Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2005

ANGELI CUSTODI AsnaD MmEMA è nata In Olanda 38 anrù fa. Sposata con U milanese Franco Paganini, madre di 4 figli, medico dal 1992, con un corso dJ fonnazlo.. ne per lavorare negli ospedali rurali del Sud del mondo, è tn Zambia dal settembre 2003, dopo una precedente esperienza nel 1995. Conta dJ fermarsi nel paese per 2-3 anni. Un bell'impegno per una madre di quattro figli. «Ancora prima dJ scegliere di fare medicina, sapevo dJ voler andare nel Sud del mondo. L'ho messo subito In chiaro quando ho Incontrato mio marito. E lui mi ha capito. Al ftgll qualche volta mancano l'Italia, l nonni, la televisione... ma si sono Integrati bene. Vanno a scuola con l ragazzi del posto, hanno l loro amici». Cosa significa essere medico In un paese del Sud del mondo? «MM piace molto IJ mio lavoro e sono convinta dJ essere molto più utile qui che In Europa. È dura, perché il carico di lavoro è enorme. Siamo solo due medk:l neJJ'ospedale e facciamo un po' dJ tutto, dalla logistlca alla contabilità. Poi c'è l'aspetto psicologico. Cl sono situazioni per le quali non ti senti all'altezza. Vedi persone che muoiono quando sal che In altri paesi sl potrebbe salvarle. Allora ti senti addosso una grande responsabilità. A volte ti scoraggi, perché mancano i mezzi; tante voltemi è captta1o dJ piangere perché non ce l' ho fatta. A forza di rapportarsl alla morte, si diventa più duri, più dnid. Altrimenti non si potrebbe continuare a lavorare. Ma se uno scegiJe medicina, dovrebbevenire qui a svolgere li suo lavoro. Qui se non cl sei tu, non c'è nessun alt;ro... Suoa ~ Dll.vcA è In Zamb\a da 44 anrù. È arrivata nel febbraio 1960 quando al/eVa appena 19 anni. ~ origlnarla di San Opriano d'Aversa (CE) e dal 1958 appartiene alla congregazione delle suore francescane missionarie di Ass:tsl. Partita da Venezia In navecon due consorelle, è giunta a Betra In Mozambico dopo 19 giorni di navigazione. Un viaggio lungo e dlsage. vole e pochissime tnfonnazioni sulla destinaz.ione. L'impatto con l'Africa è stato duro? •Non conoscevamo la lingua; eravamo In una casetta nella foresta, senza Ju.. ce, con pocb1 farmaci e tan1isslma gente che veniva a farsi curare. DI gioTno eravamo tnfernWere e di notte sarte, per vestire l bambini, quasi tutti nudi. Ci sono stati anche momenti brutti. ln un periodo Yenlvamo continuamente attaccate: rubavano, cl tagliavano l fUI del telefono... Quella volta ho rischlato l'esaurimento e sono tornata ln Italia per un po'. In Italia ho avuto un Incidente gravissimo: quattro mesi dJ ospedale e W1 anno per riprendermi. MI sconsigliavano di tornare In Africa. ma questa è La mia casa-. Grazie al diploma di Infermiera, dal 1995 suor EgldJa gestisce l'unico ospedale ortopedico dello Zambia, che st trova nella capitale. .Quando mi sono ripresadall'Incidente, sono ripartita. Arrivata qui, ha cominciato a farsi strada l'Idea dell'ospedale. Abblalno acquiStato un edificio dell'ex presidente Kaunda e poi, un po' alla volta, l'abbiamo fa1to rlstnrtturare.l.e prime operazioni J medici le facevano In glnocchio, per terra. Poi le cose sono nUgllo. rate. Abbiamo avuto molti contributi dall'estero-. Una vita lontana dal paese di origine e dai propri cari, mai pentita? «Ora che sono anziana (64 anni, ndr) sento di più la fatica, ma non mi sono mal pentita della scelta. Quando ho deciso di partire a\.'e\10 19 anni e l miei genitori non erano d 'accordo. Il distacco è stato difficile; ero molto legata a manuna e papà. Quando la nave si è staccata dal porto sembrava che mJ st spezzasse d cuore. Mio padre mi guardava tmptetrito. Poi, nel tempo, è passata. Ho trascorso quasi tutta la vtta In Zambia, con tanta soddisfazione. anche perché la gente ml ha sempre voluto bene. Questo ospedale è tutta la mia vita». da Hiv, si è certi di accedere al programma nazionale almeno per la cura della Tbc. AUe carenze dello stato tentano di supplire le organizzazioni di volontariato e i missionari. Si occupano degli orfani, organiuano scuole comunitarie per garantire l'istruzione di base, aprono ospedali, promuovoDoni..- MC / lugllo-ogosto 2005 pagina 38 Ro.Go. no campagne di informazione contro l'Hiv, sostengono i care giver, i volontari locali che 2-3 volte a settimana percorrono chilometri a piedi per dare assistenza a domicilio ai malati cronici. Per fortuna la Zambia ha i suoi angeli custodi (vedi riquadro). Ne abbiamo incontrati due: Astrid Paganini e suor Egidia Di Luca, francescana missionaria, infermiera, presente dal1960. Suor Egidia è la responsabile dell'unico ospedale ortopedico, situato nella capitale Lusaka. «Abbiamo cominciato nel '95 con 6 posti letto: ora sono 40 - spiega -. Oal1995 a giugno 2004, sono state effettuate 5.500 operazioni. Ai malati diamo cibo e assistenza, a volte anche il trasporto per riportarli a casa. Per i bambini è tutto gratuito. Facciamo anche le protesi». Astrid, medico, presente dal2003 con il marito e i quattro figli, lavora volontariamente nell'ospedale distrettuale governativo di Kafue, a un'ora di strada da Lusaka. Le domandiamo come si difende il paese dall'Aids. «Si promuovono molte campagne di sensibilizzazione, anche le strade sono piene di cartelli informativi, ma non è facile, perché prima di tutto si tratta di un problema culturale. La gente sa che può evitare il contagio con il preservativo, ma lo usa troppo poco. Innanzitutto, perché impedisce la procreazione. Poi perché è difficile associare un atto con una malattia, che magari si manifesta molti anni dopo. Le conseguenze non sono imme-

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