l no dimenticate, sia per rendere il messaggio evangelico più comprensibile. Abbiamo riscontrato l'importanza di questo metodo nelle celebrazioni liturgiche: bisogna vedere con quale gioia la gente partecipa alla messa, quando questa viene ufficiata nella propria Lingua». G li indigeni costituiscono la maggioranza della popolazione del Guatemala, ma vivono in una situazione di discriminazione razziale, che si aggrava quando essi arrivano nella capitale. In alcuni edifici pubblici, per esempio, è vietato l'ingresso a chi indossa abiti tradizionali autoctoni. Negli ospedali e nell'amministrazione giudiziaria è diffi - cile la comunicazione, perché non esiste il bilinguismo. Enon c'è alcuna iniziativa politica finalizzata alla valorizzazione, promozione e riscatto delle diverse lingue e altre espressioni culturali indigene. «L'immigrazione dalla campagna verso la città, in cerca di lavoro e di soprawivenza, è in aumento · spiega padre Mario-. Ma quando arrivano nella capitale, le donne soprattutto, si vedono obblìgate a cambiare gli abiti tradizionali e abbandonare la propria lingua. E questo è solo un esempio dei numerosi cambiamenti che siamo costretti a fare, per assumere la mentalità della città». Padre Maria Tuboc Cuxé (sopra) e l'agente di pastorale Carmelo Cot6c (sotto) . te dai diversi gruppi, dimostrando la dignità dei loro idiomi anche nella sfera religiosa». U n altro aspetto rivoluzionario della pastorale indigena è l'introduzione di alcuni simboli indigeni nella celebrazione della messa. «Anche questo ci riempie di gioia • confessa Carmela-. Nel passato i non indigeni ci dicevano che i simboli della nostra religiosità non servivano; anzi, erano opera del diavolo. Oggi, essi vengono riscattati e valorizzati, insieme alla spiritualità maya, e ne siamo contenti». «Stiamo cercando di avere una parrocchia specifica, dove attuare al meglio i nostri programmi pastorali - conclude padre Mario -, per poi estenderli a tutte le parrocchie della capitale, aprendo cosi nuovi spazi di riflessione e coscientizzazione sul tema indigeno. Intanto continuiamo a fare formazione e autoformazione, offrendo alle comunità una educazione popolare e integrale». Carmela Cot6c ritorna sul rispetto dovuto alle culture indigene. «Tra i nostri scopi éè pure quello di unire, arricchire e potenziare le nostre iniziative con scambi di esperienze, di sacerdoti e agenti laici di altre diocesi, come quel- «Riguardo all'integrazione dei popoli indigeni incontriamo grandi barriere di discriminazione- interviene Carmela-. La nostra meta è costruire una società interculturale tra eguali. Per questo insegniamo alla gente che non esiste una cultura che valga più dell'altra, che tutti i guatemaltechi sono uguali e degni di rispetto; che gli indigeni devono sviluppare le proprie qualità e l'autostima: solo cosi riusciranno a integrarsi meglio in questa società. Atale scopo contribuisce anche la pastorale indigena: nelle parrocchie in cui stiamo lavorando la messa viene celebrata nelle sette lingue parlala di Quetzaltenango. Questo ci permette di continuare nel lavoro di recupero della nostra identità, senza cadere nel folclore. Di fronte a certi settori della società. infatti, siamo considerati per i colori e l'originalità dei nostri abiti tradizionali. Esigiamo, invece, di essere considerati come persone. Il Ministero del turismo, per esempio, ci usa nelle pubblicità, mostrando i vestiti tradizionali senza la testa delle persone. Che significa questo? Noi abbiamo un volto e, oggi, vogliamo mostrarlo nella società come nella chiesa. Un giorno potremo avere una chiesa autoctona: è la nostra grande speranza». conllitto ha danneggiato il tessuto sociale comunitario dei popoli indigeni , ha provocatola distruzione dci terreni comunitari e l'interruzione dell'esercizio sia delle guide spiri - tuali maya che delle autorità indigene. Abbi<tmo il bisogno di conoscere il grndo di smembramenro e di - struzione provocato nella nostra società indigena, per calcolare il tempo necessario per ricostruire e, sopranuuo, sapere da dove iniziare». Una delle mete a cui punta il Pnr è incamminare il Guatemala sulla strada della costruzione della pace, mediante una riconciliazione duratura. <<Questa, però - conclude Rosalina Tuyuc -, sarà possibile solamente quando coloro che hanno partecipato al disegno cd esecuzione delle violenze cont ro uomini, donne e bambini, riconosceranno le loro responsabilità e ne pagheranno le conseguenze>>. PIÙ SPAZIO ALLE DONNE Nonna lsabel Santic Suque, presidente dell'Associazione politica di donne maya (Moloj), sottolinea un alrro aspetto importante del processo di pace e riconciliazione nazionale: la partecipazione delle donne incligene nella vita politica del paese. Ln Guatemala, infatti, le donne indigene sono la categoria pill cmarginata della società, una discriminazione più forte di quella razziale. MoJoj è una associazione sorta nel 1999, in occasione della prima tornata elettorale dopo la pace del 1996, con lo scopo di creare spazio e formazione complessiva alle donne indigene. «Noi donne siamo praticamente escluse dalla partecipazione politica guatemalteca, per mancanza di strumenti giuridici e politici · spiega Nonna Jsabel -. Moloj vuole colmare questo deficit democratico a livello nazionale e internazionale. Vogliamo offrire alle donne una formazione politica, in cui siano integrati gli elementi della cultura, cosmovisione c spiritualità MC l .. nembre 2005 pagina 65
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