La signora Hermelinda, abituata da sempre ad una vita di sacrifici, si accontenta anche per la figlia. «Ecco perché - spiega Aldo - il lavoro infantile è spesso invisibile. È una pratica tradizionale, tollerata e addirittura benvista. A molti genitori basta che i loro fi.Jdi vengan? pagati con un pasto o quàlchematenale scolastico o una piccola mancia». In più, la legge peruviana non protegge i minori che lavorano in casa di consanguigni fino al quarto grado; questa norma fa sl che spesso molti bambini siano sfruttati dai propri parenti (fratelli, sorelle, zii, cognati). E quando non lavorano per i familiari, lavorano per i vicini di casa o per una cosiddetta madn'na. «In ogni caso, si tratta di una relazione asimmetrica, dove a perdere è sempre il minore» spiega Aldo, dall' alto della sua quasi laurea in psicologia (gli manca un soffio per l'ufficialità), o meglio dalla sua esperienza sul campo. Alla settimana di Estefany manca soltanto la domenica. Che fai la domenica, Estefany? «Vado alla Casa de Panchita», risponde con un sorriso che le illumina il viso. Da quando frequenta la Casa de Panchita, Estefany ba miglioratomolto il suo rendimento scolastico, tanto che nella sua d asse si è guadagnata il secondo posto di merito, come dimostra il diploma appeso alla parete che la mamma cimostra con comprensibile orgoglio. E che lavoro ti piacerebbe fare da grande? <<La projesora» risponde lei MC l ottobre-novembre 2005 pagina 56 Sturil' l' pal'si senza esitazioni. Per insegnare cosa? «Matematica>>. Estefany, dall'alto dei suoi 12 anni, guarda in avanti. Ora che ha incontrato i volontari della Casa de Panchita i suoi sogni sembrano più a portata di mano. KARINA Più si sale sulle colline sabbiose, più le condizioni degli abitanti si fanno difficili. Gli ultimi arrivati si accomodano nelle periferie della periferia, dove i servizi (luce elettrica, acqua corrente, fognature, strade, scuole, ambulatori medici) non ci sono e chissà quando arriveranno. Sl, perché, come in tutti i Sud del mondo, le città si espandono non secondo le diretti - ve degli urbanisti , ma secondo ben più prosaiche possibilità: dove c'è spazio, do':'e non ci sono controlli , dove non Sl paga. Ci troviamo sempre a Pamplona, ma al nome si aggiunge una qualifica: alta. Siamo sul cocuzzolo della collina e la vista non manca di fascino. n cielo è terso ed i colori paiono vivi, belli, nonostante la mancanza quasi assoluta di vegetazione. Sarà perché sull'enorme distesa di baracche ed abitazioni di ogni fatta oggi ri - verbera il sole. Siamo venuti per visitare la famiglia di Karina, un'altra bambina lavoratrice che Aldo e Susana banno iniziato a seguire. Una selva di panni stesi ad asciugare nasconde]'entrata dell'abitazione. Dietro ad una porta di latta, c'è la mamma di Karina, Norma, una bella donna di 29 anni che d accoglie con un grande sorriso. Per terra, su un piccolo fornello a gas fuma una pentola annerita, mentre sul tavolino a lato sono allineati contenitori di p lastica con salse, verdure, farine. Norma si guadagna da vivere così preparando i pasti per i vicini, meno poveri di lei. Come accaduto ad Hermelinda, anche lei è stata lasciata sola. L'irresponsabilità dei maschi fa rabbia, ma qui le donne sono abituate ad essere più forti e tenaci di un machismo duro a morire. n pavimento è in terra battuta, le pareti sono di esteras (canne di giunco o bambù) e cartone, il tetto è un telo di plastica. Nella staozetta (chiamiamola cosl) accanto alla cucina c'è un letto, un piccolo televisore acceso e un bimbo, l'ultimo nato, di nemmeno 2 anni. Un buco nella parete di canne e cartone funge da unica finestra. Arriva Karina, la figlia più grande, lO anni e un sorriso sveglio su un bel viso dai lineamenti indigeni. Karina è una lavoratrice domestica. «No - spiega mamma Norma -, lei non lavora! Studia». Karina lavora, ma per fortuna è stata scovata da Susana che l' ha portata alla Casa de Panchita. Nelle zone popolari comePamplona le relazioni sono tra famiglie poverissime e famiglie povere. Una ha lavoro e da mangiare e quindi può permettersi di avere una piccola aiutante della famiglia vicina. Non lapagherà, ma le darà un pasto: «lo dò a tua figlia da mangiare, io cambio lei viene a tenermi mio figlio, a pulirmi la casa o a lavarmi i vestiti», questo, più o meno, è J' accordo tra le famiglie. FUGA DALLA POVERTÀ Estefaoy e Karina sono due bambine che lavorano. Sarebbero state lavoratrid invisibili se i volontari non le avessero fatte uscire allo scoperto. Pur lavorando, Estefaoy e Karina sono fortunate: non lavorano in miniera, non hanno subito violenze fisiche, non sono sole ad affrontare la vita. E soprattutto da quando banno conosciuto Aldo e Susana le loro esistenze sono cambiate: hanno imparato a giocare e a studiare e probabilmente la loro vita non sarà più un
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=