Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

ra mi picchiava, anche davanti alla gente. Ma non lo raccontavo alla mamma perché non volevo che si rattristasse». Quando arriva a Lima, Sofia ha solo 12 anni. Inizia a Lavorare nelle case. Frequenta la scuola e, nel contempo, comincia a maturare una coscienza politica. «Entrai in un sindacato (eli nome, perché di fano non era riconosciuto) che si occupava delle lavoratrici domestiche. Poi conobbi la Gioventù operaia cattolica. Nel1995 entrai neU'associazione guidata da Blanca>>. Lo sfruttamento del lavoro domestico è simile in molti paesi (si legga l'esperienza dei bambini schiavi ad Hai/t) e simili sono le dinamiche che lo producono: è la povertà (non solo materiale) che spinge alla fuga. Ma da cosa nasce la povertà? Essa nasce da un sistema economico e socia.le ch e fonda la propria essenza sull'ingiustizia e la diseguaglianza. Come evitare che i bambini siano costretti a lavorare? <<La soluzione più log.ica - spiega Sofia - sarebbe creare lavoro per gli adulti, permettere ai padri di avere abbastanza risorse per mantenere le proprie famiglie». «Accade - continua la coordinatrice della Casa de Panchita - che in molte case ci sia una lavoratrice domestica che ba meno anni eli quelli del piccolo che deve accudire! Non può essere che uno abbia diritto a.llo studio e l'altro no. Tutti debbono avere eguali eli ritti , giusto? Soltanto così avremo bambini che da grancli potranno portare avanti questo paese». «L' unico obbligo per un bambino dovrebbe essere lo studio. Che futuro potrà avere questo paese se i propri figli non sono preparati?». Le famiglie mandano Je figlie con le migliori intenzioni, ma non sanno, spesso per ingenuità ed ignoranza, i rischi che la città nasconde. Sofia racconta eli incontri con i genitori: «"Per favore - mi hanno detto molte voJte -,visita mia figlia aLima". "E dove sta?", domandavo io. "In Lima, n la incontrerai"' ribattevano. Non immaginano le dimensioni della città. Pensano che sia come alloro villaggio, dove tutti si conoscono». Come Sofia, pure Elisabeth è stata lavoratrice domestica (iniziò a soli 9 annl) e anche lei oggi lavora per la Casa de Panchita. Racconta la storia Storie e paesi di una ragazza che l'associazione ha aiurato: «Vìctoria ba 17 anni. È stata portata via da Cusco, la sua città, senza il consenso dei genitori. Lavorava a Lima, nel distretto d i San Borja. O fig]jo trentenne della padrona di casa la violentava più volte la domenica, quando la signora usciva. A volte Victoria rimaneva senza sensi. Uno dei nipoti, di 16 anni, la violentava nme le notti. Il cognato, di 60 anni, la molestava sessualmente davanti alla stessa signora, che rideva della situazione. Victoria era costantemente minacciata dai suoi aggressori>>. Per ridurre al minimo esperienze traumatiche come quella eli Victoria, la Casa de Panchira è molto attenta alla salute mentale delle ragazze. L'ambiente lavorativo, la grande città, la solitudine possono pesaremolto su giovani che, eli solito, sono timide, umili e timorose. Per questo i volontari le aiutano a rafforzare la propria autostima, anche per prepararle ad affrontare adeguatamente i rapporti con l'a.ltro sesso. !n quest'ottica la Casa de Panchita organizza corsi sulla salute riproduttiva e sulle relazioni eli coppia. L'esperienza didattica maturata dagli operatori deU'associazione è tale che, da qua.lcbe anno, essi vengono invitati nelle scuole serali a parlare eli queste tematiche. Agata, Charito eJosé Alberto, giovani volontari della Casa de Panchita, parlano eli amore, sessualità, coppia utilizzando .la metodologia deUa rappresentazione teatrale, dove d ramma e commedia si mescolano in maniera quanto mai efficace. Con grande apprezzamento da parte degli a.l unni. MA INDIETRO NON SI TORNA Abbiamo visto che l' incontro con la capita.le è quasi sempre traumatico, violento. Eppure, la maggioranza del le giovani non desidera tornare a.l - la propria terra. Lima offre più opponunità per migliorarsi, per disegnare un futuro diverso. < lo - elice J uana, 22 anni - tornerei a casa, se là ci fossero opponunità. A occhi chiusi dirci: "Ciao, Lima, io me ne vado". Ma ora no, non si può tornare». Ecco, perché Lima, come tutte le metropoli del Sud del mondo, è destinata a crescere ancora. Ad espandere le proprie periferie oltre le vecchie periferie eli altre periferie. Ecco, perché dall'interno del Perù (ma potrebbe essere anche un altro paese) continueranno ad arrivare giovani e giovanissime in cerca di un lavoro in una famiglia, in una casa dove lavoreranno l2 ore aJ giorno per una paga misera. Perché il sogno di un futuro diverso dal presente è più forte eli qua.lsiasi umiliazione e violenza. • MC l ottobre-nov..-nbr. 2005 pagina 59

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