Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

Stop all'e:)odo N onostante le rimesse in dollari che gli emigrati inviano al paese di origine, l'emigrazione costituisce un forte impoverimento per la nazione. In El Salvador la gravità è doppia, poiché provoca lo spopolamento della campagna, primo anello della catena del depauperamento demografico e delle forze produttive del paese. Come frenare tale esodo? Hugo Flores, direttore dell'Associazione per la cooperazione e lo sviluppo comunitario di El Salvador (Cordes) racconta un'esperienza significativa e innovativa realizzata nel municipio di Tecoluca, con cui la sua organizzazione è riuscita a frenare tale emorragia migratoria dalla campagna alla città. «Un anno fa, abbiamo fatto uno studio per scoprire le cause e l'intensità dei flussi di emigrazione dalle zone rurali di El Salvador. La conclusione è stata che, nel nord del paese, nel municipio di Tecoluca, i flussi di emigrazione verso le città e poi verso t'estero, comparati con altri municipi, sono relativamente più bassi. In questo municipio avevamo lavorato in stretta collaborazione con l'amministrazione comunale e altre istituzioni, promuovendo una serie di iniziative economiche e produttive di ampio respiro, come il miglioramento delle infrastrutture, introduzione dell'acqua potabile e dell'energia elettrica. Queste iniziative, che includevano la partecipazione popolare, hanno cominciato subito a dare frutti: la popolazione di questo municipio non desidera più emigrare. È evidente che la gente emigra solo se vi è costretta dalla povertà; ma rimane nella propria terra se viene offerta la possibilità di lavoro e di guadagno per sopravvivere dignitosamente. Abbiamo quindi formulato una proposta incentrata sull'incremento dello sviluppo nel settore rurale dell'agricoltura e allevamento. Prima, però, abbiamo dovuto garantire le risorse necessarie, garanzie minime che negli ultimi 10 anni erano venute meno, a causa del modello neoliberale imposto dal governo. In tale processo, infatti, sono state soppresse e smantellate le strutture statali che sostenevano il settore agricolo e di allevamento: la banca agraria è stata privatizzata; il Ministero d'agricoltura e allevamento depotenziato; l'istituto per la creazione e mantenimento dei canali di commercializzazione è stato ridotto all'impotenza. Banche, ministeri e istituzioni varie sono rimaste senza risorse e nell'incapacità di promuovere sviluppo nel settore rurale; in questo modo la povertà si è generalizzata, fino a travolgere il970fo della gente che ancora abita in campagna. Nell'implementare i sistemi di produzione cerchiamo di coinvolgere la gente e sviluppare il concetto di sostenibilità. Questa viene declinata attraverso progetti che rispettino l'ambiente, con iniziative che generino impiego, garantiscano la sicurezza alimentare e assicurino un guadagno alle famiglie coinvolte nei progetti . Questo modello partecipativo contribuisce a fermare la povertà nella campagna e quindi l'emigrazione e tutti i mali ad essa collegati; inoltre preserva e conserva le risorse naturali, che in questo paese sono state depredate negli ultimi anni proprio a causa della diffusione della povertà. Ma tale modello di sviluppo sostenibile deve essere implementato a livello statale, perché i cambiamenti siano concreti e a lungo termine. Nel nostro paese, purtroppo, lo stato si disimpegna completamente e lascia che la situazione degeneri, mentre si è impegnato a firmare un trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, che produrrà benefici solo per questi ultimi e aggraverà la situazione della campagna di El Salvador». ciali e culturali, che sono quelli più calpestati. Certo, rispetto al periodo del conflitto armato e immediatamente dopo la firma degli accordi di pace, i dirirti umani vengono violati in minore misura, ma continuano a essere ancora a rischio. La "PoliMC l luglio-ago1to 2005 pagina 60 J . C. Bontno zia nazionale civile", per esempio, sorta dagli accordi di pace, defrauda le aspettative e speranze dei salvadoregnj, commettendo abusi, torture, minacce di morte ai civili. Un comportamento che ubbidisce a una politica di stato: serve strategicamente a garantire la sicurezza di quei settori della società economicamente benestanti, che hanno in mano il potere e che lo utilizzano contro i poveri». PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ Uno dei fenomeni sociali più importanti e drammatici di El Salvador è quello dell'emigrazione. Il problema investe la storia contemporanea di tutta l'America Latina in generale, ma riguarda in modo particolare i paesi del Centro America. U grande flusso migratorio dall'America Centrale verso gli Stati Uniti si spiega, da un lato, per la vicinanza geografica e, dall'altro, per il fatto che tutti i paesi ceotroamericani, tranne il Costa R.ica e in parte il Panama, appartengono ormai al «quarto mondo», secondo la definizione del sociologo francese SergeLatouche. Tra i paesi dell 'America Centrale, El Salvador è l'unico ad avere un quarto della sua popolazione residente negli Stati Uniti , prevalentemente concentrata a Los Angeles e NewYork1 dove abita più di un milione, metà dei salvadoregni che vivono negli Usa. Io questo flusso migratorio verso gli Stati Uniti, i più vulnerabili sono i salvadoregni che emigrano per via terra e in maniera illegale. Essi sono costretti a emigrare perché divenuti oggetto dell'ingiustizia sociale nel loro paese. Nell'ultimo decennio, infatti, in El Salvador il divario tra ricchi e poveri è aumentato di ben 24 volte. Ciò significa che il20% delle famiglie più povere di questo paese partecipa alla ricchezza nazionale per un misero 2,4% (famiglie intere che vivono con meno di un dollaro al giorno); mentre il 20% delle famiglie fÌÙ ricche si appropria del 58,3 Yo della ricchezza nazionale. È questa ingiustizia a spingere i salvadoregni a imboccare la strada dell'emigrazione, un autentico calvario, in cui devono subire maltrattamenti , da parte delle autorità migratorie nei paesi eli transito, e i continui inganni dei coyotes, come vengono chiamati gli individui che trasportano illegalmente le persone attraversando Guatemala e Messico e le frontiere de~ Stati Uniti. Soprusi e angherie non finiscono

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