Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

il 9 ~% dei giovani burkina bé dai 6 ai 17 anni, provenienti da zone rurali, vive lontano dai genitori e di questi il 29% all'estero. In termini assoluti si parla di 165 mila bambin.j lavoratori migranti, con una tendenza in crescita costante negli ultimi 5 anni (60 mila partenze nel2001). n 27 maggio 2003 il paese si è dotato di una legge specifica per la «Definizione e repressione del traffico di bambini». Vi si definisce il «trafficante di bambini» ogni persona che, sola o assodata ad altri accompagna, incita, facilita lo spostamento, il transito, il soggiorno o il collocamento di bambini in determinate condizioni. n <<traflìco», invece, è ogni atto per il quale un bambino è reclutato, trasportato, trasferito, accolto, ecc. da trafficanti con la forza, minacce o intimidazione. Ma lo è anche il caso di offerta o ricezione di remuoerazione allo scopo di ottenere da una persona con tutela del minore il benestare a fi - ni di sfruttan1ento economico, sessuale, adozione illecita, unione matrimoniale precoce o forzata ... La legge parla chiaroedè applicabile per iminori di 18 anni. Oltrealle punizioni per i trafficanti (da l a 5 anni di reclusione e una multa da 300 mila a l~ milioni di franchi, da 450 a 2.200 euro), la leggedefinisce l'istituzione di un organonazionale di viftilanza e sorveglianza. A livello locaTe sono stati creati i Comitati di vigilanza e sorveglianza del traffico dei minori (Cvs), composti da servizi sociali, gendarmeria, associazioni della società civile, che collaborano per identificare casi dì traffico, bloccarli, ricondurre i bambi - ni ai luoghi di origine e arrestare i trafficanti. UNA RETE CRIMINALE L'infame commercio è redditizio e si basa su una, seppur rudimentale, rete criminale. Avviene secondo tremodalità principali: dalle campagne al le città, transfrontaliero e spontaneo. Esistono intermediari che vanno nei villaggi alla ricerca di bambini. Promettono ai genitori di portare il figlio in città, farlo studiare, insegnargli un mestiere. Di norma pagano anche qualcosa e fanno piccoli regali, cosl il bambino è affidato loro. l parenti non sanno a cosa andrà incontro e, partendo da un contesto di miseria, vedono la città come un'avanzamento sociale. Per loro è una bocca in meno da sfamare e la speranza che il figlio faccia fortuna epossa, un giorno, anche aiutarli economicamente. Il trafficante costituisce un gruppo e lo porta in città. Qui ci sono delle <<case di passaggio» clandestine, owero famiglie che si prestano ad accogliere i bambini e diventare veri centri di collocamento dove la domanda e l'offerta si incontrano. Le ragazze della zona povera del Sourou, ad esempio, hanno una specifica famiglia di transito a Ouagadougou. Qui c'è una mam(m che le ri - ceve e trova loro il <<lavoro». Utraffico transfrontaliero coinvolge diversi paesi della regione, ma i meccanismi sono più o meno gli stessi. I gruppi che arrivano dal Mali sostano prima presso una famiglia di Ouahigouya, città burkinabé a 70 km dalla frontiera, e poi in un'altra o nella capitale, dove saranno <<piazzati». «Un gruppo di bambine e ragazze maliane tra gli 8 e i 16 anni sono state recentemente intercettate e sistemate in un centro apposito dai servizi sociali - ci racconta Adan1a Sougouri, animatore della radio comunitaria cittadina La voce del contadino, inlpegnata nella lotta al traffico - il trafficante è riuscito a fuggire. Il com· mercio è organizzato e dà profitto a diverse persone nella catena. QUANTO MI COSTA? Una volta a Ouagadou~ou il prezzo di ogni bambino è di c1rca 15 mila franchi (22 euro), ma non finisce lì. Questo è solo il collocamento. Il traffkante si accorda con la famiglia che riceve il minore per una cifra di circa 40 mila franchi l'anno (60 euro). Normalmente il bambino non vede questi soldi che continuano a essere pagati al piazzista (sia esso che ha curato il trasporto o la gestione della casa di passaggio), il quale promette di portarli alla famiglia del piccolo. In altri casi è il minore a essere pagato direttamente, ma gli accordi con lui non sono mai rispettati e, se ha fortuna, riuscirà a vedere 15 mila &anchi in un anno (22 euro). Nel caso dello sfruttan1ento per la coltivazione nei campi, ad esempio è comune il lavoro stagionale per il cotone, primo bene di esportazione del Burkina Faso. Le promesse per bambini di 14-15 anni sono di 75 mila franchi l'anno (105 euro). Ma spesso, fin ita la stagione, i piccoli lavoratori sono cacciati con scuse, accusati ad esempio di aver rubato. Particolare è il fenomeno dei marabout, i responsabili delle scuole cora· niche. Questi redutano i bambini (anchemolto piccoli) con la scusa d'insegnare loro il Corano. Poi quando ne banno una bella squadra li fanno lavorare (gratis ovviamente) nei loro can1pi di cotone o mais, oppure li affittano in campi di altri. Nelle città, invece, li mandano in giro a mendicare e ogni minima moneta ricevuta da un ganbou (così si chiamano i piccoli studenti) sarà consegnata al marabout. In questo modo i bambini non vanno a scuola e non sono accuditi, rimanendo esposti a pratiche umilianti e amalattie. È una forma di traffico di mi· nori mascherata dalla religione. AllA RICERCA DI FORTUNA Poi d sono i casi in cui ragazzi eragazze si organizzano e partono spontaneamente per cercare fortuna in città. È il caso di Mamadou (nome di fantasia), un bambino di 14 anni di Nouna, nel nord-ovest del paese, che è andato nella zona di Dédougou per lavorare nei campi di cotone. li locale Comitato di vigilanza e sorveglianza (Cvs), che stava conducendo un'inchiesta, lo ha scoperto e fatto fermare dalla gendarmeria. È poi stata fatta una sensibilizzazione ai genitori, scoprendo cheMamadou era partito con la loro autorizzazione. Fati, ragazza di 14 anni di Tougou, è andata a scuola fino nUaseconda superiore; poi ha lasciato e cercato l'occasione per andare nella capitale a fare un <<lavoro qualsiasi». Intercettata, il Cvs ba scoperto una situazione famigliare disastrosa. n papà di Fati ba due mogli , e la madre è la meno influente. Le donne devono procurare da mangiare e fare tutti i lavori domestici. Fati è l'ultima della catena. Non nepuò più e decide di partire. UCvs, con un finanziamento dell'Unicef, ha potuto pagarle un corso di taglio e cucito. La mg~za è ora riuscita a diventare autosufficiente con un lavoro normale. In questo programma di reinserimento tramite l'apprendistato si paga il laboratorio che accoglie il ra· gazzoo la ragazza e lo forma. Allo stesso tempo si verifica se i genitori si possono occupare del piccolo, altrimenti si cerca una famiglia volontaria di accoglienza, che riceverà tra 60 e 75 mila franchi all'anno e aiuti alimentari. MC l ottobre-novembre 2005 pagina 77

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