Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

ne, dato che nessuno ha più il potere di paralizzarle con la paura. A conferma di tale verità, la stessa leader birmana cita spesso un episodio vissuto da lei e un gruppo di membri del suo partito: mentre passavano di fronte a un drappello di soldati, questi intimarono loro di fermarsi, senz'altra ragione se non quella di molesta& Gli esponenti della Nld rifiutarono di fermarsi e i soldati non ebbero il coraggio di sparare su persone inermi. Atti di coraggio come questo ri - flettono la profonda serenità spirituale e l'identificazione delle idee politiche con le convinzioni religiose, elementi cari a Gandhi e ad altri combattenti non violenti. Questa fi . losofia incoraggia la creazione di un «popolo nuovo», che rifiuta la scelta di soluzioni violente dei conflitti. n più delle volte, le rivoluzioni armate sfociano in governi che, essendo formati da persone cresciute in condizioni repressive e di paura, perpetrano a loro volta gli errori dei regimi a cui si sostituiscono. La Nld è cosciente del fatto che quando in Birmania sarà fmalmente instaurato un regime democratico, sarà necessario sviluppare un processo attivo di riconciliazione nazionale, per evitare che parte della popolazione, lungamente vessata dal regime al potere, abbia la tentazione, se non addirittura la determinazione, di vendicarsi dei tanti abusi subiti. BISOGNO DI SPERANZA Esiste un'altra nazione dove si sta svolgendo una lana simile: il Tibet. Ma mentre la situazione tibetana è abbastanza conosciuta, grazie anche agli sforzi di politici e personalità del mondo dello spettacolo,la Birmania non ha una stella di Hollywood che MC / l119lio-agosto 2005 pogina 52 Accofl_lienze a San Suu Kyi in vis1ta ad alcuni villogg1. A sinistra, scorcio dello città di Rongoon. perori la sua causa. n silenziopiù assoluto copre, a livello mondiale, i soprusi, violazioni di diritti umani, uso del lavoro forzato e minorile, profitti incassati dal governo con il traffico di droga, campagne di pulizia emica... che affliggono la Birmania e sulla lotta non violenta che si oppone a tutte queste aberrazioni. n giorno che perderemo il Tibet e la Birmania, perderemo i due esempi più significativi al mondo di nonviolenza. Dobbiamo dare speranza alla Birmania. In questo particolare momento storico, noi occidentali possiamo impararemolto da questa lotta. Alcuni avvenimenti recenti hanno fatto sì che si incrementasse nei paesi industrializzati l'uso del sistema del <<governare con La paura». L'll settembre e altri attentati terroristici, hanno innescato nella gente il timore di vivere in un mondo apparentemente pericoloso. I governi hanno pilotato La paura a loro vantaggio, iniziando guerre con falsi pretesti, diminuendo la tutela dei diritti umani. Similmente, la paura di perdere il nostro stile di vita benestante ha incoraggiato l'applicazione di leggi economiche basate puramente sulla predominanza del profitto invece che sulla ripartizione delle ricchezze in modo giusto ed equo per rutti. La teoria della <<libertà dalla paura» ha molto da insegnarei; la sua applicazione va ben al di là di nuove opportunità democratiche per la Birmania e il Tibet. Abbiamo tutti bisogno di questa liberazione, se vogliamo perseguire il sogno di un mondo migliore. Di conseguenza, appoggiare la rivoluzione spirituale in Birmania implica qualcosa di più del dare un supporto politico a un paese tiranneggiato da un regime brutale. Appoggiare la causa birmana significa instaurare un cambia-

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