vittime intervistate in Italia dichiarano che ormai le ragazze sono a conoscenza di quale sarà la loro attività, ma non si rendono como delle condizioni di schiavitù alle quali saranno sottoposte. Le ragazze vengono prowiste di documenti falsi e accompagnate nel loro viaggio, via aria o via terra, da persone diverse di varia nazionaulà, soprannominare trolley. Questi individui sono pagati in anticipo e sono in grado di far passare i posti di controllo e di trovare alloggio. Una volta in Italia - pare che i covi principali si trovino a Torino, Verona e Castelvolturno, in alloggi affittati o subaffinari dalle madtlm - le ragazze sono sottoposte a ogni tipo di violenza e sopruso per indurle a esercitare il mestiere in modo proficuo e ripagare il debito contratto alla partenza più le spese di vino e alloggio. La ricerca abbonda di tristi storie di ragazze rivendute, spostate, abusate, depredate, sempre controllare, e spinte a <<rendere» iJ massimo. Pagato il riscatto alcune ragazze si mettono in affari con le madam, diventando esse stesse sfruttatrici delle nuove arrivate. Altre, con agganci suJ territorio, riescono a trovare una sistemazione (i matrimoni di convenienza con italiani, a detta deUe vittime, sono un triste ripiego); altre ancora sono assistite da Ong ed enti che, in molti casi, le hanno contanate sulla strada. Poche rientrano in Nigeria, o per forza (retate) o di propria volontà, incontrando comunque moltissime difficoltà di rcinserimento. Udenaro della trana viene reinvestito inpatria dai trafficanti nell'acquisto di altre «schiave», nella costruzione di costose ville (a riprova di quanto redditizi sono questi affari) , in attività di money tram/er oppure nell'acquisto di p honecentres, che rappresentano anche deiveri e propri punti strategici per assicurare iJ successo dell'operazione. LE RACCOMANDAZIONI Uscire dal giro e denWlziare i propri aguzzini. Su questo tema si è soffermata la sofferta testimonianza della mediatrice cuJrurale di Tampep, che ha fatto rivivere l'angoscia di tante giovani nigeriane. Sempre a questo riguardo, iJ procuratore della repubblica Borgna ba confem1ato validità e veridicità della ricerca, ricordando che l' art.l8, fatto conoscere con un'intensa propaganda Rai, è ormai molto noto alle vittime della tratta. Ha inoltre ribadito come la denuncia rimanga la migliore arma a loro disposizione per incriminare i trafficanti . Le denunce presentate dalle ragazze nigeriane sono ormai più di 300 (16 nell997 e ben 111 nel2000). Dato il carattere premiale della legge, che concede il permesso di soggiorno e protezione, è sommamente imEortante analizzare bene i vari casi per poter evitare truffe e calunnie. È srato anche sottolineato come la «criminalità transnazionale» richieda accordi sempre più perfezionati a liMC l ottobN-novembre 2005 pagina 98 vello internazionale, in modo da poter offrire Wl 'adeguata risposta giudiziaria anche a reati odiosi come quello della «riduzione in schiavitù». Tra le molte raccomandazioni suggerite dai ricercatori sp.iccuno quelle che invitano ad agire «a monte» (informare le comunità di origine sulla reale natura dell'atti - vità), a monitorare meglio iJ rilascio di documenti d'espatrio e di soggiorno, nonché l' integrità dei funzionari addetti a queste operazioni. Tra le altre indicazioni si segnalano quella di controUare l'origine dei fondi che permettono l' aperrura di esercizi commerciali dal dubbio significato; tra questi spiccano i phone centres, che proliferano a macchia di leopardo senza controlli adeguati sui gestori e le loro attività e, troppo spesso, divengono veri e propri covi di trafficanti. EDOPO? Quindici giorni. dopo questa importante conferenza, il 5 dicembre 2004, giornali e televisione ci informavano che una ragazza nigeriana di nomeJoy, di25 anni , era stata brutalmente uccisa con tre colpi di fucile calibro 12 a Robassomero (Torino). Su La Stampa del3 marzo abbiamo finalmente letto «la polizia smaschera l'organizzazione che controlla il racket (973le prostitute nigeriane censite a Torino) ... le nigeriane sfruttate da tre sette segrete... gli adepti (migliaia) sanno come riconoscersi, come vestirsi, come punire i transfughj (come Toy uccisa a Robassomero) ... Un fenomeno del tutto inedito in Italia, scoperto dalla squadra mobile di Torino, coordinata da Paolo Borgna e dal procuratore aggiunto Maurizio Laudi. All ' interno del rapporto segreto c'è tutto. Persone, collegamenti, sigle, rete delle attività di un racket che vive su labili equilibri e che si va diffondendo da Torino (considerata la "capitale italiana" della comunità nigeriana), a Milano, Firenze e Roma>>. Sarà la fine di un incubo? Rimangono, comunque, ancora molte domande aperte. Alla piovra è stata veramente tagliata la testa? Che ftne hanno fatto i «negrieri» denunciati? A quanti schiavi è ancora permesso di entrare in Italia? A quante persone coinvolte nel traffico di donne è dato il «placet» per aprire attività lucrative (pbone centres)? A quanti di loro si dice chiaramente: «Il vostro riso rimarrà sinistro, come urlo di sciacallo?». • ·. · umc11
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