Liberi tutti mo musulmane, in generale portate nei paesi islamici). È commovente vederle pregare ognuna nei modi ed espressioni proprie; tutte sentono il bisogno di un Dio trascendente, che in tale situazione resta la loro unica forza. L'incontro finisce con una piccola festa: questo è l'unico momento diverso dal resto di tutta la settimana. Al tempo stesso ci informiamo sulla loro situazione, perché qualcuna può ancora avere l'opportunità di ottenere i documenti e rientrare in un progetto di reintegrazione: in alcuni casi ci siamo riuscite, con l'aiuto della Croce Rossa, ma per la maggior parte non possiamo fare nulla. Per cui tomo a casa sfinita, con addosso rutta la disperazione di quelle persone. Nel «settore tratta~~ avete offre Iniziative Importanti? Promuoviamo corsi di formazione per religiose, con lo scopo di prepararle professionalmente nel lavoro di prevenzione e di reintegrazione delle vittime della tratta. Da gennaio a maggio 2004 sono stati organizzati corsi di formazione per 85 religiose in quattro paesi maggiormente colpiti daJ fenomeno: Italia, Nigeria, Albania e Romania. Nel 2005 abbiamo rivisitato i quattro gruppi già formati per valutare e approfondire alcune tematiene di un fenomeno in costante evoluzione. Inoltre abbiamo preparato un manuale per la formazione in quattro lingue: inglese, italiano, spagnolo e francese; presto disponibile anche in polacco e rumeno. O manuale è molto apprezzato, utile per informare e formare a una corretta conoscenza del fenomeno anche seminari, scuole, parrocchie e gruppi vari. Quale è stata la risposta a questi corsi? L'esperienza è positiva, anche se si trova ancora tanta resistenza e paura a lavorare in questo settore e scoprire il volto nuovo di una povertà assai umiliante. Con la Nigeria la collaborazione è bene avviata. ll nostro primo contatto è iniziato nel2000. Dietro nostro invito, arrivarono in Italia la presidente della ConfeStregoni nigeriani, ai quali vengono portote le vittime della tratta per essere sottoposte ai riti vudu. reoza delle suore nigeriane con aJtre due consorelle. Per tre settimane le portai a vedere il peggio: sulla via SaJaria, a Castel Volturno, lungo la via Domizia, dove si danno il turno circa 500 ragazze nigeriane; varie città d'Italia, come Udine, Padova, Verona, Torino... Traumatizzate da un fenomeno che non ha riscontri nella cuJrura ni - geriana, non dormirono per tre t,riomi e tre notti. Dicevano: «Sono le nostre ragazze; erano nelle nostre scuole, nelle nostre parrocchie fino all'altro giorno; chi le ha ridotte in questo stato? Cosa possiamo fare?». Inoltre mostrai loro le varie iniziative promosse dalla vita religiosa in questo campo e sono tornate a casa col proposito di impegnarsi per frenare il fenomeno alla radice. Vanno seguente, sono state inviate tre suore nigeciane, che si sono stabilite a Castel Volturno per aiutare Donna nigeriana aiutata finanziariamente ad aprire un piccolo negozio in patria. MC l ottob...-novembre 2005 pagina 103
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