Missioni Consolata - Settembre 2005

Jato nel creato, nel mondo animale, vegetale c inanimato. Quando la persona perde di vista il confine della propria consistenza e identità interiore e vuole essere altro da ciò che realmente è, ponein atto un processo elissolutivo di sé e travolge tutto ciò che incontra. Egli separa cosl resperienza dalla coscienza, il proprio vissuto storico (del memento) dal proprio progetto complessivo (il dovere esseredeJ proprio io profondo), franmma ogni prùl~io eli coerenza nella ventà, la quale non è più Wl obtettivo da cercare, ma una parzialità imposta come verità assoluta. Lapersona che perde eli vista il punto di partenza, lesue radici (l'Eden che ne determina l'individualità limitata) e il suo fine (l'immagine che ne-esprime la capacità indefinita di relazione creativa), smarrisce se stessa, si attorciglia co· me un serpente in meccanismi opachi di distruzione, che deprimono la coscienza e ne fanno un soggetto gracile di feroci distruzioni contro se stesso e l'ambiente circ;ostante. Senza più Dio come Signore e principio della creazion<; le conseguenze rotolano come su un piano inclinato. La donna non è più compagnadi vita eviaggio alla pan~m,a strumento neJle mani deJ potel'e maschile, che trasforma anche la relazione d'amore in possesso violento e di dominio: «Verso tuo marito saràla rua brama, ma egli dominerà su di te» (Geo 3,16). La relazione sessuale, che doveva essere il sigillodell'armonia perfetta, il sacramento visibile del volto di Dio in quanto <<immagine e somiglianza», diventa invece campo eli violenza e sopraffazione. Senza il riconost'imento di Dio come Padre, Abele non è più riconosciuto come fratello, ma clivcnra ost~colo al successo eli Caino, che per questo lo vuole uccidere (Gen 4): nasce l'omicidio/fratricidio. I frate11i diventano «extracomunitari>> l'uno a] . l'altro, ieri e oggi. All'Ada m che rinnegaDiocreatore, la natura stessa si ribella e non ne riconosce più Ja signoniz: (<Maledetto sia il suolo per causa tua. Con travaglio ne trarrai nutrimento... spine e cardi far-à spuntare per te» (Gen .3,17-18). All'uomo che si rivolta contro Dio, l'intero creato si rivolta con violenza sovrumana: il diluvio sommerge la terra intera e solo otto persone si salvano (Gen 6). L'uomo chedisattende la Torà!Legge di Dio creatore è incapace di riconoscere qualsiasi legge morale come equilibrio di convivenza: nascono poligamia e vendetta smisurata nella proporzione di uno a sette CGen 4,19.24). D io non aveva postoAdam nel giardino di Eden perché ne spadron~sse secondo il suo capriccio, ma con un progetto di annonia e sviluppo ben preciso. I due verbi usati in Gen 2,15 sono fondamentali nella teologia biblka ed esprimono la dimensioneinterioreche si rapl?orta sempre con la natura di Dio. In ebraico l'espressione suona così: le' ahedàch uleshamaràch: per servir- w e per custodirlo; mentre il greco della LXX dice: ergàzesthai autòn kaihlàssein, per lizvorarlo e custodirlo. Servire deriva ·da 'abàd (290 volte nell'AT) e contiene l'idea di /are e in arabo eli onorare/obbedire. Servire vuol dire ascoltare e rispondere ai bisogni di colui che si serve. Dalla stessa radice '.b.d. deriva 'ebed, servo, che neJla bibbia ha anche valore on<Jn]ico; è servo il diplomatico cbe rappresenta il re.ILSetvodiYhwhdi cui parla Isaia (52,135 3,12) è il misterioso personaggio eletto perchéoffra la sua vita in espiazione e colquale s'identificheràGesù nella sua passione e morte. Custodire da shamar (42<Jx nell'AT) contiene l'idea eli avere a cuore, prestare attenzione c nella scrittura è spesso riservato alla Torà!Legge: ostervarclcustodire la Torà è vivere; disattendere i precetti del Signore è avviarsi alla .IDOrte. In questo senso i due verbi servire e custodire sono sinonimi, perché pongono il rapporto dell'uomo con il creato nella d.imcmione del servizio e questo servizio ha ]a stessa dimensione della Parola di Dio che deve essere ascoltata e custodita. AscoltarelcusJodirelosservare (le parole del)/a Torà è quasi un ritornello che popola l'intera scrittura ebraico-cristiana: Dt 17,19;28,58;30,10;31,12; 32.46; 1Cr 22,12;Sul98,7; 118,34.4455; Mt 19,17; Le 1,6; 18,20, Gv 14,15.21; 15,10ecc. Q ui sta il fondamento teologico dclJa creazione: la mltura non devesolo essere rispettata per utilità, ma deve essere ricQnosciura come soggetto di salvezza e redenzione. Le conseguenze, infatti, della disobbedienza dell'uomo si sonoriversate sul creato, che così è associato e coinvolto nella storia distruttiva dell'uomo. Lo esprime drammaticamente san Paolo nella lettera ai Romani (8,19-22), dove paragona il creato a una partoriente in preda alle doglie: «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caduèità- non per suo volere, ma per volere eli colui che l'ha sottomessa • e outre la speranza di essere]ci pure liberata dalla schiavitù della com1zione, per entra1·e nellu libertà della gloria dci figli di Dio. Sappiamo bene .i.Ofatti che tutta la creazione geme esoffre/itto adogginelledogliedel parto». l: uomo capace di tr'Jsformare un giardino di armonia in un deserto di sofferenze è capace di tutto; infatti lo vediamo all'opera instancabilmente: guerra, violenza, corruzione, potere cOme dominio, egoismo come sopruso, arrivismo, liberismo senza legge e morale, ricerca della propria realill:zazione <~qui e subito» a scapito d~ altri s.ono le .cause «originalh> del.G depra.vaz.ione dell'ambiente, chedagiardino di vita sj trasforma in inferno di morte. L'inquinamento della coscienza e l'oscuramento dell'immagine di Dio nell'uomo-donna sono madre e padredell'inquinamento della natura che ci sovrasta e ci seppellirà, se non saremo capaci di guardare il «principio» eli dignità e libertà che è dentro ciascuno di noi e che si chiama responsabiJità. Sì, coscienza della responsabilità non solo di se stessi, ma anche del mondo che ci circonda, degli animali, piante e cose inanimate che fanno parte del mondo che cl è stato consegnat(> per servir/o e custodirlo e conse· gnarlo alle generazioni future con lo stesso atteggiamento con cui consegniamo la Pprola. Davanti al triounale dei nostri figli futuri e al tribunale eli Dio, dobbiamo rispondere non solo della gestione della nostra «immagine e somiglianza» di lui, ma anche dell-.etica delle nostre relazioni e dell'ambiente dove siamo vissuti che, in quell'ora suprema. si ergerà contro di noi per accusarci di essere colpevoli eli assassinio cosmico o per testimoniare a favore di noi per essere stati fedeli servitori e custodi delsiardino con la signorilità eli chi restituisce qualcosa che ha ricevuto in affidamento. • MC l ••ttembre 2005 pagina 49

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