me della struttura dove le lavoratrici domestiche (in castigliano: trabajadoras del hogar o trafiajadoras domesticas) vengono accolte ed aiutate. LA CASA DE PANCHITA Alla Casa de Panchita la domenica (giorno di libera uscita per la maggioranza) arrivano decine di lavoratrici domestiche, di tutte le età. Ad attenderle ci sono le responsabili dell'associazione e uno stuolo di volontari, peruviani e stranieri. L'entusiasmo e le doti umane messe in campo sono tali da crea.re un clima particolarmente accogliente e familiare, senza per altro mai dimenticare gli obiettivi perseguiti. Maestri e professori seguono le giovani che hanno bisogno di rafforzare la propria preparazione scolastica. Vengono organizzati corsi di computer e di inglese, ma anche di pittura, danza, difesa personale, autostima. Si possono poi trovare professionisti che aiutano a risolvere vari J?roblemi (legali, psicologici, eccetera). Alla Casa de Panchita il pranzo domenicale viene consumato tutti insieme. E non mancano le occasioni per divertirsi: si guardano film (che poi vengono commentati), si fanno spettacoli e gite. Bianca Figueroa è la presidente dell'associazione. Ha 63 anni, una voce suadente e30 anni di lavoro con le donne peruviane. In Perù il lavoro domestico risale ai tempi della colonia spagnola e addirittura agli incas. A Lima (capitale con 8 milioni di abitanti su una popolazione complessiva di 28), le laMC l ottobre-novembre 2005 pagina 58 Storie e pac!->i voratrici sarebbero almeno300 mila, quasi la metà minori d 'età. Dal2003 c'è una norma (la legge n. 27986) che regola il lavoro domestico, ma pochi la rispettano. <<Arrivano a Lima - spiega Bianca - generalmente dalla sierra con una cosiddetta madrina e cominciano a lavorare senza ricevere salario, senza andare a scuola, senza ore di libera uscita. In più, spesso debbono affrontare discriminazioni e umiliazioni per il loro essere gente della sierra. Frequentemente, subiscono violenze psicologiche, botte o abusi sessuali. Insomma, sono delle piccole schiave». n tennine usato da Blanca è forte, ma appropriato. Nonostante la legge, la maggioranza delle domestiche lavora ben oltre l'orario, fino a 12 ore al giorno. Le faccende che debbono sbrigare sono moltissime: si inizia con l'acquisto del pane al mattino presto e la preparazione della colazione per la famiglia, per terminare la notte con la pulizia della cucina. Nel mezzo ci sono le compere al mercato, la pulizia della casa, il lavaggio dei vestiti, la preparazione dei pasti, la cura dei figli più piccoli dei padroni di casa. n tutto per una paga misera (quando c'è una paga). Per sopportare una vita simile, la povertà da cui le giovani fuggono deve essere veramente insostenibile. «La povertà - spiega Blanca -è certamente la principale causa di migrazione, ma non la sola. Ci possono essere anche situazioni di violenza, soprattutto per le femmine: casrighj corporali e abusi sessuali. Ci può essere l' abbandono da parte del padre o problemi di alcolismo». Ci sono, per fortuna, bambine e adolescenti che scappano dalla sierra semplicemente per andare a studiare, ma per fare questo l' unica possibilità è trovare impiego come lavoratrici domestiche. Come ha fatto Natalia, che oggi ha 19 anni. n padre era alcolizzato e sua madre doveva farsi carico di tutta la famiglia. A casa si parlava quechua. Lei ha apEreso il castigliano a Lima, quando all'età di 14 anni vi è arrivata assieme alla sorella, che le ha trovato lavoro in una casa. Natalia decise di andare nella capitale perché i genitori non potevano comprarle il materiale scolastico e perché il livello di insegnamento nella scuola della comunità era basso. La legge peruviana obbliga chi assume una l avoratrice domestica a consentire la sua formazione scolastica, ma i datori di lavoro sono molto restii a concedere questo diritto. «lo - racconta Roberta, 16 anni - ho sempre pensato di studiare. Però alla padrona di casa non piaceva che io studiassi. Mi diceva che ero piccola (all'epoca avevo 13 anni) e che l'orario scolastico notturno era molto pericoloso». La maggioranza delle lavoratrici frequenta il turno scolastico della notte (dalle 18.00 alle22.00). Con un doppio svantaggio: da una parte, esse arrivano a scuola già molto stanche dopo una .lunga giornata di lavoro; dall'altra, le scuole per adulti offrono, per varie ragioni, un servizio di bassa qualità. Per questo alla Casa de Panchita le lavoratrici trovano professori volontari che le aiutano a migliorare la loro preparazione scolastica. L'AUTOSTIMA COME STRUMENTO DI DIFESA Alla Casa dePanchira Sofia Maurido fa la coordinatrice. Proviene da una famiglia contadina del diparti - mento di Cajamarca. Suo padre abbandonò la famiglia, lasciando la mamma sola con 5 figli. Sofia ha conosciuto i problemi delle trabajadoras delhogar sulla propria pelle. «Cominciai a lavorare a 7 anni da una parente di mia mamma, che era proprietaria di un ristorante. Ml alzavo alle 3 e mezza del mattino. Aiutavo a cucinare, a pulire, a servire i clienti. Andavo a dormire alle 11 di sera. Avevo sempre sonno. La signa-
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