Ul\eroe DOPPIO EROISMO I l regista angolano Ze:zé Gamboa presenta uno spaccato di quello che è li suo paese, in particolare la capitale Luanda, a due anni dalla ftne di una guerra lunghissima e fra1ricida. Un eroe è un film osodaleo, spiega, .perché si interessa di problemi soc.ialiJo e non «di denlll'lda-; vuole inviare un messaggio forte, soprattutto al polltld deU' Angola: 41 potere In carica deve riuscire a dare l'accesso all'acqua e altri servizi di base a tutta la popolazione. Inoltre la reinserzione del combattenti è un dovere dei pohtici~. Vitorio ha passato 15 anni In guerra e ora si ritrova senza una gamba (persa su una mina), senza famiglia né lavoro. Vivacchla neUa luanda del di· sperati, bambini di strada, mutilati, uomini e donne in cerca del parenti dispersi. LuJ è un uomo integro e cerca di reinserirsi nella società. Una notte gli rubano addirittura la protesi. Nel tentati\10 dJ ritrovarla, dopo una serie di Incontri sfortunati, approda In una trasmissione della radio nazionale, a colloquio con li nùnlstro, a rappresentare le altre migliaia di ex combattenti. È con questo mezzo che Il regista manda Il suo messaggio. Secondo Garnboa, Vttorlo è doppiamente eroe: è stato decorato in guerra, e poi qappresenta l molti angolani che si bat· tono tutti l giorni per soprawivere. In Angola c'è gente che vive con meno di un dollaro al giorno. RJusclre a vivere cosl è già talmente difficile, che trovo eroico qualcuno che torna dalla guerra, cerca lavoro, dorme nella strada e nonostante questo conserva una certa integrità: questo è eroismO». L'angolano Zezé Gomboo, J l tema del dopo guerra riguarda la ri- • • j 1t·1 costruzione, non solo delle case, ma [f9'5 ' 0 oe rt m deDe vite umane. •Quello di Vitorio ·conn eroe. tlnua iJ reg1sta- non è solo un caso angolano, ma ha una dimensione universale, può succedere ownque e a chiunque dopo la guerra: la gente è distrutta psicologicamente. È ciò che capita In Cecenia e che capiterà In Iraq, dopo quello che sta succedendoot. Gamboa è partk:o)anneote attento alla problematlca del mutilati di guerra: .Sisogna fare scuole di mestieri, implegarli nei lavori. Anche se sono por· tatorl di handicap possono fare molto per la società. Ci sono molti lavori adatti. Ma Il problema è che la maggioranza di questa gente è partita molto giovane per la guerra e quando ritornano sono già uomini, ma non san· no fare nulla. Bisogna quindi Insegnare loro, dare loro degli strumenti affinché si possano sentire Integrati nella società•. E li primo responsabile di tutto ciò è iJ governo, non gli alutilntemazionall. E a Vltorio capita proprio questo. Dopo la sua trasmissione radiofonlca In cuJ chiede glustlzla e la sua gamba di plastica, il ministro si muove e gli trova un lavoro: diventa addirittura autista. «Questo è un film, una fiction - dice Gamboa •. ln realtà, se avessi fatto un documentarlo, Il protagonista continuerebbe a dormire in strada e non avrebbe la possibilità di lavorare. Con il cinema possiamo anche sognare•. O HEROI, dllu~ Gamboo- Angola 2004 • 97 minuti. campo non erano discriminati. C'è stata una certa presa di coscienza da parte loro. Hanno contribuito allo sviluppo economico del paese. Sono molto considerati nei loro villaggi» spiega il regista, lui stesso figlio di un ex combattente. Il film sembra chiedere giustizia per questi vecchietti, che avolte si incontrano nei villaggi più sperduti, fieri delle loro medaglie sempre attaccate alla casacca. Dossier MC l settembre 2005 pagina 34 «Non è stato mio obiettivo fare del cinema di rivendicazione o di contestazione. Ho voluto, tnnanzitutto, rendere omaggio a questi eroi dell'Africa che, anche se sono stati al servjzio di un'amministrazione coloniale, hanno pure servito cause nobili, come la liberazione della Francia dal nazismo». Kollo Sanou ci ha messo 15 anni a fare questo film; un mese per girarlo. Si è scontrato con il maggior problema del cinema africano: i finanziamenti: «Non è facile trovare i fondi per fare un film. Il Burkina è un po' un'eccezione: abbiamo il Fespaco, le autorità sono disponibili ad appoggiare i nostri progetti. Abbiamo attrezzature professionali, ma i soldi mancano sempre. Negli anni '70 fino al'90, esisteva un fondo di promozione all'attività cinematografica, finanziato con una tassa presa su ogni biglietto venduto. Ora non esiste più. Cerchiamo i soldi al Nord: Unione europea, Governo francese, Agenzia della francofonia, e altre istituzioni. Ma è necessario avere un produtto-, re basato al Nord. Dieci anni fa il produttore gestiva il finanziamento accordato. Talvolta questi fondi subiscono malversazioni: ho conosciuto due casi in cui i soldi sono stati utilizzati in altro modo. Il fatto è che non c'è troppa fiducia nei registi africani. Purtroppo a ragione, talvolta». Adesso le cose stanno un po' cambiando: «Ora éè più fiducia. I finanziatori inviano i soldi direttamente nei nostri paesi. Si sono resi conto che è bene incoraggiare i cineasti in Africa, non solo quelli immigrati». Ntamodou Zerbo, attore burkinabé, protagonista del film Tosumo.
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