Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

STORIE E 1'.\ESI Niger: 900 mila abitanti in stato di schiavitù NATI PER ESSERE SCHIAVI Due terzi del territorio è arido deserto dal clima impietoso; due terzi della popolazione vivono sotto la soglia della povertà: un contesto di miseria in cui continua la pratica secolare della schiavitù. Una legge del 2003 è tornata a proibirla, ma gli schiavi non lo sanno e nessuno ha interesse a istruirli su questa «novità))• C i sono alcuru posti nel mondo che pochi stranieri visitano o conoscono: vaste e vuote sezioni della terra dove il tempo è rimasto immobile per secoli. li Niger è uno di questi luoghi: lo puoi percorrere per ore senza vedere un'anima viva. Paese eli paesaggi vasti, sterili e spazzati dal venro, abitato da geme che vive quasi interamente eli al - levamento eH bestiame e del lavoro degli schiavi. La schiavitù in Niger non è una cosa sconosciuta e neppure un curioso relitto del passato: è una realtà intrinseca dell'attuale società. Uno sruelioso locale ba scoperto che 1'8% della popolazione dd Njger vi - ve in schiavitù. Come può accadere un fatto simile nel XXl secolo? Perché la gente non ne è a conoscenza? Ab· biamo iniziato un viaggio per scoprire e saperne di più. UMILIAZIONE In auto abbiamo percorso centinaia eli chilometri verso nord attraverso il deserto. Non c'erano strade per buona parte del viaggio e, ogni pochi metri , le nostre auto arrancavano e stri - devano attraverso spianate cbe sembravano fatte di onde solidificare di sabbia. Siamo stati soffocati dalla polvere, ora dopo ora, domandandoci se avremmo mai visto un altro essere umano in quel luogo desolato, senza parlare dJ schiavi. Eravamo diretti verso una sorgente, proprietà dJ un capo nomade locale; ci era stato detto cbe possiede degli schiavi come molti altri in quella zona. Finalmente trovammo le sue tende e invertimmo immediatamente le no· stre auro, nella speranza di locaHzzare i suoi schiavi senza che lui lo sapesse prima, così da potere parlare con loro liberamente, senza che essi fossero intimiditi dalla presenza del padrone. DI HILARY ANDERSSON * Trovammo la tenda degli schiavi a qualche elistanza e vi incontrammo Fatima, madre di sette figli. Viveva in una scheletrica tenda marrone, che si alzava dal suolo non più alta del mio gomito. I suoi figli le erano tutti attorno c uno di essi aveva la faccia gonfia per una terribile infezione, per la quale essa non aveva alcuna mcelicina. Fatima ci disse che, per quanto si ricordava, aveva sempre lavorato per il suo padrone. Da lui non riceveva alcuna paga, ma solo cibo e vestito. <<Cosa posso fare?- diceva -. Non ho soldi; ho bisogno eli cibo; ho figli e così, se posso lavorare per un uomo che almeno mi dà da mangiare, mi va bene». Quando domandai se era una schiava, essa abbassò lo sguardo a terra e d - spose di sì. Pareva umiliata dalla sua situazione, ma sembrava che non avesse aspettative migliori per la sua vita. TERRIBILE ABUSO Quando parliamo ai suoi padroni , questi negano dJ possedere schiavi. La pratica della schiHvitù è stata messa fuori legge l'anno scorso. La tratta degli schiavi è stata bandita fm dai giorni dd colonialismo francese nell'ultimo secolo, ma possedere schiavi non è stato mai specificamente banelito. La maggior parte degli schiavi in Njger, oggi, sono discendenti di schiavi, sequestrati in razzie e guerre secoli fa, e sono semplicemente nati nel loro stato di schiavitù. Molti schiavi in Niger subiscono terMC l ottobre-novembre 2005 pagina 71

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