COTONE INSANGUINATO n presidente del tribunale di Dédougou racconta come nel2004, ricevette un' indicazione di un cittadino di passaggio nel nord del Togo, di 50 bambini della zona trafficati laggiù e sfruttati nei campi di cotone. Qui le condizioni erano terribili. I minoti avevano un tetto malsano sotto il quale dormire e una bouillie (zuppa di cereali) drogata una volta al giorno. Uno di loro è morto ilprimo mese. n tribunale è riuscito a farli tornare in patria. Ragazzo del Togo finito schiavo in Gabon, dove è stato liberato. Si trattava dì bambini dai 10 ai 17 anni, quasi nessuno era stato a scuola. Ci furono problemi a identificarli, oltre che a sistemarli in un centro di passaggio, nutrirli, curarli. n Cvs non aveva fondi. Così il presidente del tribunale ha anticipato i soldi di tasca propria per salvare i bambini. Diversi genitori furono arrestati, perché riconobbero di aver dato il permesso alla partenza del figlio. «ll fenomeno ha anche radici culturali oltre che alimentarsi con l'ignoranza - spiega lnnocent Savadogo, presidentedi un'associazione che partecipa al Cvs di Ouah.igouya -.Da noi è abbastanza comunecbe una famiglia di campagna affidi un figlio a un parente di città, perché si occupi della sua educazione. n più delle volte, però, il bambino sarà sfruttato nei lavori domestici e la sua formazione totalmente trascurata». Storie e paesi «Molto spesso un malintenzionato originario di un villaggio che vive a Ouagadougou individua delle ragazzine e dice ai genitori che lui può trovare loro un lavoro in città. Le fanùglie lo conoscono, gli affidano le bambine che poi egli obbliga a prostituirsi. In alcuni casi questi loschi individui inscenano falsi matrimoni per portare via delle ragazze che venderanno poi in Costa d'Avorio. Gli acquirenti hanno il controllo totale sulla piccola che diventa, di fatto , loro schiava. Allo stesso modo altri ragazzi sono venduti perle piantagioni sui paesi costieri». STRATEGIE DI LOTTA «La situazione è abbastanza generalizzata in tutto il paese - racconta un assistente sociale -ma solo dal2002 lo stato burlcinabé si è dotato di mezzi per lottare contro questo flagello. n grosso problema era, ed è, convincere la gente comune che il traffico èmale. E ciò significa combattere l'ignoranza che c'è sulla questione». Per questo motivo, oltre ai Cvs nelle città, sono stati creati a livello di villaggio i comitati per il cambiamento di comportamento. Costituiti da cinque persone, di cui almeno due donne, i comitati ricevono una formazione sulla problematica della tratta. Sono poi dotati di biciclette e incaricati di fare opera di sensibilizzazione nelle famiglie del villaggio. I membri del comitato hanno anche il compito di denunciare casi di traffico che si verificano nella zona. Sonomolto utilizzate anche le radio comunitarie, come La voce del contadino di Ouahigouya. «Si realizzano trasmissioni di sensibilizzazione nelle quali, tra l' altro, famig!ie e bambini che banno subito il traffico e lo sfruttamento raccontano le loro trag~che esperienze» spiega Sougouri. l1 Programma integrato di comunicazione (Pie) finanziato dall'Unicef prevede anche la formazione specifica sul tema di animatori delle radio. I comitati di villaggio sono collegati all'équipe radio e costituiscono una presenza capillare sul territorio. Le sensibilizzazioni sono pure realizzate proiettando nei villaggi video appositi realizzati dall'Unicef, seguiti poi da dibattiti. «È una forma di lotta che sta dando i suoi frutti. In questo modo si fanno capire i rischi alle famiglie e, soprattutto, si tenta di cambiare la mentalità della gente». • CIOCCOLATO AMARO A Drissa il cioccolato non Interessa molto: porta ancora i segni di quando lavorava in una piantagione di cacao in Costa d'Avorio. Ha la schiena coperta diCicatrici dowte alle percosse;alcune sono cosl profonde che anivano fino alle os· sa. Drissa è stato uno ~schiavo del cloccolatOll, uno del tanti bambini venduti come servi dalle loro famiglie In Costad'Avorio, Umaggiore produttoremondiale di cacao. Glì •schiavi del cioccolato" che vengono sfruttati in Costa d'Avorio provengono principalmente da Mali , Benin, Togo e Repubblica Centrafricana. Secondo I'Unicef nelle piantagioni della Costad'Avorio lavoranodai lO al15mila bambini, anche se n~m si sa quanti di questi siano arrivati illegalmente. A Ue rotte via terra, si è aggiunta quella dell'oceano.Da anni le carrette del mare f<ùmo la spola lungo la costa occidentale del continente, dal Senegal alla Nigeria, portando l Loro carichi di bambini destinati alle piantagioni di cacao in Costa d'Avorio e Gabon o a lavorare come servi (di fatto come schiavi sessuali) nelle famiglie dei ricchi. Le ragazze del Togo e Benin sono particolarmente richieste a Lagos (Nigeria) per lavorar.e per unamiseria nelle case di famiglie relativamente agiate. Anche in Camerun il traffico di minori è allarmante e orm&i praticato apertamente. Ma è soprattutt0 la Nigeria ad avere un ruolo di primo piano in questo traffico, grazie ai fiorenti mercati dell'Europa e di alcuni paesi arabi. Nessuno sa con esattezza quanti siano i minori trafficati nel paesi dell'Africa occidentale: secondo le Nazioni Unite sarebbero oltre 200 mila l bambini che lavorano come schiavi nella regione. B.B. Ramo con baccelli di cacao. MC l ottobre-novembre 2005 pagina 79
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=