Liberi tutti Moggio 2005: gruppo di suore che hanno partecipato al corso di formazione o Scutori (Albania) . Uno coso-famiglia in cui le vittime dello trotto sono aiutate nel commino di reintegrazione umano, sociale e spirituale. Anche lei esce con le unità di strada? Non ha paura? Ogni mercoledì notte vado anch'io lungo la Salaria, con alcuni volontari della parrocchia di San Frumenzio. Per ora non abbiamo avuto problemi, anche se con le ragazze dell'Est dobbiamo fare più attenzione: appena ci fermiamo a parlare con un gruppo di loro, squilla subito il telefonino, segno che sono controllate a vista. Con le nigeriaoe non abbiamo problemi: queste non hanno bisogno di essere controllate da persone fisiche: sono già irretite psicologicamente dai riti vudù a cui sono state sottoposte prima di lasciare il loro paese. Cosa la Impressiona di più nel rapporto con loro? È sconvolgente vedere ragazzine dì 14-15 anni, assediate da w1a fila di 6-7 auto, in cui i clienti attendono il proprio turno. E poi le loro storie: queste dmme parlano chiaramente di essere state vendute o comprate. Ma ciò che più impressiona è la forza e tenacia delle donne africane. Se rimangono incinte, vogliono il figlio a tutti i costi, sfidando i crudeli maltrattamenti a cui le sottopongono le loro maman per costringerle ad abortire. Ho conosciuto due donne che sono fuggite e hanno dùesto aiuto: a causa dei maltrattamenti hanno avuto figli prematuri; ora, grazie a Dio, stanno bene. Le oigeriane hanno un profondo senso di Dio. ll regalo che più insistentemente chiedono per strada è una bibbia in inglese, per poter pregare. Prima di !asciarle faccio anche il segno della croce sulla loro fronte e tutte aspettano questo segno di redenzione. Ma anche le donne dell'Est europeo hanno un forte attaccamento alla loro tradizione spirituale e religiosa. Non appena vedono la suora per strada, si avvicinano e la chiamano «mamma», mostrando fiducia e apertura. E se quakuna non può, perché sorvegliata dai padroni, con lo sguardo fa capire il suo desiderio di avvicinarsi. E nelle comunità di accoglienza...? È più facile riparare le macerie provocate dalle bombe dei terroristi, che ricostruire la persona delle vittime MC l ottobre-novembre 2005 pagina 101
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