Missioni Consolata - Settembre 2005

A lessandro e Simona, AJbeno c Sandra, Antonio e GabrieJIa, Manfredo e Alessandra sono seùuti nella grande cucina di uno degli appartamenti dellH <<CO· munirà-famiglia>) Ruah, a U1 Loggia, nella seconda cintura torinese. Tutt'intorno corrono e giocano i lo ro figli. Hanno acquistato una grande cascina e l'hanno ristrutturata con gusto ricavandone alloggi, separati da pone comunicanti, per ogni nucleo familiare. Sono tutti sui 34-35 anni, cordiali, simpatici, colti: uno è laureato in Fisica, l'altra in Lingue straniere, Un numero crescente di famiglie vivono insieme, felici, con sobrietà ein spirito di solidarietà econdivisione: una risposta al bisogno di «umanità»euna sfida controcorrente all 'individualismo, egoismo emode consumistiche. un'altra in LeJ!~e. una fa la grafica pubblicitaria, l'altro l'imprenditore, ecc. E si sforzano ili essere coerenti con i principi evangelici e le sccl rc comunitarie. Stantio insieme a loro s i respira crcativit::•e fraternità, uno stile di vi - tu semplice e rivoluzionario allo stesso tempo. «Abbiamo acquistato la nostra cascina qualche anno fa - racconta Alessandro -in "proprietà indivisa", cioè con la condivisione rorale della casa, dunque anche dei debiti. Volevamo sentirei uniti nella povertà. Siamo quattro famiglie c una suora laica. Ognuno di noi lavora all'esterno, ma passian1o molta parre del tempo libero insieme: ci aiutiamo nella gestione dei fìgli, dell'ono e delle abitazioni, c ci ritroviamo alla sera per la preghiera. Tutti insieme partecipiamo alle spese. Per i bambini, poi, è una ricchezza enorme. Alla base della nostra scelta c'è la fede: ci eravamo conosciuti agli, inconui di Taizé c in parrocchia. E stata una "chiamata'': d accomunava la voglia di aiutarci e di aprire la nostra vi ta a persone con problemi. Uno dei nostri ob iettivi era quello di provare ad awicinare geme che non sarebbe mai entrata in chiesa». «Anche suJ lavo ro cerchiamo di portare concretamente la nostra testimonianza- continua Alberto - c il nostro impegno verso la famiglia e la comunjtà: la fedel tà al Cristo, alla propria moglie o marito e alle scelte di condivisione e solidarietà, sono aspetti fondamentali della nostra quotiilianità.lmportame è anche la sensibilizzazione su rematiche reli - giose, economiche e sociali. Cerchiamo di dimostrare concretamente che un altro modo di vivere è possibile. E rende feli ci». Tra di loro banno deciso di non fa rsi regali: i soldi vengono destinati a progetti di sviluppo. «MICRO» CONTRO «MACRO» Le comunità-famiglia sono in «COntro-tendenza» rispetto all'indi - vidualismo e rappresentano un segnale di cambiamento radicale negli o rientamenti esistenziali di un numero crescente di coppie c di single. È la scelta di un presente e di un futuro più umani e sosten ibili , meno consumistici ed egoistici, lontani dai modelli trendy, quanto fals i e deprimenti, veicolati dalla pubblicità, J ai salotti tv e dai reality show. Elementi base dell'economia comunitaria sono la condivisione dcgli spazi abitativi, della terra d a coltivare (ùalla quale si ricavano ~ùcuni prodotti naturali da portare in tavola), delle spese; la collaborazione nella cura e nell'educazione dei figli; la frugalità; la solidarietà; il rispetto della natura e, per molti, la preghiera. Una versione moderna c non autoritaria della vecchia famiglia patriarcale. Scrive, infatti, Sara Om~1 cini in Le comumtà di/amtglie1 : «Nel passaggio dalla famiglia trad izionale a quella moderna e a quella postindusrriale, la privatizzazione è stata caratterizzata dalla ricerca di un ambito di vita rehuivnmcnte "chiuso" al mondo esterno, in cui promuovere o preservare un particolare stile di vita, prima w un ceto sociale, poi della singola famiglia ... La famiglia patriarcale estesa era in grado di diffondere nel tessuto sociale capacità organizzativa, senso del dovere collettivo, abitudine alla collaborazione e alla solidarietà. Il familismo, invece, impedisce la costruzione di rapporti di fiducia trasparenti e inibisce altre forme di vita associativa... È ovvio che se la famiglia ha mantenuto pochi rapporti con il mondo esterno, nel bisogno non sa a chi rivolgersi e situazion i relativamente difficili s' ingigantiscono, perché la famiglia vive una forte soli tudine>>. Le «macrofamiglie», dunque, rispondono a esigenze eli «unità>>, di ritorno al <<comunitario», di accoglienza. Ma anche di sostegno concreto: i prezzi dei prodotti alimentari che sono saliti alle stelle, il pQ[ere d 'acquisto degli stipendi ormai sempre più debole, la mobilità el'instabilità del mercato del lavoro, l'ascesa senza limiti dei costi degli affitti, le boUette di gas, luce e telefono, un tempo considerati «servizi» ora diventati «beni di lusso)>, e così via, spesso rendono angosciante e precaria la vita dei nuclei familiari, che non hanno più ammortizzatori sociali né sponde a cui aggrapparsi. «Insieme riusciamo ad abbattere le spese - raccontano, infatti, Michele, Vittoria e Luca delia fraternità del Cisv, a Reaglie, nel torinese - e possiamogaranti re la disponibilità a tempo pieno di uno eli noi nelle attività della comunità». La scelta di vivere insieme offre, dunque, quella w tela che lo statO italiano non garantisce più. Si tratta di una tendenza che va di pari passo con una realtà economica, sociale e culturale sempre pitl problematica. Un ritorno all'economia di villaggio, di sussistenza, eli scambio. Il «micro» contro il «macro>) della globalizzazione neoliberista che affama e amplia il divario tra il ricchissimo e il poverissimo e annulla. depauperandoli, i ceri mcdi. «Ciò che stanno tentando di fare le comunità di famiglie è analogo a quanto fecero le comunità monastiMC l ••ttembre 2005 pagina 11

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