Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

STORIE E Jt:\ESI Haiti l Repubblica Dominicana SCHIAVI NELL'ISOLA DEl «QUILOMBOS» Nell'isola dei Caraibi sopravvivono forme di schiavitù. Ad Haiti ci sono i «restavèk)), nella Repubblica Dominicana i tagliatori di canna dei «bateyes)). Cristoforo Colombo sbarcò suU'isola eli Quisqueya (da lui subito ci - battezzata Hispaniola) nel dicembre del 1492. Il navigatore genovese aprì la strada agli spagnoli, che ci misero poco a massacrare le popolaziotù indigene. Poichémancava manodopera da utilizzare nelle miniere d 'oro, i colonizzatori iniziarono ad importare schiavi daU'Africa. Risale al l523la prima comunità di resistenza (conosciuta comequi/ombo) dei neri contro i padroni bianchi. Nel1697 la Spagna cedette alla Francia la parte occidentale dell' isola. Parigi cominciò un massiccio sfruttamento economico, .introducendo migliaia di schiavi africani aU'anno, utilizzati soprattutto nelle ricche piantagioni di canna da zucchero. Haiti presto divenne il più redelitiziopossedimento francese nelle Americhe. Nel1791 unexschiavodinomeToussaint Louverture iniziò una lunga guerra di liberazione, che si concluse con la vittoria dei ribelli Alla fine del 1803 Haiti elivenne il primo stato indipendente dell'America Latina e la prima repubblica nera del mondo. MC l ottobre-novembre 2005 pagina 60 DI PAOLO MOIOLA Nel 1844 l'isola si divise definitivamente in due stari indipendenti: Haiti ad ovest, Repubblka Dominicana ad est. Per quegli strani scherzi deUa storia, proprio nell' isola dove si verificò la prima rivoluzione guidata da schiavi permangono retaggi della schiavitù: sono i «restavèlm (l) ad Haiti e i tagliatori di canna da zucchero nella Repubblica Dominicana (Santo Domingo). A i tempi della schiavitù, mentre sili rlschiavilavoravano nei campi, i fOro figli servivano nelle case dei padroni. Questa pratica ha resistito fino ad oggi, favorita dalle condizioni eli vita e dalla mancanza dello stato. Gli intermediari vanno nelle campagne e promettono alle famiglie che i loro figli andranno a scuola e vivranno meglio. Sono io molti ad accettare perché fa partenza eli un figlio si traduce in una bocca in meno da sfamare e perché, comunque, c'è la speranza di una vita misiliore almeno per un membrodellafamiglia. I bambini coinvolti hanno un'età compresa tra i 5-6 anni Donne haitiane lavano i panni. Altra pagina: sopra, una strada di Port-au-Prince, capitale haitiana; sottos illustrazioni tratte da una brochure creola sui «restavèk». fino a 15-16. Sono chiamati «restavèlo>, parola creola derivante dal francese «rest aveo>, rimanere con. Rimanere con un'altra famiglia per lavorare senza paga e senza diritti: in una parola, piccoli schiavi. Si calcola che i restavèk siano 250-300 mila. Le bambine sono la maggioranza perché sono più dodjj e perché possono anche essere usate come concubine dei padroni o dei figli dei padroni. <do - ha scrinoJean-Robert Cadet nel libro dove racconta la sua vita da restavèk - ho conosciuto tre gruppi di bambini a Port-au-Prince: quelli appartenenti all'élite, quelli molto poveri e i restavèk, i bambini schiavi. I restavèk sono trattati peggio che gli schiavi, perché non costano nuUa e perché la loro offerta è praticameme illimJtata». lllimitata, perché Haiti è una fonte inesauribile di povertà. Poveri haitiani. La vita li prende a c~~ -

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