Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2005

Liberi tutti Nel prinù anni '90, quando le ragazze cominciarono a scappare dai loro sfruttatori, la polizia non sapeva dove metterle e bussava alle porte dei conventi, chiedendoci di accoglierle e tenerle al sicuro. Allora le chiamavamo ancora «prostitute»: accogliere in comunità persone con tale nomea era una grossa sfida; poi, dai loro racconti , abbjarno capito che erano «vittime di tratta» e abbiamo «DOV'È TUA SORELLA?» Era la sera del 2 novembre 1993. Stauo per lasciare U centro Caritas di Torino per andare a messa, quando enbò una dotnl africana: daD'abbtgliamento compresi che veniva dalla ...trada.. MI trovai a disagio. Mi presentò la lettera di Wl medico. La lessi e feci qualche c:lomanc::la. a CUI rispose con monoslllabl . SI chiamava Maria. Era malata e bisognosa di Wl' operazione; essendo priva di docwnentl, non poteva e$SeJ'e rlcowrata In Wl ospedale pubblico; il medloo l'aveva Indirizzata al nostro centro. Maria 000 sapeva l'ttaJJano; continuammo la conwrsazio. ne In inglese. Awva poco più di 30 arri; era madre di tre bambini, lasciati In Nigeria per venire In Italia. Sperava di la\IOrare per aiutare la famJglla; ma sl trovò sulla strada, vittima della tratta delle nuove schiave. Rievocando la sua storia e l vincoli fammarl, pianse dicendo: ...Sister, please, help me, help met~ (suora, per favore, aiutami, aiutami!). Ero molto confusa; non sapendo cosa fare e cosa dire. A- \'e\10 fretta di andare a messa. Le dissi df ritornare U mattino seguente. Maria YOIJe accompagoannlln chiesa. Per strada la gente guardava con sorpresa nel vedere una suora cammlnare con una «prostituta... In chJesa Maria sl Inginocchiò neO' ultimo banco e la sentii singhiozzare. Raggiunsi il primo banco, ma non rlusci\10 a pregare. MI VéllJ\ra In mente la parabola del fariseo e pubbiJcano e di tutte le volte In CUI, essendo reUglosa e mlssiona· rla , avevo pensato come il fariseo, di essere mlgUore delle donne costrette a «battere la strada... Rlmuglnauo pure l sentimenti di ribellione provati quando ml fu chiesto df lasciare Il Kenya, dopo 24 anni df missione, per Wl nuovo servizio In Italia. Ero cosl feUce e Integrata In quel)'a.mbtente africano, colnuolta ln attMtà soàall, educative e religiose con donne e ragazze, condMdendo la loro lotta per migliorare le condizioni di vita, prornuowndo la loro lstruzlone, autocoscienza, emandpazione. .. Erano gli ideali che mi avevano affascinata da giovane e guidata nel mio lavoro missionario In Africa. Ora tutti 1 miei progetti, le sicurezze, l sogni, la nostalgia di quello che avevo la&ciato svanivano. Ml ritrovavo nel buio, come Paolo suUà via dJ Damasco: «Signore che cosa vuoi che lo faccia? Signore, dove vuoi condurmi?,.. P assai una notte Insonne. MI risuonavano dentro domande inqldetantl, come quelle rl\IOite a Caino: .Eugenia, dov'è tua sorella? Dov' è Maria? Dove sono questa notte tutte le Marie della strada?». L'Incontro con Maria ml costringeva a una scelta più radicale neUa mia sequela dJ Cristo. MI arresi. Da quel momento U mio nuouo servizio missJonarlo sarebbe stato nel centro storico di Torino tra le donne lnvnlgrate. Marta si rlstabiD, non solo ftsicamen1e. Con coraggio e determinazione abbandonò la strada, enbò In una comunità di accoglienza, partecipò a Wl corso df lingua e df preparazione professionale, trovò \Dl'occupazlone e Intraprese Wl8 nuova vita. Divenne per me una guida discreta, che mi aiutò a entrare e capire U mondo della notte. EUGENIA BoNEm MC l ottobre-novembre 2005 pGtino 100 cominciato a sviluppare una nuova diaconia della carità, accogliendole nelle nostre strutture senza paura di spor· carci le mani o di contaminarci. Quasi tutte le congrega· zionl religiose femminili sono nate con lo scopo o il carisma dell'attenzione alla donna: vulnerabile, discriminata ed emarginata, nonché sottomessa a una ctÙrura maschilista o patriarcale. Lungo j secoli, queste famiglie religio· se hanno saputo adattarsi a nuove esi~enze e a nuovi cambiamenti della condizione femmirule. Oggi, sebbene in un momento di invecchiamento e diminuzione numerica, la vita religiosa femminile ha trovato la forza di rinnovarsi, rivisi tando i propri carismi e mettendosi nella chiesa e nella società al servizio di nuove povertà. Gli Istituti maschili Invece... Purtroppo la vita religiosa maschile è ancora assente in questo ministero. Perché c'è ancora tanta resistenza da parte di sacerdoti e religiosi ad accostarsi al mondo della notte, per capire e gestire il fenomeno di tanta richiesta di sesso a pagamento? D loro coinvolgimento sarebbe un servizio prezioso, sia per la formazione dei giovani e la salvaguardia della famiglia, sia per il contatto e il recupero dei «consumatori». Lo stesso «cliente» è vittima d i un sistema di vita consumistica, dove rutto si può desiderare e comperare, anche ]a stessa «povertà>> ru tante donne immigrate e persino il corpo di una minorenne indifesa. Come chiesa che proclama <<la scelta preferenziale dei poveri>>, dobbiamo assumere le nuove povenà e unire le forze per formare e informare, per recuperare i valori del rispetto reciproco, della relazione inrerpersonale e familiare, per ritrovare l'equilibrio e l'armonia, specie nel rapporti tra uomo e donna. Quante suore sono Impegnate nella nuova diaconia? Attualmente le religiose coinvolte nell'assistenza a donne vittime della tratta sono 250, appartenenti a 70 congregazioni, sparse su tutto il territorio italiano e o· perano attraverso 110 strutture, molte delle quali messe a disposizione dalle stesse congregazioni religiose o dalle Caritas, collaborando con tante altre forze, del pubblico e del privato, di volontariato o associazionismo, senza però perdere l' identità di donne consacrate. A quali ambiti si svolge la vostra attività? Diverse suore e gruppi di volontariato parrocchiali formano le unità di strada: escono di notte per incon· trare le vittime, offrire relazioni di amjcizia e fiducia, ascoltare le loro storie, condividere le loro sofferenze e, soprattutto, fornire informazjoni per soluzioni alternati· ve alla p rostituzione coatta. Altre suore operano nel centri di ascolto, in collaborazione con le Car1tas diocesane e parrocchiali, per ascoltare le donne in cerca di aiuto e trovare soluzioni. Abbiamo, poj, olrre un centin~1io dj comunità di accoglienza gestite da religiose: piccole case-famiglia, composte da 6-8 persone, la cuj permanenza varia da 6 a 12 mesi, secondo le necessità e il recupero delle ra· gazze verso una piena autonomia. Da poco tempo abbiamo inizjato visite settiman ali al Centro di permanenza temporanea (Cpt) di Ponte Galeria, per offrire assistenza religiosa alle numerose donne detenute in attesa di espulsione.

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