STORIE E PAESI Ghana: schiavitù religiosa MOGLI DEL DIO TRO Bambine sacrificate a dèi potenti e severi, lavorano tutta la vita per i sacerdoti tradizionali. Qualcuna si ribella. Aveva 6 anni Juliana Dogbadzi, quando fu portata dai genitori a un santuario vudù, per scontare la colpa del nonno, accusato di aver rubato ùue dollari. Vi rimase per 17 anni, alla mercé de.l sacerdote tradizionale, lavorando senza retribuzione. Viveva con altre 11 schiave, donne e bambine, in una piccola stanza, senza mai andare a scuola. Più volte tentò di scappare; in un'occasione i genitori la riportarono indietro, per paura della vendetta degli dèi. Finalmente, a 23 anni, riuscì a fuggire e si rifugiò presso L'ufficio dell' lntemational Nt•eds Ghana (lng), una organizzazione che la aiutò a imparare un lavoro c ricostruire la sua vita. Nel J 998.} uliana cominciòa lavorare come awocato per la stessa organizzazione, visitando i santuari vudù per liberare le schiave che vi erano rinchiuse, finché nel 2000 fondò la sua propria organizzazione, Survwors/or change. «Il mio scopo è smantellare la trokosz; alleandomi conorganizzazioni simili alla mia nel Togo e nel Benin, per abolire la schiavittl anche in quei paesi. Dopo tutto ciò che ho passato, mi sembra strano essere viva e in salute; a volte penso di essere stata destinatu a questo lavoro» affern1a Juliana. L a parola trokosi significa «sposa della divinità» (dalla lingua ewe: Tro, nome di una divinità, e kosi, moglie). n sistema, moltodiffuso tra l'etnia ewe del Ghana, affonda le radici nel mistero. Forse inizialmente era un'offerta agli dèi per i benefici ricevuti. Oggi è una forma di espiazione di colpe presunte o reali, commesse in famiglia, anche senza esserne a conoscenza, fino a quando la sfortuna si abbatte sui suoi membri: morte inlprowisa, incidente automobilistico e altre disgrazie. [n simili circostanze l'unico rimedio è quello di sottomettersi a un santuario e alle condizioni poste per fare cessare le disgrazie. Oltre alle spese, si deve offrire una figlia preadolesceote al dio MC l ottobre-novembre 2005 pc19ina 80 DI BENEDETTO BELLESI del santuario, dove la ragazza dovrà servire per il resto della vita, per espiare i peccati dei suoi genitori o dei familiari. In questo modo la ragazza diventa «schiavadella divinità», anche se, con un eufemismo, viene chiamata «Sposa della divinità». Rimane a vivere nel santuario, al servizio del sacerdote e deUe altre fi. gure ivi presenti. [n alcuni casi, dopo la sua morte, deve essere sostituita nel santuario da un'al tra ragazza della famiglia. La vita all'interno del santuario è difficile, piena di tabù, divieti, obblighi...e punizioni. Le trokoSJ non possono lasciare il santuario senza permesso; alcune non hanno mai il permesso di andare a casa in visita; difficilmente riescono a sposarsi, poiché i prezzi esorbitanti da pagare per la sposa e i rituali scoraggiano i possibili pretendenti. Le <<Spose del dio Tro» devono svolgere i lavori domestici, lavorare nei campi dei sacerdoti senza il minimo compenso e soddisfare i loro desideri sessuali: anche tali prestazioni fanno parte del rituale. Esse non hanno diritto a nessuna forma di educazione; devono fare il maggior numero possibile di figli, anche questi trattati come schiavi c totalmente a carico delle madr i, poiché fa parte della punizione da pagare. Un'indagine recente ha mostrato che in Ghana esistono centinaia di santuari vudù, dove vivono ancora circa l 0-12 mila trokosi; ma tale pratica è diffusa pure in Togo, Benin e Nigeria. Daoltre 15 anni varie organizzazioni cristiane e singole persone, come Juliana Dogbadzi, lottano contro questa forma barbara di schiavitù e i risultati non si sono fatti attendere: nell'agosto del1998 il parlamento del Ghana è stato costretto a promulgare una legge che condanna con la reclusione «ogni forma di schiavitù ri - tuale o tradizionale e ogni forma di lavoro forzato collegato a rituali tradizionali». Ma non si hanno notizie che qualcuno sia stato inlprigionato per tali reati. L'azione sul territorio e la propaganda nei villaggi e nei templi di alcune associazioni hanno ottenuto risultati straordinari: alla fine del2002, per esempio, l'lntemational Needs aveva riscattato e .liberato 3 mila trokosi. L' associa1..ione ha persuaso i sacerdoti a liberare le loro schiave con pressioni costanti, offerte di denaro, bestianle e trattori, in sostituzionedelle prestazioni lavorative delle donne. Ai sacerdoti più ostili e riluttanti l' offerta della carota sembra più appetibile dell 'eventuale bastone della legge. Ma la resistenza continua: nel 2002 , 130 sacerdoti del dio Tro hanno fondato l'associazioneA/rikania mission, per difen - dere la pratica delle trokosi e le tradizioni dei loro santuari. Una volta liberate, I'Ing offre alle donne e ai loro figli corsi di riabilitazione, alfabetizzazione e apprendimento di un mestiere; fornisce pure utensili per iniziare il lavoro inlparato e microcrediti per svi - luppare un'esistenza dignitosa ed economicamente indipendente. La battaglia è ancora lunga. Si trana di lottare contro una religione intessuta di paure ancestrali, sostenuta da potenti ingranaggi cul turali, per cui la gente continua a credere che non si muova foglia che dio Tro non voglia. • Sacerdote feticista con mogli e trokosi, in un villa9.gio sulle rive del Volta (Ghana).
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