Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

\'iuim~.: l' carndici Di storie come quella di Trymun pot remmo raccontarne a milioni. Ma c'è qualcuno che sta ancora peggio di lei... PAKISTAN: PALLONI GONFI DI••• Sono i 250 milioni dj bambini al lavoro fra i5 e i 14 anni . Spesso sono preferiti agli adulti perché sono pagati la metà e perché si adeguano a ogni tipo di regola. Sono ingaggiati non solo nei camp i e nci laboratori che lavorano per i mercati locali, ma anche nelle piantagioni e nelle fabbriche che producono per i ricchi mercati del Nord. Li puoi incontrare in una piantagione di cotone o di banane, in una fabbrica bengalese di abbigliamento, in una fabbrica cinese di giocattoli e perfino nella produzione di palloni. Alla fine degli anni Novanta tutti i più grandi marchi di prodotti sportivi si ritrovarono al centro di uno scandalo, perché era stato scoperto che dietro ai loro palloni si nascondeva lavoro minorile. Di scena è il Pakistan e più precisamente il distretto di Sialkot, una cittadina del nord ai confini con l'India. Come sia potuto accadere che questa zona cosl remota si sia specializzata nella produzione di palloni e perfino ferri chirurgici, rimane un mistero legato alla colonizzazione. Si narra che tutto sia cominciato un centinaio dj anni fa con un artigiano che si comraddjstinse per la sua abi - lità nel cucire palloni richiesti dai funzionari e soldati inMC l ottobr.-novembre 2005 pagina 16 glesi di stanza nella regione. La fama si sparse a macchia a' olio e in breve Sialkot venne invasa da ordini provenienti da tutto l' impero britannico. Per fabbricare palloni bastavano un paio di forbici, un punteruolo, ago e ftl o. Un'attrezzatura, insomma, alla portata di tutti e in molte case si svilupparono piccoli laboratori domestici che coinvolgevano ogni membro della famiglia. All 'inizio ogni laboratorio giungeva al prodotto ftnito partendo dal foglio dj cuoio. Solo la camera d 'aria veniva comprata già pronta. Ma fra gli anni Ottanta e Novanta, a Sialkot arrivarono gli agenti di multinazionali come Nike, Adidas, Umbro, che cominciarono a piazzare ordini voluminosi. Perciò il settore cominciò a trasformarsi. Emersero alcuni imprenditori locali che industrializza rono le prime fasi di lavoro e mantennero a domicilio solo la parte finale, que11a della cucitura. Ciò costituì una rivoluzione non solo da un punto di vista produttivo, ma anche sociale, perché assieme alle fabbriche comparvero anche gli intermediari . A metà degli anni Novanta è già in opera una sorta dj <<catena dj montaggio»: le fabbriche producono i pezzi da assemblare (ormai non più io cuoio, ma in Pvc) e si rivolgono a intermediari che provvedono a farli cucire a domicilio per salari cosl infami da spingere le famiglie a fare lavorare anche i bambini pw- di racimolare qualche centesimo in più.

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