Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

Bimbo birmano, in costume tradizionale, usato per vendere i sigari birmani ai turisti. suo fratello quattordicenne e alla sua sorellina, che di anni ne ba sette. Anche il padre lavora qui, 18 ore al giorno per un salario giornaliero di 15 rupie (20 centesimi di euro). Samos è un kamaya, cosl son chiamati in Nepal i servi da debito e la sua storia assomiglia a quella di migliaia di altri bambini del paese. Un theleemiar, ifl:lpresario, si presenta a una famiglia, offrendo una cifra con cui acquistare un telaio e le materie prime per confezionare tappeti lavorando in casa. I guadagni promessi sono molti: reali per chi offre il prestito, virtuali per chi contrae un debito che non sarà mai in grado di estinguere. Secondo l'Organizzazione internazionaledel lavoro (Qil), che fa capoal - le Nazioni Unite, in Nepal 12 mila bambini vengono «commercializzati» ogni anno come lavoratori semi schiavi. Si calcola che solo il settore tessile si avvalga dell'opera di 150mila bambini e cheognianno da 5 a 7mila bambine nepalesi vengano introdotte nei giri della prostituzioneemandate a ingrossare i bordelli delle città indiane. Questi dati sono solo apparentemente slegati fra di loro. In realtà, fotografano una situazione di disagio aberrante del piccolo stato asiatico, grande circa La metà dell'Italia, con una popolazione di poco più di 23 milioni di abitanti. Dati cbe non appaiono nelle guide turistiche, le quali promettono, tra l'altro, indimenticabili trekkù1gs fra le cime dell'Himalaya. Compresso fra due giganti come India eCina, il Nepal è uno dei paesi più poveri dell'Asia sud-orientale. Nonostante il suo biglietto da visita sia legato al turismo «d'alta quota», in realtà il piccolo stato himalayano ha un'economia prettamente agricola, che non basta a far sviluppare il bassissimo tenore di vita dei suoi abitanti. n 70% della popolazione nepalese vive in condizioni di estrema povenà e molti cercano di guadagnarsi un fu. turo migliore fuggendo nelle grandi città, magari con la possibilità di di - ventare essi stessi piccoli impresari, come quelli che per anni succhieranno loro il sangue. La miseria, oltre a essere terreno fenile di manodopera a costozero perl'industria dei tappeti e dei mattoni o per la prostituzione minorile, è anche bacino di rifornimento per Storil' l' pac"J i gruppi armati che, dall996, si fronteggiano in una spietata guerra civile. Soprattutto la guerriglia aotimonar· chica, di ispirazione maoista, arruola forzatamente centinaia di minori destinati a diventare bambini soldato. LIBERAZIONE IMPOSSIBILE? Pakistan, India e Nepal: tre facce della stessa realtà di sfruttamentoe dolore. Tre situazioni associate anche dalla difficoltà comune di dare soluzione a questo scandalo che sembra irrisolvibile. Il primo problema nasce dalla enorme produzione di ricchezza legata al lavoronero minorile. Toccare settori così ben awiati, con normative che ne penalizzerebbero i profitti, va controgli interessi di parte di una classe politica senza scrupoli, legata mani e piedi alle mafie del settore. Una seconda difficoltà è data dalla «invisibilità» del fenomeno, cosa che rende complesso eseguire investigazioni statistiche e di polizia sul commercio e lo sfruttamento dei bambini lavoratori. La schiavitù da debito, basata su contratti tra {>rivati e per lo più non scritti, sfugge alle statistiche e, di conseguenza, a operazioni di riscatto. Inoltre, molti dei settori coinvolti in questo sfruttamento si sviluppano sulla base di micro-imprese a livello poco più che familiare, difficili da individuare, censire e sradicare. MC l ottob,...novembN 200.5 pagina 85

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