Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

Mons. Cesare Mazzo/ari, vescovo di Rumbek (Sud Sudan), sempre in lotta contro la schiavitù e altre tragedie della sua diocesi. SCHIAVITÙ: FATTO CULTURALE Naturalmente il governo di Khartoum nega l'esistenza della schiavitù in Sudan, soprattutto dopo il1.3 agosto 1990, quando il governo sudanese sottoscrisse la «Convenzione per l'abolizione dello scbiavismo, del commercio di schiavi e di tutte le istituzioni e pratiche similari connesse>>. D presidente Al Bashlr ha liquidato le denunce come «pura propaganda mediatica» (gennaio 2002) e Ahemed ElM ufti, ex responsabile del «Comitato per la lotta contro il rapimento di donne e bambini» (Ceawc), affem1a che la schiavitù in Sudan è <<Un'accusa infondata» (aprile 2002). «Dateci un solo nome di schiavo» sfidano i leaders politici sudanesi. Ma di nomi e storie di rapimenti, avvenuti negli anni '90, ce ne sono a bizz~ff~ ~ libri ~ rap~orti <;Ii organizzaztommternazJOnali che st battono per i diritti umani. TIRi/t Valley lnstitute, per esempio, utilizzando interviste fatte di persona, ha raccolto nomi e cognomi di più di 11 mila persone rapite dalle milizie appoggiate da Khartoum nelle aree conuollate dai ribelli. Un libro pubblicato a Londra nel giugno 2003 dall'istituto britannico Civitas documenta le frequenti incursioni di gruppi arabi armati, 6nalizzate a «uccidere gJl uomini e trarre in schiavitù donne e bambini» tra le popolazioni nere de] Bahr EI-Ghazal, monti Nuba, Sud Kordofan e Darfur. Una di tali incursioni è testimoniata da un gruppo di Christian Solidarity International (Csi) arrivata sul posto subito dopo la razzia: nel villaggio di Nyamlell, il25 marzo 1995 furono uccisi 80 uomini e 282 donne e bambini ridotti in schiavitù. il libro dimostra pure come tale pratica sia stata incoraggiata, negli anni '90 dal National I.rlamic Frorlt, diretto da Hassan Al Turabi, leader di spicco dell'islarnismo mondiale. «Capi del Ni.fmobilitavano le tribù arabe, le incoraggiavano a partecipare al jibad, promettevano loro gli schiavi come bottino di guerra, assicuravano che la schiavitù era giustificata dal Corano come mezzo per convertire all'islam, e fornivano l'appoggio logistico ai raid, con cavalli, armi e truppe». Stori~..· 1..' pac... i n libro riferisce anche colloqui con mercanti arabi di schiavi: questi sostengono che la sbari'a, la legge islamica, li autorizza a ridurre in schiavitù figli e familiari degli uomini contro i quali sono in guerra. E affermano di vendere schiavi ad arabi di altri paesi. RISCATTO A smentire le difese dei governanti sudanesi c'è pure.la testimonianza dei missionari. «Loro giurano di no. Sono andati a dirlo anche a Ginevra, all'Gnu . Eppure le mje missioni sono piene di ex schiavi - afferma moos. Cesare Mazzolari, dall999 vescovo di Rumbek (Sud Sudan) -. Negli anni '90 ne ho riscattati 150. Non è una cosa che posso fare di persona; il riscatto deve avvenire attraverso un mercante arabo, ma con la nostra moneta: 50 dollari per le femmine, 100 per i maschi. Poi non l'bo più fatto, perché mi sono accorto che poteva diventare un circolo vizioso. Tutti hanno storie lunghe: otto-nove anni durante i quali sono stati indottrinati e poi sottomessi a torture, flageUazioni con cui il padrone faceva capire l'odio per "l'infedele". Siamo riusciti a riportarli alle loro fami.gJie ed è passato parecchio tempo perché si rimettessero in salute. Le ferite che li banno traumatizzati , invece, restano per tutta ]a vita». Un'al.tra testimonianza viene da mons. Danie] AdwokMarko Cur, ausiliare di Kbattoum: <<Prima dell'indipendenza gli schiavisti andavano letteralmente a caccia di schiavi nel sud; ora questa pratica viene mascherata dai conflitti tribaU tra le popolazioni arabe musulmane che si dedicano prevalentemente alla pastorizia nomade (come i resegat) e quelle di pelle scura (come i dinka o nuer) che si dedicano all'agricoltura. Con il tacito assenso del governo le tribù arabe portano nel sud il loro bestiame per sfruttare i pascoli e se i dinka, armati soltanto di !ance, cercano di impedirglielo vengono regolarmente sconfitti La pratica di lasciar infiltrare nel sud gruppi di pastori arabi per compiere razzie (bestiame, donne, bambini...) serve al governo per indebolire Jo Spia che combatte per l'autodeterminazione dei neri nel Sud Sudan. Nelle zone dove è presente lo Spla, a volte è stato possibile riscattare di - rettamente gJi sdliavi grazie all 'aiuto finanziario di alcune Ong. Nel resto del paese le chiese cattoliche usano un altro sistema; cercano nelle abitazioni degli arabi persone ridotte in schiavitù che possono venire identificate da qualche parente e poi vanno dal padrone per chiedergli di liberarle. Se il proprietario si rifiuta ricorrono ai tri - bunaU esi apre un caso. La chiesa paga per gli avvocati e per i documenti necessari. Ufficialmente, nei processi, si parla di rapimenti, non di schiavitù, ma la sostanza resta la stessa: i "rapiti" vengono costretti in condizioni diMC / ottobre·novembre 2005 pag ina 69

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