«schiavo>> o «schiavitù», realtà cancellate solo dai documenti ufficiali. <Bisogna tener p resente che in Mauritania - afferma il Rapporto2004 di Sos Escloves - la legge è promulgata e applicata o meno dai discendenti dei padroni, che costituiscono la maggioranza schiacciante del personale dirigente, compreso quello ai livelli subaltemi dell 'amministrazione, esercito, apparato giudiziario e forze dell'ordine. Tutti sono legati da un' inestricabile rete di alleanze tribali, che impedisce i più timidi tentativi per iniziare a riconoscere i diritti di nttti i cittadini». La schiavitù è una fonte vigorosa dJ profitti per gli schiavisti; su di essa si basa buona parte del sistema economico e sociale del paese. Per cui né il partito di governo, né quelli di opposizione mostrano una precisa volontà politica di abolirla deflflitivamente e di sradicare una mentalità ancora molto diffusa. TAGLIARE LE RADIO Poiché la schiavitù è, soprattutto, un problema di povertà e ignoranza, è necessario tagliare le radici che alimentano il fenomeno. La miseria fisica, che costringe lo schiavo a rimanere nel suo stato per ragioni di sopravvivenza, genera la miseria morale, provocando la sindrome dello zio Tom: un attaccamento allo stato servile che, nato dalla dipendenza di origine classista e rurale, si prolunga anche in cirtà, sotto forma di rapporti clientelari, in coloro che sono liberati. Inoltre, fino a quando non avranno accesso alla scuola e all'istruzione, gli schiavi non potranno neanche rendersi conto di essere incatenati e capire la propria condizione. Occorrerebbe un lavoro di sensibilizzazione, che il governo non ha alcuna intenzione di fa - re. È necessaria una vasta mobilitazione dell'opinione pubblica mondiale: la Mauritania ha fìrmaro le Convenzioni internazionali contro la schiavitù; occorre convincerla con fermezza ad applicarle. Attualmente, sembra che qualcosa stia cambiando, grazie alla mobilitazione di organismi io difesa dei dirini umani, come Amnesty Intemational e altre organizzazioni non governative. Quando si riesce a portare in tribunale un caso di schlavitù, la corte stabilisce che la vittima sia liberata. Perfino nella mentalità dei «padroni» sembra farsi strada tm senso di vergogna: per indicare i propri schiavi ricorrono a perifrasi tortuose. Ma fino a quando il governo continuerà a negare l'esistenza della schiavitù e pratiche affini, a impedire le attività delle organizzazioni che sj occupano della questione e a rifiutare ]oro il riconoscimento ufficiale, sarà impossibile ottenere risultati definitivi e spezzare le catene che attanagliano il cervello di un terzo della popolazione della Mauritania. • Donne horotin, gruppo etnico di neri arabizzati, che costituiscono il grosso degli schiavi o ex schiavi.
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