perduto la sua arma essenziale: l'indipendenza totale. n Comitato comprendeva (nel1911) 43 membri di 31 nazioni diverse. Tuni o quasi erano degli sportivi nel vero senso della parola, rispondenti alla formula che avevo individuato fin da principio: uomini abbastanza competenti da poter approfondire delle questioni tecniche specifiche, ma non schiavi di qualsiasi specialismo esclusivo; uomini di esperienza internazionale, che permettesse loro di non essere dominati da pregiudizi nazionali nel risolvere qualunque questione; uomini, infine, capaci a tener testa ai gruppi tecnici e di sottrarsi a ogni tlpo di dipendenza rispetto a quelli». Inoltre, tutti i membri del Cio dovevano autofmanziarsi, mentre lo stesso de Coubertin pensava alle modiche spese generali del Comitato. L a prima guerra mondiale (1915-18) paralizzò anche le olimpiadi, inno alla pace tra i popoli. Solo nel1920 si vide sventolare la bandiera olimpica ad Aversa. Pierre de Coubertin, che aveva sempre cercato per il grande evento sportivo una formula di preghiera laica nel rispetto delle diverse culture, commenta: «Ad Aversa niente messa, nessun intervento sacerdotale sull'altare. n D~rofundis, inno del ricordo, in memoria dei caduti de · ultimi quattro anni (la lista degli olimpici era terribi ente lunga) e il Te Deum, inno del successo e della speranza; inni laici si potrebbe diMC l luglio-agosto 2005 pagina 56 re, che si prestavano a belle interpretazioni musicali»; e prosegue: «Nel 1924 a Parigi, il mattino a Notre Dame c'era stata una cerimonia come quella di Aversa, la cui austera "neutralità" aveva assunto un'impressionante maestosità in quella cornice unica». Tra gli amici e preziosi colleghi, de Coubertin ricorda con simpatia due sacerdoti, padre Didon del Collegio di Arcueil, ispiratore del motto olimpico citius, a/tius, /orti'us (più veloce~ più in alto, più forte), e il reverendo de Courcy Laffan, preside del collegio di Chelthenarn e rappresentante del collegio dei presidi inglesi, conosciuto nell897 al Congresso di Le Havre e divenuto subito stimato membro del Cio. Sempre acuto nelle sue analisi, il pedagogista sportivo ha lasciato pensieri e riflessioni, degnj di seria meditazione. «Musica e sport sono sempre stati per me i mi - gliori "isolatoci", i più fecondi strumenti di riflessione e visione, come pure possenti incitatori alla perseveranza e,_per così dire, "massaggi della volontà"... Se fortifica, allo stesso modo lo sport calma, purché rimanga un coadiuvante, non divenga un fine ossessivo, esso sa produrre l'ordine e schiarire il pensiero... L'allenamento normale può essere puramente fisico e condurre alla sola resistenza, ma può anche contribuire al progresso morale, con lo sviluppo della volontà». Infine, con molta chiarezza, già nel1894, Pierre de Coubertin prevedeva l'uso nel bene e nel male che si può fare dello sport, scrivendo: «L'atletismo può suscitare le passioni pii1 nobili come le più vili; può sviluppare il disinteresse e il sentimento dell'onore come ]'amore del guadagno, può essere cavalleresco o corrotto, virile o bestiale; infine può essere usato per consolidare la pace cosl come per preparare la guerra. Ora la nobiltà dei sentimenti, il culto del disinteresse e dell'ono· re, lo spirito cavalleresco, l'energia virile e la pace sono i bisogni primari delle democrazie moderne, siano esse repubblicane o monarchiche>>. • Silvano BoHignole LO SPOKT08 VALORI Brodipohbri 2005, pog. 224, € l5,00 Lo sport propone ancora dei valori? A questa ealtre domandehanno risposto 600 dirigenti, atleti di 111 società sportive collegate alla diocesi di Torino, di - venendo anori di una ricerca sociologica che racconta origi· ni e sviluppo delle stesse so· cietà insieme ad avventure edisavventure di bambini, ragazzi e adulti che si cimentano nei diversi campi dello sport organizzato. La conclusione è che, nonostante runo, nello sport amatoriale si crede ancora in ceni valori che vengono trasmessi nella vita di tutti i giorni.
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