Co;)'è ll Fe:Jpaco Il Festival ponofrtoono del cinema e dello televisione di Ouogodougou (Fespoco) nasce nel 1969 nello copilote del Burkina Faso, per lnizlolivo dt un gruppo di cinefili. ~poi istituzionalizzato 117 gennaio 1972 come strutturo pubblico nelt'ambito del ministero burkinabé della Cultura. A partire dolio & edizione divento biennole: un appuntamento fisso dell'utHmo setHmono di febbraio degli anni dispari ~ ti piu lmportonte evento del suo genere sut conhnenle africano. Gli oblettM priooipoli del Fes~vot sono fovonre lo diffusione delleopere delctnemo arncono, permettere contatti escambitra i professionisti del settore e contribuire al progresso eallo solvoguordio del cinema In quanto mezzo di espressione, educo· zlone ecoscientrzzozione. Oltre al festival biennale le altre attlvitò principali sono lo cinemoteco africana (archivio di film, base doli e cinema mobile) e VOiie pubblicaZionisul temo. Il Fespoco organizzo anche il Mica (Mercato inlemoztonole del Ctnemo e dello televisione africani), uno borso diprogrammiaudiovisivi afrtconi e sull'Africo, inconcomitanza con il festival. Le oltre attività sono proiezioni a scopo non lucrotivo nelle zone rurali, In portenarlato con ong (organizzazioni non governativa), associazioni, scuola. Il Fespoco promuove il cinema africano nelle mani - festazionie sedi Internazionali no in tutto 22 asse~nati da istituzioni di ogni genere) tra cui quello dell'Associazione cattolica mondiale per La comunicazione (Signis). ILMAGHREB IN FORZE Ma sui grandi schermi di questa settimana fantastica di Ouagadougou si sono rincorse senza sosta, come di consueto, immagini di realizzatori dell'Africa dell'Ovest (Burkina faso in testa) edel Centro, senza dimenticare il grande contributo del cinema maghrebino (film tunisini, algerini e marocchini sono in cartellone). Di questi uLtimi, ben rappresentati nelle competizioni ufficiali, con 6 lungometraggi e 8 cortometraggi, è Hassan Benjelloum, marocchino, con La camera nera, che si piazza meglio, aggiudicandosi il secondo posto assoluto: Stallone d'argento di Yennenga. Anche in questo caso, il teAlcuni attori converscno nel giardino c/eii'Hotellndependence di Ouagac:lougou: al centro il camerunese Gérarcl Essombe. Donier MC l settembre 2005 poglno 32 ma è quello del dovere della memoria e della riconciliazione. Il contesto sono le repressioni del regime marocchino degli anni '70, sulle quali, oggi, c'è molto dibattito politico nello stesso Marocco. «Abbiamo svolto un'inchiesta, intervistando ex detenuti, ex torturatori, famiglte di detenuti e responsabili del regime dell'epoca. Poi abbiamo fatto un adattamento Libero per il film- spiega il regista -. La reazione del pubblico in Marocco è stata positiva. La nuova generazione è rimasta sorpresa. Ignoravano tutto ciò. Non fa ancora parte della storia ufficiale del paese». E -continua: «Oueste cose sono successe anche in Algeria, Europa, Africa. Esuccedono oggi a deteputi in prigioni segrete del mondo». f un film scottante quello di Benjelloum, ma attuale, «Universale», sottolinea il regista. LA GUERRA, EDOPO? Il conflitto e postconflitto sono altri due temi principali del cinema africano di oggi. Un ottimo esempio è il film dell'angolano Zezé Gamboa, con Un eroe, unica opera Lusofona nella competizione ufficiale, che si aggiudica il premio della migliore immagine (vedi riquadro). Nella luanda del dopo guerra, Vitorio è un militare smobilitato; dopo 15 anni sotto le armi, senza una gamba persa su una mina, si ritrov:a a dormire in strada e nell'infruttuosa ricerca della famiglia dispersa e di un Lavoro. Si muove in una luanda di bambini di strada, di gente disperata alla ricerca dei parenti. «<l mio è un cinema sociale - dice Gamboa -, non necessariamente di denuncia, ma che vuole presentare situazioni reali». Egli vuole suggerire ai politici del suo paese che bisogna fare di più: «la guerra è finita da due anni e il potere deve arrivare a dare alla gente L'accesso all'acqua e altri servizi di base». Edeve fare di tutto per reintegrare i reduci portatori di handicap. «Vitorio è doppiamente eroe: è stato eroe di guerra; ora è eroica la lotta quotidiana per sopravvivere e reinserirsi nella società. la sua storia rappresenta quella di tantissimi angolani di oggi». Gamboa non solo fa riflettere sul malessere che ha portato La guerra nel suo paese, e le guerre in generale, ma cerca di fornire delle piste di soluzioni. La regista burkinabé, fanta Regina Nacro, in La notte deUa verità mette ih scena la propria idea sulla risoluzione dei conflitti (vedi riquadro). In un paese qualsiasi, due etnie dai nomi di fantasia si combattono. Da una parte il presidente, dall'altra il colonnello capo delle forze ribelli. La guerra è stata dura, le atrocità molte. La gente è stanca. I due capi organizzano, allora, un incontro per suggellare la pace. Incontro che avviene in un'unica notte, nella quale il passato recente riaffiora, con storie personali e vendette: la pace sembra compromessa a più riprese. Anche qui è forte il tema della riconciliazione nazionale. Una storia che è un suggerimento perfetto alla vicina Costa d'Avorio, ma calza a pennello anche per il Burundi, ruganda e ogni conflitto che devasta il continente. La giuria è sensibile al tema della pace e Lo notte della verità vince il premio per La miglior sceneggiatura (oltre a un paio di premi speciali).
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=